A guardare i dati contabili, l'Italia non sembra spendere molto per istruzione rispetto ai principali paesi europei: spende quanto la Germania (il 4,2% del PIL), e molto meno di Spagna, Gran Bretagna e Francia. Questo fatto, ben noto, non tiene però conto della minore natalità italiana rispetto a gran parte degli altri paesi: in Italia la spesa complessiva è inferiore anche perché la popolazione scolastica è ridotta.

scuola

La tabella riporta la spesa totale e per il personale, in miliardi e in percentuale di PIL, per i maggiori paesi europei, nel 2011. La tabella non distingue per livello di studi e non tiene conto del numero di giovani in età scolare, ma rende evidente che l'Italia non spende molto in totale, spende pochissimo (l'1% del PIL) per tutto ciò che non è il personale, e con l'eccezione della Francia spende molto per il personale. In seguito si analizzeranno più in dettaglio le spese per i vari livelli di studio.

  Personale
(mld €)
Totale
(mld €)
Personale
(% PIL)
Totale
(% PIL)
Germania 64 110 2,5 4,2
Spagna 35 50 3,3 4,8
Francia 80 121 4,0 6,0
Italia 51 67 3,2 4,2
Regno Unito 48 114 2,7 6,4


Dal punto di vista delle performance scolastiche, la scuola italiana è nella media a livello di scuole primarie e piuttosto mediocre in quelle secondarie. Anche questo quadro non tiene però conto di un fatto importante: la distribuzione dei risultati scolastici (nei test PISA, che tengono conto delle capacità di lettura, delle conoscenze matematiche e delle conoscenze scientifiche degli studenti di 15 anni) è molto diversa tra le regioni settentrionali e quelle meridionali, e mentre le prime tendono ad avere punteggi più elevati della media, le seconde sono abbondantemente al di sotto, spingendo poi la media italiana sotto quella degli altri paesi sviluppati. Bisogna inoltre considerare che la spesa per l'istruzione riguarda gli asili, la scuola primaria, la scuola secondaria, l'università, e altri percorsi e servizi scolastici. Nel seguito si analizzeranno separatamente i conti delle scuole pre-primarie e primarie, delle scuole secondarie e dell'università.

 

La scuola primaria e pre-primaria

La seguente tabella riporta i dati per la spesa primaria e pre-primaria (non sono disponibili dati separati per asili e scuole elementari). La spesa è rapportata alla popolazione tra i 6 e i 10 anni, come indicatore del numero di studenti, sebbene in questo modo si escludono i bambini che vanno all'asilo. In ogni caso, l'indicatore corregge per la natalità in modo da consentire di calcolare, anche se non precisamente, la spesa per studente.

  Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
Spesa totale (mld €) 28 19 34 28 34
Spesa totale (% PIL) 1,1 1,8 1,7 1,5 1,9
Popolazione (mln) 81,8 46,8 65,3 60,8 63,5
% popolazione 6-10 4,4 5,0 6,2 4,7 5,5
€ pro capite 340 410 520 400 530
€ per studente 7.900 8.200 8.400 8.600 9.600
% PIL su % pop 6-10 0,25 0,36 0,27 0,32 0,34


L'Italia è il paese che spende di più per studente dopo la Gran Bretagna, anche se non enormemente di più degli altri paesi. La spesa totale rispetto al PIL relativamente bassa è legata al basso numero di bambini tra i 6 e i 10 anni. Da questi dati risulta che la Germania è il paese più virtuoso, con una spesa rispetto al PIL e per studente molto più bassa che negli altri paesi.

Occorre valutare come questi risultati influenzano la preparazione degli studenti. In seguito si riportano i dati TIMSS 4 (Matematica e Scienze) e PIRLS 4 (Lettura) che riguardano i bambini del quarto anno delle elementari. In questi test i risultati migliori sono quelli tedeschi e inglesi, e l'Italia va abbastanza bene.

  PIRLS
(lettura)
TIMSS4
(matematica)
TIMSS4
(scienze)
Germania 541 528 528
Spagna 513 482 505
Francia 520
Italia 541 508 524
Regno Unito 552 542 529


Confrontando costi e risultati, parrebbe che la Germania sia estremamente efficiente, ottenendo ottimi risultati con una piccola spesa, mentre la Gran Bretagna spende molto, ma con ottimi risultati, e l'Italia spende molto con risultati comunque buoni, almeno in scienze e lettura. La spesa italiana va però quasi tutta in personale, come si vede dalla seguente tabella.

  Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
Spesa per Personale (mld €) 15 13 25 20 19
Spesa per personale (% PIL) 0,6 1,2 1,2 1,3 1,1
€ per studente 4.100 5.500 6.200 7.000 5.400
Personale / Totale (%) 52 62 74 83 57


L'Italia è il paese che spende di più per il personale, l'83% della spesa totale. Il risultato è che spende molto più per il personale di qualunque altro paese paragonabile, se si aggiusta per il numero di studenti. Da questo punto di vista il secondo esempio peggiore è la Francia, che non eccelle nei risultati scolastici, e il terzo la Spagna, che ha i risultati peggiori. Sembrerebbe esserci una relazione inversa tra spesa per il personale e risultati scolastici, ma con solo cinque paesi non ha senso trarre una tale conclusione: ciò che è evidente è che l'Italia spende troppo per il personale della scuola primaria, con risultati che altri paesi, come la Germania e la Gran Bretagna, ottengono a costi molto inferiori.

