legge elettorale grande 

La nuova legge elettorale è ormai in Gazzetta Ufficiale, ma che fatica per portarla avanti in Parlamento soprattutto alla Camera. Sono state circa trenta le proposte di legge depositate e tre i testi base depositati da due diversi relatori. Un processo a tratti convulso, soprattutto nella fase in cui un testo base per il 50% maggioritario e per il 50% proporzionale è stato modificato con un sistema tedesco all’italiana.

Questo oscillare tra proposte diverse, a volte incoerenti, ha trovato finalmente il suo definitivo punto di caduta in un sistema elettorale misto migliore non solo della legge naufragata in aula a giugno, ma soprattutto del sistema pasticciato ereditato dopo le due sentenze della Corte Costituzionale, non certo per colpa della Consulta.   

Il sistema della legge 165/2017 prevede infatti:

- 231 seggi alla Camera e 115 al Senato eletti in altrettanti collegi uninominali con formula maggioritaria. La restante quota di seggi, vicina al 65%, viene eletta con metodo proporzionale in 63 collegi plurinominali alla Camera;

- Una soglia di sbarramento del 3% a livello nazionale per le liste singole e del 10% a livello nazionale per le coalizioni; per le coalizioni non vengono in ogni caso computati i voti dei partiti che non hanno superato la soglia dell'1%.

- Un massimo di 5 pluricandidature nei collegi plurinominali e un ordine alternato di genere all’interno delle liste per i collegi plurinominali. Alla Camera nessuno dei due generi può essere rappresentato a livello nazionale nei collegi uninominali in misura superiore al 60 per cento. La stessa percentuale viene fissata per i capilista dei collegi plurinominali. Al Senato la regola si applica su base regionale.

Rispetto al Mattarellum il voto si esprimerà con una sola scheda, tracciando un segno sul simbolo della lista (e sarà valido anche per eleggere il candidato nel collegio uninominale). Si potrà anche votare solo il candidato nel collegio uninominale e automaticamente a favore della lista. In caso di coalizione, quel voto viene ripartito tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti.

Nel complesso, il sistema appare costituire un delicato equilibrio tra le esigenze di rappresentanza e di governabilità. La quota maggioritaria, positiva benché ridotta, garantisce quel ripristino del rapporto tra eletti ed elettori ormai compromesso negli ultimi dieci anni. Molto probabilmente saranno proprio i collegi uninominali ad essere decisivi nel definire il vincitore finale della competizione elettorale, fungendo non certamente da premio di maggioranza, ma da addendum fondamentale rispetto alla quota proporzionale.

Il nuovo sistema permetterà la formazione di coalizioni, non così larghe. Sulla loro coerenza interna si giocherà il futuro della governabilità del Paese, condizionata anche dalla mancata riforma dei regolamenti parlamentari.