guerra ucraina grande

L'invasione russa dell’Ucraina è iniziata, e aveva dunque ragione Biden. I sicofanti del dittatore russo che dicevano che Biden esagerava facevano gratis un lavoro per cui persone più capaci vengono pagate: gli agit prop di un regime assassino. Visto che dell'Ucraina importa poco a tutti, tranne agli ucraini e ai russi, temo che la reazione occidentale rimarrà formale: sanzioni – palesemente inefficaci anche con paesi molto più piccoli della Russia – e dichiarazioni pubbliche. E ci sono pressioni per non fare neanche questo.

Si potrebbe aiutare gli ucraini fornendo loro armi antiaeree e anticarro: almeno parleremmo un linguaggio comprensibile a Mosca. Purtroppo per gli ucraini probabilmente non accadrà. Ciò non eliminerebbe la disparità di preparazione militare tra i due paesi, soprattutto in campo aereo: potrebbe però portare ad un conflitto di attrito che causerebbe a Mosca seri problemi, un po’ come l’Afghanistan negli anni ’80. Sappiamo del resto dal conflitto in Cecenia (o, meglio, da tutta la storia russa), che i russi non si fanno problemi con massacri ed eccidi.

Ci sono alcune cose che è necessario fare.

1. Aumentare la presenza militare in tutti i paesi NATO/UE per prevenire azioni russe, mettendo fanteria, corazzati, caccia, sistemi antimissile, navi, basi, etc. dalla Svezia alla Bulgaria. I russi devono capire che ad ogni aggressione corrisponde una reazione. La presenza militare NATO aumenterebbe anche la possibilità che interventi russi uccidano militari di tutti i paesi NATO, rendendo più facile una reazione.

2. Ridurre la dipendenza energetica da Mosca, con diversificazione delle fonti di idrocarburi, più pipeline e rigassificatori, più centrali nucleari, più energie alternative, maggiori scorte strategiche, maggiore efficienza energetica, maggiore produzione di idrocarburi. Alcune di queste opzioni sono irrealistiche, molte richiedono diversi anni, ma l’importante è dipendere il meno possibile dal satrapo russo. Sarebbe bello se la Germania ad esempio la smettesse di dismettere centrali nucleari funzionanti.

3. Introdurre sanzioni pesanti sia contro i membri del regime russo, sia contro l’economia russa. Ciò è reso difficile dalla nostra dipendenza energetica, ma è possibile impoverire l’economia russa e rendere la vita difficile ai membri della sua classe dirigente.

4. Aumentare le spese militari. La Russia è un nano demografico ed economico, ed è facile vincere una corsa agli armamenti, come accaduto negli anni ‘80. La prontezza dell’apparato militare è fondamentale per prevenire attacchi: dopo che la guerra è iniziata è troppo tardi per pensare a nuovi armamenti.

5. Agire in maniera proattiva contro attacchi non convenzionali, ad esempio rispondendo ai cyberattacchi con altri cyberattacchi. La Russia ha già attaccato paesi NATO in passato (Estonia), quindi bisogna imparare a rispondere sistematicamente. I cyberattacchi implicano anche delle cyberdifese, e ciò implica maggiori investimenti in campo militare anche in campi non convenzionali.

6. Finanziare, addestrare e armare i nemici di Mosca e dei suoi sgherri, ad esempio la Bielorussia o la Siria, e supportare attivamente gli oppositori di questi regimi. Il sistema politico russo è dispotico e basato sul terrore, e così sono i suoi satelliti. È relativamente facile costringerli sulla difensiva e causare scontento. Ciò che la Russia fa con la propaganda e le menzogne, possiamo farlo anche noi. Ciò che la Russia fa con le forniture militari (ad esempio ai “ribelli” del Donbass) possiamo farlo anche noi.

7. Contrastare le ideologie che indeboliscono l'Occidente (il cospirazionismo QAnon, gli AntiFa, le parti violente di BLM, la cultura woke, l’ambientalismo radicale, il pacifismo a senso unico). I Democratici americani hanno speso più tempo e risorse a combattere Trump che a contrastare Putin, e Trump di recente si è mostrato soddisfatto della dimostrazione di debolezza di Biden, colpevole (finora) di non aver fatto nulla contro il “genio” di Putin: la politica estera è ancora vista come un modo per ottenere consensi interni, anziché come un’occasione di unirsi. Lo stesso vale in Europa: gli europeisti che odiano la Gran Bretagna quanto la Russia, perché ha osato uscire dall’UE, sono sciovinisti che danneggiano la coesione europea contro l’aggressione russa. E certo non hanno aiutato le continue pressioni di Bruxelles su Ungheria e Polonia.