Verrebbe da pensare che la scuola primaria italiana serva più i dipendenti che gli studenti, ma in fin dei conti i risultati, per le elementari, sono buoni. Una riduzione della spesa per dipendenti riequilibrerebbe la composizione della spesa, o consentirebbe di ottenere risorse per finanziare l'università, che a differenza delle scuole primarie e secondarie, come vedremo, è sottofinanziata (dichiarazione di conflitto di interesse: il sottoscritto prende soldi dall'università).

 

Le scuole superiori

Sebbene la spesa totale italiana per l'istruzione superiore sembri bassa rispetto al PIL, anche in questo caso gran parte della differenza è dovuta alla bassa natalità. La spesa per abitante tra gli 11 e i 18 anni è infatti in linea con quella inglese e tedesca, inferiore a quella francese e superiore a quella spagnola. Per quanto riguarda la spesa per il personale, invece, l'Italia spende molto più di tutti gli altri paesi, con l'eccezione della Francia che spende poco più dell'Italia: anche in questo caso la spesa italiana sembra concentrata soprattutto sul personale.

  Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
Spesa totale (mld €) 42,8 17,8 47,6 29,4 39,9
Spesa totale (% PIL) 1,6 1,7 2,4 1,9 2,3
Spesa personale (mld €) 30,4 13,5 37,9 25,5 23,4
% spesa per personale 71 76 80 87 59
Popolazione 11-18 (%) 7,8 7,4 9,8 7,5 9,5
Spesa totale per studente 6.710 5.110 7.430 6.450 6.590
Spesa per personale per studente 4.760 3.890 5.910 5.580 3.870


Come è noto, però, i risultati della scuola italiana sono pessimi una volta superata la scuola primaria, l'Italia è il paese con i risultati PISA peggiori in lettura, matematica e scienze, con l'esclusione della Spagna. Nei test TIMSS per matematica e scienze, invece, l'Italia è nella media dei paesi partecipanti, e sotto, perlomeno nelle scienze, i risultati inglesi (gli altri paesi considerati non hanno partecipato alla rilevazione).

  Lettura Matematica Scienze
PISA PISA TIMSS8 PISA TIMSS8
Germania 498 513 518
Spagna 481 483 485
Francia 495 497 498
Italia 487 483 498 490 501
Regno Unito 494 493 507 509 533


Anche nel caso delle scuole superiori, una riduzione della spesa per il personale libererebbe risorse, che potrebbero essere utili ad esempio per l'edilizia scolastica oppure per finanziare il sistema universitario.

 

L'università

L'Italia spende molto poco per l'università: circa la metà, rispetto al PIL, dei principali paesi europei considerati in questo confronto. La seguente tabella riporta i dati del 2011, tranne per la Spagna, i cui dati si riferiscono al 2010. Per la spesa per il personale la Gran Bretagna è un outlier, probabilmente perché i dipendenti delle università non sono considerati dipendenti pubblici, e quindi la spesa per dipendenti è considerata una spesa per consumi intermedi. La spesa totale è invece più indicativa.

  Personale
(mld €)
Totale
(mld €)
Personale
(% PIL)
Totale
(% PIL)
Germania 11,1 23,6 0,4 0,9
Spagna 6,8 10,1 0,6 1,0
Francia 9,0 15,7 0,5 0,8
Italia 3,6 6,0 0,2 0,4
Regno Unito 0,1 12,1 0,0 0,7


La seguente tabella mostra invece il numero di laureati come percentuale della popolazione tra 24 e 34 anni, e tra 25 e 64 anni (dati 2012). L'Italia è abbondantemente sotto tutti gli altri paesi.

  Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
% (25-34) 29,0 29,3 42,9 22,3 44,9
% (25-64) 28,1 32,3 30,8 15,7 38,6


Questi dati sono allarmanti: l'Italia ha circa la metà dei laureati degli altri paesi europei, sia nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni che in quella tra 25 e 64: in Italia gli studi universitari non sono considerati evidentemente importanti per il proprio percorso professionale. Parte del problema potrebbe essere dovuto alla scarsità di fondi, che può ad esempio rendere più difficile seguire le lezioni per mancanza di aule. Probabilmente il problema però è soprattutto di origine culturale.

