piemonte grande

Il Piemonte nel primo ventennio degli anni Duemila ha attraversato (e sta tuttora attraversando) una profonda trasformazione dal punto di vista sociale ed economico. I motivi sono da ricercare nella pesante crisi economica dei settori automobilistico e tessile, dove le grandi imprese, pur ad elevata internazionalizzazione, specializzate in settori a medio-alta tecnologia, e propense agli investimenti in ricerca e sviluppo, hanno dovuto subire una serie ristrutturazioni, delocalizzazioni, pesanti riduzioni delle esportazioni e perdite consistenti di quote di mercato nazionale.

I tradizionali centri urbani con caratteri industriali sono stati pienamente investiti da varie fasi di crisi, mentre le aree attualmente più dinamiche sono zone un tempo agricole e periurbane dove il tessuto di piccola e media impresa (anche in forma distrettuale), spesso legato al settore alimentare, ha segnato i maggiori trend di sviluppo.

Il territorio piemontese passa dunque da uno schema centro-periferia a una geografia progressivamente policentrica, nella quale è possibile individuare sistemi insediativi diffusi con nette differenze nella base economica e nella struttura sociale. L’armatura urbana regionale appare oggi decisamente ristrutturata, ruoli e funzioni sono stati riassegnati, i rapporti fra i centri cittadini sono mutati. Soprattutto nella parte meridionale del Piemonte si manifesta un progressivo rafforzamento di nuclei abitativi di livello sub-regionale di tipo policentrico, che trae origine da un ampio tessuto di centri minori.

La grande impresa della «città dopo Ford» ha reso la propria organizzazione più flessibile e soprattutto si è strutturata in un policentrismo articolato per sistemi locali. Queste aree sono le più dinamiche della regione: la trasformazione della base agricola tradizionale in un’agricoltura specializzata e tecnologicamente avanzata si coniuga con lo sviluppo di un settore industriale e di piccola e media impresa strettamente correlato alle produzioni e alle risorse locali.

Il capoluogo, dal canto suo, sta affrontando una difficile evoluzione verso un’economia diversificata, dove la presenza (e il rinnovamento) dell’industria automobilistica convive con un progressivo orientamento delle attività produttive verso i settori del turismo, tempo libero, della cultura, della formazione e dell’innovazione. Permane però la necessità di nuove iniziative e politiche in termini di rilancio turistico, di ridefinizione di immagine, di valorizzazione attiva delle risorse ambientali. La questione della logistica e delle infrastrutture sta assumendo un ruolo sempre più nevralgico, in termini sia di aspettative legate alla dibattuta questione dell’alta velocità ferroviaria, sia di opportunità legate alla sempre più marcata caratterizzazione del basso Piemonte come nodo logistico e intermodale di primaria importanza nell’ambito del Nord-Ovest.

Il panorama emergente in campo economico è caratterizzato da un numero crescente di aziende nel settore ICT, spesso di piccole dimensioni, in grado di produrre servizi e prodotti innovativi, verso le quali negli ultimi anni sono stati destinati consistenti investimenti pubblici e privati. Parallelamente, nell’ultimo ventennio l’indotto del settore automobilistico è apparso più autonomo, ha saputo conquistarsi spazi rilevanti all’estero con processi crescenti di internazionalizzazione, per cui la diminuzione dell’attività ex Fiat ha colpito solo in parte il resto della filiera, ma con ritardi nel comprendere come il settore non avrebbe più avuto un ruolo nevralgico nell’economia regionale.

Nel campo delle politiche urbane, i processi di riconversione produttiva hanno coinvolto una pluralità di aree dove sono state sperimentate forme innovative di recupero e rigenerazione urbana, mediante modalità partenariali, programmi complessi, fondi ministeriali ed europei. A Torino particolare attenzione è stata dedicata, nei primi anni duemila, al processo di marketing territoriale, come sostegno e guida alla fase di transizione. Ma sembrano passati i fasti e gli effettivi dell’evento olimpico del 2006 e il capoluogo piemontese sembra avvolto in un clima di smarrimento e destabilizzazione. In termini di rilancio turistico, di ridefinizione di immagine, di valorizzazione attiva delle risorse culturali c’è ancora molto da fare.

Infine, la questione demografica che investe in modo pesantemente Torino, una spia di di diversi fattori di crisi e di una transizione post industriale che continua.