Perché l'Ordine dei Giornalisti organizza le conferenze stampa del Governo?
Istituzioni ed economia
Durante la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente dell'Ordine dei Giornalisti Carlo Verna ha tolto la parola alla giornalista Claudia Fusani, che, dopo aver posto la sua domanda, stava interloquendo con il presidente del Consiglio.
Interrompendo Fusani, Verna ha affermato: "intervengo io, perché sono un fanatico dell'articolo 3 della Costituzione. Le regole sono uguali per tutti: non ci sono repliche, anzi prego la portavoce Elide Giordani di fare in modo che chi fa la domanda, dopo averla fatta, vada al suo posto, e chi deve successivamente intervenire, si prepari sul palchetto. Mi scusi presidente ma spettava a me come moderatore ristabilire delle regole uguali per tutti".
Certamente Verna ha applicato in modo molto rigoroso le regole della conferenza stampa, come d'altronde, nel rispetto della Costituzione fanno i migliori funzionari della burocrazia pubblica. È legittimo chiedersi però se simili atteggiamenti non comportino sostanzialmente dei costi in termini di perdita di credibilità dell’Ordine stesso, e non rischino quindi di screditare l’intera categoria dei giornalisti. Di certo, vi è il rischio di essere percepiti dal pubblico, più che come garanti della libera informazione, come addetti alla comunicazione governativa.
Ma la vicenda solleva interrogativi più specifici. Perché mai l’Ordine dei giornalisti e l’Asp organizzano una conferenza stampa del Governo? Le conferenze stampa di solito le organizzano i soggetti stessi, o agenzie di comunicazione incaricate, quando desiderano divulgare o comunicare qualceh informazione. Non i giornalisti. Il padrone di casa può eventualmente dettare o concordare con i giornalisti le “regole di ingaggio” della conferenza (una, due domande, embarghi ecc.) ma i ruoli rimangono, e devono rimanere, ben distinti.
È una questione di interessi contrapposti. Le conferenze stampa, così come gli uffici stampa, sono funzionali a curare gli interessi e l’immagine pubblica degli enti che le organizzano. I giornalisti invece hanno interesse a riferire al pubblico le cose come stanno, specie quando si tratta dello Stato e dei decisori pubblici, e quindi a fare domande scomode e cercare di fare emergere anche ciò che il conferenziere vorrebbe evitare di divulgare. Per queste ragioni appare sorprendente che siano l’Odg e l’Asp a organizzare eventi di comunicazione del Governo: come possono conciliare gli scopi di comunicazione del Governo con quelli del giornalismo?
Ci si chiede: l’Odg quando organizza queste “conferenze stampa”, negozia preventivamente con le istituzioni (nel caso in questione con Rocco Casalino e il suo staff) le regole di ingaggio più vantaggiose per il giornalismo, o accetta passivamente quelle più funzionali agli scopi di comunicazione del Governo? Di certo, brutti episodi come quello della parola tolta brutalmente a Claudia Fusani proprio mentre stava ponendo domande scomode al premier, rappresentano un caso di ligio rispetto delle regole, ma non certo di buon servizio all’informazione libera.
Le risposte a questi interrogativi in ogni caso dovrebbero chiarire la differenza tra una vera conferenza stampa in cui ai giornalisti è dato modo di fare al meglio il loro lavoro, e una sterile liturgia di comunicazione politica governativa, in cui i giornalisti accettano, attraverso la loro istituzione di rappresentanza, di essere relegati a un ruolo marginale e il meno problematico possibile per il Governo.