Pannella hashish

Ho firmato grazie allo Spid le richieste di referendum sull'eutanasia legale e quello sulla legalizzazione della cannabis. Al di là del merito (per me l'eutanasia e l'uso di cannabis sono "liberalizzate" oggi, nell'arbitrio generato da un falso proibizionismo, proprio a causa dell'assenza di una disciplina che "legalizzi", cioè disciplini, i fenomeni senza criminalizzarli) nel metodo, la "firma on line" è una grande cosa: responsabilizza i cittadini senza costringerli a fatiche burocratiche inutili e ostruzionistiche.

Il Parlamento, la politica partitica, ha tutto da guadagnarci: l'immobilismo dettato da veti incrociati, da interessi opachi, da titubanze ideologiche, è superato grazie all'iniziativa dei cittadini, secondo Costituzione. La "provocazione" democratica e nonviolenta dei referendum - vera espressione non della demagogia populista (che preferisce la ricapitolazione sul leader carismatico) ma della omnicrazia, del potere di tutti cioè, che sorge dalla legge e dalle procedure del sistema liberale - ha la forza di spingere la Rappresentanza a un atto di orgoglio, ad assumersi il compito di legiferare, finalmente, in materia. Il dibattito pubblico, lo scambio di opinioni, il confronto ideale, la complessità emergente nella dialettica tra "diversi", che i referendum generano, non può che arricchire la qualità della democrazia italiana, spinta dalle avanguardie di una società sempre più "aperta", sempre più consapevole.

Se ciò non sarà, se i Partiti continueranno nella loro colpevole abdicazione di responsabilità, toccherà ai cittadini "decidere" e fornire l'indirizzo politico. In tal senso, i "maestri" di tale metodo coinvolgente e plurale, di questa politica davvero "Liberale" - cioè fondata sulla responsabilità di coscienza dei singoli cittadini, sulla loro "scelta" e non sull' obbligo o divieto prodotto da una sola fonte culturale/spirituale - sono senz'altro Aldo Capitini (l'ideatore insieme a Calogero del movimento liberalsocialista) e Marco Pannella, il leader storico del Partito radicale.

In entrambi si scorge (va bene per loro l'uso di un presente che supera la morte, appunto, nella "compresenza" dell'impegno di compagni e amici in questa o migliore vita) l'identico impulso religioso, l'identico motivo spirituale: è la "prassi mistica" di un lavoro politico che ha la persona (con i suoi diritti, doveri, limiti, errori, sogni, incubi, speranze, altezze e bassezze) al centro e l'autorità costituita sempre in secondo piano, sempre "condizionata" dal libero evolversi sociale, dall'emergenza contingente di nuovi problemi, di nuove domande.

Contro la "cristallizzazione" e sclerotizzazione del potere, contro ogni tempio divenuto "mercato" funzionale agli interessi di pochi, l'Idealismo riformista che tutela l'emarginato, il povero senza mezzi, l'escluso, si apparenta con il meglio del pensiero cristiano. Anche per questo, da posizioni orgogliosamente "cattolico democratiche", sono contento, con le mie "firme", di aver dato un contributo al progresso civile italiano.

Ogni tentativo - e in molti politici la tentazione c'è - di correre ai ripari, di limitare questi percorsi democratici, di "chiudere" invece che "aprire" e sollecitare il pubblico dibattito, mi sembrano non solo inopportuni ma, appunto, nefasti e illiberali.
Così, alcuni vorrebbero ora rendere più "difficile" firmare on line per i referendum, vorrebbero limitare lo Spid, alzare a 800.000 le firme necessarie, burocratizzare l'accesso alla piattaforma digitale. Ciò che si muove dietro queste proposte è, ovviamente, la paura e non il coraggio, la tutela di uno status quo che è funzionale ad anestetizzare la politica italiana.

Non per nulla, sono stati proprio i giovani ad accogliere queste nuove modalità di partecipazione, a firmare e a sviluppare queste nuove "forme" di cittadinanza attiva. A riprova che la "buona politica" non è fuori moda, non è roba stantia, non è davvero sostituibile con i giochi di Palazzo e le trite liturgie delle élite al potere.