8. La presenza NATO/UE è l'unica garanzia contro la barbarie russa: assicura libertà, diritti, democrazia, prosperità, e contrasta repressione, dittatura, corruzione, asservimento. L’espansione della NATO a Est è stata la più grande conquista di civiltà dopo la caduta del Nazismo, liberando decine di milioni di persone dalla barbarie. Dire che l’espansione è stata aggressiva, è come dire che il Codice Penale è aggressivo contro gli assassini perché vieta l’omicidio.

9. Le conquiste della civiltà sono garantite dalla forza militare, e non sono “diritti” da dare per scontati: contro la Germania Nazista, contro la Russia Sovietica, e ora contro l’attuale regime russo. Senza armi non c’è pace, ma servitù. La forza militare è fondamentale per garantire ciò che vale la pena difendere.

10. Chiarire che ogni attacco all'interesse NATO/UE è da considerarsi un attacco militare (ad esempio, bombardare pipeline del gas come accadde in Georgia nel 2008). Dato che creare alternative alla Russia implica aumentare la dipendenza dall’Asia Centrale, purtroppo più vicino alla Russia che all’Europa, l’Occidente deve ampliare la capacità di proiettare forza nel Mar Nero e nel Mar Caspio per difendere alleati strategici. Ciò implica che Mosca ha le mani sui rubinetti, e per difenderli occorre avere la capacità e la volontà di portare una guerra convenzionale a migliaia di chilometri dall’Europa.

11. Promettere interventi anche non convenzionali in caso di aggressioni russe, ad esempio finanziando, armando e addestrando i suoi nemici. Purtroppo né le armi nucleari né la guerra convenzionale sono minacce credibili, ma la destabilizzazione politica, il rafforzamento dei nemici della Russia, e le sanzioni economico-finanziarie possono esserlo. In ogni caso, una minaccia non credibile è un incentivo a farsi aggredire, quindi occorre rendere credibile ogni forma di intervento, proprio per non averne bisogno.

12. Non fidarsi delle parole. La politica russa si basa sull’interiorizzazione e l’uso spudorato della menzogna: mentire è un modo per sopravvivere all’apparato repressivo, notava già Custine ad inizio Ottocento. I russi capiscono solo i rapporti di forza, e la diplomazia non ha alcuna importanza.

Il problema più grande è la dipendenza dal gas russo, e la fragilità delle pipeline in Asia Centrale. È stupido cercare di avvicinare paesi parlando vacuamente di ingresso nell'UE o nella NATO, quando non si ha la voglia di estendere subito la protezione militare a questi paesi. La politica non si fa con le chiacchiere, ma con le azioni, e la credibilità è tutto. Ovviamente l’improbabile ingresso ucraino nella NATO è stato soltanto un pretesto per la Russia, dato che si parla di annettere almeno parti dell’Ucraina dalla sua indipendenza (ne parlava Huntington in “Who Are We?” nel 2004, citando alti militari russi).

La Russia, sul piano convenzionale, è un bluff. Tecnologicamente, demograficamente ed economicamente non è un nemico credibile: né l’Unione Sovietica, né la Germania Nazista, né la Cina odierna. È una potenza nucleare, e ha molte risorse naturali, usate come strumento politico. Come tutti i bulli, ha bisogno di essere contenuta tramite la minaccia dell’uso della forza, e l’unico freno alle sue ambizioni è una forza superiore. È lecito avere paura della guerra, ma è proprio la paura che rende forti i bulli.

Esiste infine il discorso del legame tra l’Ucraina e Taiwan, entrambi paesi minacciati da potenze autoritarie. Taiwan ha due fortune che l’Ucraina non ha: è necessario per contenere la Cina nel Mare Cinese, e possiede tecnologie che sarebbe pericoloso finissero in mani cinesi. Mentre l’Ucraina è un problema degli ucraini, Taiwan sarebbe un problema globale. Ciononostante, l’unica deterrenza possibile è, in entrambe i casi, la credibilità: si vis pacem, para bellum.