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Dopo il successo dei Verdi alle elezioni in vari Land tedeschi sono in tanti a proporre una conversione ambientalista per il mondo liberale e progressista, o comunque anti-populista, nella speranza di dargli contenuti in grado di affascinare l’elettorato.

Stiamo parlando di forze ecologiste molto più pragmatiche e moderate rispetto ai Verdi di estrema sinistra italiani, con una forte impronta europeista e anti-razzista che li rende una presenza positiva nell’agone politico.

Ma bisogna anche considerare quello che è stato fino ad oggi l’ambientalismo in Italia ed in Europa, con le sue crociate anti-scientifiche ed anti-industriali, con le sue fobie irrazionali, con le sue soluzioni velleitarie. Soprattutto vanno messe in discussione certe basi del pensiero ambientalista che sono le stesse del populismo che si vuole combattere, incompatibili con una cultura del rispetto dell’ambiente ancorata alla democrazia liberale. Non si può pensare di sconfiggere un avversario con degli alleati che partono dal medesimo retroterra. 

Anzitutto balza agli occhi come fino ad oggi i vari exploit ecologisti in Nord Europa abbiano sempre avuto breve durata, anche per la loro componente di “fuga dalla realtà”. Con la crisi delle ideologie che si rivolgono al mondo umano, all'economia e al diritto come il socialismo ed il liberalismo, molti si rifugiano nella dimensione della natura, sperando di realizzare lì quella giustizia e quel benessere che non hanno trovato tra i loro simili. 
Come l'altro fuoco di paglia dei vari Partiti Pirata di cui si parlava anni fa, che proponevano una fuga dalla realtà umana materiale per passare a quella virtuale. 
Il problema è che il nostro livello di benessere è troppo elevato, troppo complesso per basarsi soltanto su quello che ci possono dare internet o la natura.

Anzi, questa mentalità può essere pericolosa: il Movimento Cinque Stelle degli albori ha ottenuto i primi successi solo nell'Emilia Romagna della sinistra in crisi e si occupava quasi esclusivamente di internet ed ambiente, era incentrato proprio sulla fuga nel mondo naturale ed in quello virtuale, come dimostra anche la costanza con cui hanno proposto fin da subito il reddito di cittadinanza, dietro al quale si cela il disprezzo per il lavoro materiale ed industriale. 
L'ossessione di Beppe Grillo per le invenzioni miracolose che ci avrebbero fatto vivere come oggi ma senza inquinare, senza sfruttare risorse naturali e pure spendendo e lavorando di meno (le tante bufale che per anni ha diffuso nei suoi spettacoli, per intenderci) si è trasformata nella ricerca dei soldi facili, dal reddito di cittadinanza ci si è allargati alle tasse più basse, all'aumento dei servizi pubblici, alle pensioni generose. 

Dall'energia dal nulla ai soldi dal nulla, in un mondo occulto popolato anche da malvagi che complottano contro il popolo, sempre buono e sempre vittima. Banche e mercati, istituzioni sovranazionali e cospirazioni per favorire l’immigrazione, in un continuo rimando a lontane forze oscure a cui addossare ogni colpa per scrollarsi di dosso le proprie responsabilità individuali, così come notò Karl Popper vedendo nelle teorie del complotto la sostituzione delle divinità ostili nelle antiche religioni pagane.

In modo speculare il paganesimo ambientalista vede nella natura e nelle sue forze delle divinità benevole da cui ricavare ricchezza, salute e felicità personale, come testimoniano le numerose commistioni con religioni esotiche e neo-pagane, credenze new age e pseudo-medicine (si veda anche l’ultima battaglia oscurantista contro i vaccini, che ha avuto tanti proseliti ambientalisti). Si nota chiaramente una visione manichea, gnostica e platonica del mondo ideale e perfetto contrapposto a quello materiale e corrotto, con la differenza che rispetto ai tempi antichi la natura pura ed incontaminata è passata nel campo ideale, mentre in quello materiale è stata sostituita dalla dimensione industriale ed urbana.

