In questi giorni è al centro del dibattito il ruolo “solidale” dell’Ue, cioè le garanzie comuni che le istituzioni europee dovrebbero o non dovrebbero approntare di fronte a crisi economiche e finanziarie simmetriche e asimmetriche. Quindi rischia di essere sottovalutato quello che era e resta il “valore economico” principale dell’Ue, per ciascuno stato membro e per ciascun cittadino. Un “valore economico” dell’Ue così come è e non come dovrebbe o potrebbe essere e su cui la nebulosa liberale italiana non dovrebbe dividersi come sul concetto di “solidarietà europea”.

Per contestualizzare e leggere correttamente le divisioni attorno al tema Europa è doveroso capirne le radici nella chiarezza dei fatti e dei metri di giudizio. Al di là delle considerazioni di ordine geopolitico, su cui penso sia difficile oggi trovare un comune denominatore "liberale" e che comunque esulano dal tema, ci sono risultati emersi dal faticoso e mai lineare processo di integrazione (o forse meglio interazione?) europea su cui mi aspetterei i liberali non avessero dubbi.

Parlo del mercato unico interno e delle libertà che lo garantiscono:
• Libertà di movimento interna dei lavoratori e delle persone in genere
• Libertà di movimento interna dei capitali
• Libertà di circolazione delle merci
• Libertà di stabilimento e libertà di prestazione dei servizi

Questo mercato, con le libertà che ho elencato, sono i frutti dell'Europa che è, non di una che potrebbe o dovrebbe essere. Il soggetto che ne è stato l'attore è questo “club di stati sovrani”, che è l'Unione europea. L’Unione europea che per i federalisti è troppo poco protesa verso la creazione di un soggetto europeo comune e che per i nazionalisti è troppo invadente rispetto alle prerogative nazionali. Resta però il fatto che senza questa Europa non esisterebbe questo mercato, con le libertà che lo costituiscono e lo garantiscono.

Io considero come patrimonio comune dei liberali che queste libertà siano una conquista da difendere e se possibile ampliare. Libertà da difendere non in quanto “europee”, ma in quanto libertà fondamentali. Ora, la domanda che mi pongo da liberale è questa: quali sono le condizioni perché queste libertà rimangano e si amplino? Ammesso e non concesso che questa Europa non sia più necessaria, dobbiamo capire come queste libertà possano realisticamente essere preservate e magari potenziate.

La risposta a questa domanda ci potrà indicare il minimo di istituzioni e regole comuni necessarie a questo obiettivo. Certo, oltre a istituzioni e regole è necessario una base di fiducia reciproca. Anche questa è una condizione necessaria per mantenere le libertà che fanno il mercato unico. È un elemento spesso trascurato dai liberali, ma non dai nemici del mercato interno e delle libertà che lo costituiscono, che da sempre, con una propaganda velenosa, cercano di minare la fiducia reciproca tra paesi membri e cittadini.

Questa Europa, con tutti i suoi limiti, ha conseguito le condizioni che sostengono queste libertà. Dovremmo avere ben chiaro le condizioni per mantenerle, per evitare che troppo zelo "liberale", o troppa inerzia e pavidità dei liberali, incoraggino lo smantellamento delle condizioni necessarie al mercato unico interno e alle relative libertà.

Personalmente ritengo che una base di istituzioni e regole siano necessarie a questo fine. Forse non sono le attuali, ma prima che una furia iconoclasta le distrugga dovremmo avere l’idea di un'alternativa che consegua gli stessi risultati. Forse qualche istituzione, trattato o strumento potranno essere giudicati facoltativi o eccessivi, ma questo – e solo questo - è quanto dovrebbe distinguere i liberali in base all' "europeismo".

Nota In modo ben più serio e organico la commissione Juncker aveva posto i termini per una discussione, di cui purtroppo ben poco è circolato fuori dal gruppo ristretto dagli addetti ai lavori. Parlo del Libro bianco sul futuro dell'Unione (2017). Ma da tempo la caciara sovrasta la discussione, e questo forse anche nell’agorà liberale. Non sarebbe troppo tardi, come liberali, per riprendere da protagonisti il tema del futuro dell'Unione Europea, o meglio, degli europei.