110 grande

L’ecobonus fiscale del 110 per cento non è una magia. È debito pubblico aggiuntivo. Chi vuole usarlo lo usi, ma è bene intendersi. Il bonus fiscale è come un titolo di Stato, con cui lo Stato paga un’azienda per realizzare un lavoro di efficientamento energetico a casa tua. Come ogni titolo, comporta dei rischi e dunque conviene a chi ha risorse sufficienti da poterli correre.

È come se lo Stato dicesse ai cittadini: dammi tot soldi, te li restituisco in 5 anni con gli interessi (ti darò infatti non il 100 ma il 110 per cento) e con quelle risorse pagherò delle imprese per realizzare il lavoro. Tu puoi acquistare questo titolo (come credito d’imposta), fiducioso che nei 5 anni l’Italia non fallisca. In alternativa, puoi cedere il titolo all’impresa che realizza i lavori (il titolo è il credito d’imposta). L’impresa accetta se una banca a sua volta le compra il titolo, fornendole liquidità (è uno sconto fatture, in effetti). Non tutte le aziende avranno tale possibilità, in questa fase poi è presumibile che le sofferenze si stiano moltiplicando oltre misura.

Se non trovi imprese che acquisiscano il tuo credito, puoi tenere per te il rischio credito, pagando di tasca tua i lavori. Se hai disponibilità, bene; se invece non ce l’hai, l’ecobonus non fa per te. La misura ha insomma un certo tasso di regressività.
Per lo Stato, si tratta di rinunciare a una quota di entrate per i prossimi anni. In parte si può sperare che questo generi valore, nuovi occupati e nuovo gettito. Accadrà, perché il settore edilizio e immobiliare resta un comparto rilevante per il Paese. Sempre meglio che regalare soldi ad Alitalia, poi.

Ma c’è un caveat: siamo certi che sia la misura migliore per il rilancio? Molti italiani saranno contenti di ammodernarsi casa usando di fatto debito pubblico (non ci vuole la sfera di cristallo per prevedere che ci saranno non poche fatture gonfiate). Il settore edilizio respirerà, senza dubbio, e ci sarà un effetto positivo anche sui consumi energetici e sulle emissioni, che hanno nelle abitazioni una componente rilevante su base nazionale. Tuttavia, puntare così tanto - con un bonus del 110 per cento - sull'edilizia e sull’immobiliare non è necessariamente la scelta più saggia e lungimirante per cercare competitività e produttività per il futuro.

Il bonus riscuoterà successo tra molte famiglie italiane, ma in termini generali si tratterà di aver indirizzato nuovo debito pubblico non verso comparti a più alto valore aggiunto (di cui pure abbiamo parlato molto in queste settimane di quarantena, dal settore medicale e farmaceutico alla digitalizzazione, dalla formazione alla ricerca), ma verso il caro e vecchio mattone.

@piercamillo