Uno schema in cui, tramite la conoscenza del mondo sopra-sensibile, delle elite malvagie e delle soluzioni miracolose, una ristretta cerchia di eletti può elevarsi al di sopra della massa e arrogarsi l’esclusivo esercizio del potere, nello stesso autoritarismo previsto da Platone nel suo sistema (non a caso indicato da Popper fra i principali nemici della società aperta) dove comandava solo una casta di filosofi che si erano guadagnati la titolarità di collegamento col mondo ideale.

Anche in questo caso i riferimenti al populismo odierno non mancano, con la continua presunzione dei suoi adepti di essere i più informati di tutti e di conoscere verità sconvolgenti nascoste dall’informazione main-stream, insieme alle pulsioni autoritarie e illiberali dei suoi rappresentanti, che vogliono poter governare senza alcuna forma di controllo o limitazione in quanto investiti di un mandato superiore a chi li ha preceduti. Si riscontra addirittura, nelle frange più radicali e puriste, la volontà di isolarsi dal mondo esterno e chiudersi in comunità auto-sufficienti o in forme di eremitaggio.

Tutto ciò è incompatibile con un sincero spirito anti-populista, che invece è più vicino alla mentalità giudaico-cristiana che ha segnato la storia dell’Occidente attingendo a piene mani dalla filosofia aristotelica, ponendo l’uomo al di sopra del Creato e non viceversa, sancendo l’esistenza di una sola realtà al di fuori della quale (per chi crede) esiste Dio e non un’altra dimensione parallela. Il passaggio dal paganesimo al cristianesimo ha spostato la dimensione soprannaturale da un altro luogo coevo ad un'altra epoca temporale, sia quella della creazione che quella della resurrezione, in un’impostazione ripresa tanto dal socialismo che poneva l’utopia nell’avvenire post-rivoluzionario, quanto dal conservatorismo che la poneva nel passato pre-rivoluzionario.

Non esistono verità superiori che non siano già state rivelate e il mondo non viene spiegato con misteri esoterici, ma va sondato con gli strumenti della ragione e dell’esperimento, permettendo lo sviluppo scientifico. Se la natura non è sacra, è possibile sfruttarla e maneggiarla liberamente, permettendo il pieno sviluppo dell’agricoltura e dell’industria. Una chiara differenza dalle culture orientali, dove le spiegazioni magiche dei fenomeni naturali hanno frenato lo sviluppo scientifico e i vari tabù sugli elementi naturali hanno frenato quello economico.

L’ambientalismo che non cade nel populismo deve avere connotati prettamente occidentali, non avere tabù o feticci ma basarsi sulla scienza, non mettere in cima alle priorità le cose della natura (il bosco, la montagna, il lago, ecc...) ma il benessere umano, perché la tutela dell’ambiente va perseguita per il godimento degli uomini e non come sacrificio da offrire ad una divinità superiore. I cambiamenti che negli ultimi anni hanno permesso lo sviluppo delle energie rinnovabili, del riciclo dei rifiuti, della riforestazione in Europa o alcune riduzioni di inquinanti si sono basate su innovazioni tecnico-scientifiche, non politiche.

Un ambientalismo non populista dice sì agli ogm invece di sovvenzionare l’irrazionalità dell’agricoltura biologica, dice sì agli inceneritori invece di riempire discariche, dice sì ai TAV invece di far invadere le strade dai camion, dice sì alle energie rinnovabili anche se bisogna fare qualche rinuncia a livello paesaggistico.

La battaglia non deve essere per la decrescita ma contro quella crescita fasulla e speculativa che viene alimentata dalle cosiddette “politiche espansive” (sia l’iniezione di denaro delle Banche Centrali che il deficit dei Governi) che generano eco-mostri fino allo scoppio delle bolle, rendendo del tutto inutili i deturpamenti e l’inquinamento per edifici ed industrie subito abbandonati per via della crisi. Un ambientalismo non populista vede la scienza e l’industria non come nemici ma come la via per rispettare e valorizzare l’ambiente, non rincorre un mondo utopico ma vuole restare in questa realtà per migliorarla.