Fanno sempre discutere sin dalla loro istituzione, ma guai a toccarli. Sono i 12 deputati e 6 senatori che verranno eletti nella circoscrizione Estero, o più precisamente nelle 4 ripartizioni Europa, Nord America, Sudamerica e Resto del Mondo.

La nuova legge elettorale riguarda anche loro con alcuni cambiamenti potenzialmente dirompenti. Sono state cambiate infatti alcune norme della legge 459/2001: gli elettori residenti in Italia potranno essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione Estero, mentre gli elettori residenti all'estero potranno essere candidati solo nella ripartizione di residenza della circoscrizione Estero.

Una liberalizzazione spaziale della candidatura che però viene limitata da un'altra nuova norma: il candidato nella circoscrizione Estero non può essere candidato in alcun collegio plurinominale o uninominale del territorio nazionale.

Il nuovo sistema elettorale istituisce poi un nuovo requisito di incandidabilità. Gli elettori che ricoprono o che hanno ricoperto nei cinque anni precedenti la data delle elezioni cariche di Governo o cariche politiche elettive a qualsiasi livello o incarichi nella magistratura o nelle Forze armate in uno Stato estero non possono essere candidati per le elezioni della Camera dei deputati o del Senato della Repubblica nella circoscrizione Estero.

Norma apparentemente inoffensiva che è stata corretta in corso d'opera. La formulazione iniziale prevedeva infatti un limite temporale più ampio (10 anni), così tagliando fuori la deputata Bueno, fino a sette anni fa consigliere comunale in Brasile.

Per la prima volta, inoltre, potranno votare all'estero gli elettori temporaneamente domiciliati fuori dai confini nazionali. Una possibilità prevista dall'Italicum che ha ampliato la platea elettorale già in occasione dei due ultimi referendum (trivelle e riforma costituzionale).
Rimarrà sempre però la partecipazione al voto il dilemma di questa particolare elezione che avviene con un discutibile sistema postale da ripensare con coraggio.

Nel 2013 l'affluenza si fermò al 31,6% (1,1 milioni su 3,5). Fu il 30% al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 seppur con un elettorato più consistente (4 milioni).

Sarà un'arena elettorale dove presumibilmente non sfonderanno, come in Italia, i due principali partiti populisti e magari avranno qualche chance in più le formazioni filoeuropeiste.

Al referendum costituzionale vinsero i sì col 65%, percentuali quasi invertite rispetto a quanto accaduto al di qua delle Alpi. Nel 2013 alla Camera il Movimento 5 Stelle prese solo un seggio, in Europa, traslocato poi nel Pd, mentre la lista Monti fece addirittura il 18%, eleggendo due deputati anch'essi confluiti a fine legislatura in altri partiti.