L'università italiana non ha una buona fama per quanto riguarda la qualità della ricerca. Nella classifica QS Top Universities la prima università italiana per citazioni per ricercatore è 130°; nella classifica del Times Higher Education, che dà una valutazione generale e non solo della ricerca, la prima è 226°; nel Leiden Ranking per citazioni la prima è 182° e l'indice normalizzato dà la prima al 301° posto. La classifica internazionale è dominata dagli USA, seguiti dal Regno Unito. Francia e Germania rimangono indietro, ma si pongono di norma prima dell'Italia e della Spagna.

Nei limiti in cui questi problemi sono legati alla scarsità di finanziamenti può aver senso spostare risorse dalle scuole primarie e secondarie verso l'università; se invece il problema è altrove, non può essere risolto solo aumentando gli stanziamenti.

 

I risultati scolastici e variazioni regionali

Esistono una serie di test internazionali per la valutazione dei risultati scolastici degli studenti. Il più famoso è il Program for International Student Assessment (PISA), che verifica i risultati in lettura, matematica e scienze degli studenti di 15 anni, cioè al primo anno delle superiori. Meno noti sono il Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS), che verifica la capacità di comprensione dei testi dei bambini del quarto anno delle elementari, e il Trends in International Mathematics and Science Study (TIMSS) che verifica le conoscenze di matematica e scienze sia al quarto anno delle elementari che al terzo anno delle medie (o equivalente).

Gli ultimi dati riguardano il PISA 2009 (1), il TIMSS 2011 e il PIRLS 2011. Da poco sono anche usciti i dati preliminari di PISA 2012. I risultati per i maggiori paesi europei sono riportati in tabella. I risultati europei non sono eccelsi, tranne che per la Finlandia, e la classifica è dominata dai paesi asiatici. I dati PIRLS e TIMSS per la Gran Bretagna si riferiscono alla sola Inghilterra. I dati PISA sono ottenuti per media semplice dei risultati di ragazzi e ragazze. Sono in parte usciti i dati PISA 2012, ma essendo ancora incompleti si useranno quelli del 2009.

  Lettura Matematica Scienze
PISA PIRLS PISA TIMSS4 TIMSS8 PISA TIMSS4 TIMSS8
Germania 498 541 513 528 518 528
Spagna 481 513 483 482 485 505
Francia 495 520 497 498
Italia 487 541 483 508 498 490 524 501
Regno Unito 494 552 493 542 507 509 529 533


Come risultati, le scuole migliori sono quelle tedesche e britanniche, le peggiori quelle spagnole, e i risultati di Francia e Italia sono più o meno sovrapponibili, e a metà strada. I risultati medi italiani riguardo la scuola nascondono però una forte variabilità tra le regioni.

  Lettura Matematica Scienze
Nord-Ovest 511 507 516
Nord-Est 504 507 515
Centro 488 483 491
Sud 468 465 466
Isole 456 451 454
Italia 486 483 489
OCSE 493 496 501


I dati sono abbastanza chiari: il Centro è poco sotto la media OCSE, il Sud e ancora più le isole sono invece palesemente sotto, e questo è il motivo per cui la media italiana è inferiore a quella OCSE. Nord-Ovest e Nord-Est sono invece sopra la media OCSE e in linea con Germania e Gran Bretagna.

  Lettura Matematica Scienze
Germania 498 513 518
Spagna 481 483 485
Francia 495 497 498
Italia 487 483 490
Regno Unito
494 493 509
Nord-Ovest 511 507 516
Nord-Est 504 507 515


Un altro dato sconfortante è il numero di persone con istruzione secondaria superiore o terziaria, cioè la percentuale di popolazione con almeno un diploma di maturità. La tabella mostra tale percentuale relativa alla popolazione tra 25 e 34 anni e tra 25 e 64 anni: non solo l'Italia ha pochi laureati, ma ha anche pochi diplomati. Se si esclude la Spagna, l'Italia è molto indietro rispetto alla Gran Bretagna, alla Francia e alla Germania: è inutile poi lamentarsi che non si cresce, se ci si vergogna ad aprire un libro.

  Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
% (25-34) 86,8 63,9 83,3 71,8 84,1
% (25-64) 86,3 54,4 72,5 57,2 77,9


Conclusioni

La spesa pubblica italiana nel settore dell'istruzione è apparentemente bassa, ma questo è dovuto soprattutto al basso numero di studenti, legato alla bassa natalità. La spesa per studente non è affatto bassa, e anzi la spesa per studente legata al personale è di norma molto elevata rispetto agli altri paesi, sia nella scuola primaria che in quella secondaria. Soltanto l'università è sotto-finanziata, con una spesa complessiva rispetto al PIL pari alla metà di quella degli altri paesi.

Dal punto di vista dei risultati, la scuola primaria è comunque di buona qualità, mentre quella secondaria produce risultati sconfortanti per quanto riguarda sia la percentuale di diplomati (che non dipende certo però solo dalla scuola) sia per i risultati degli studenti: per la lettura, la matematica e le scienze la scuola superiore italiana è messa male rispetto ai paesi europei paragonabili. Le università italiane producono poi poca ricerca e il numero dei laureati è basso: quanto del problema sia strutturale e quanto legato alla mancanza di finanziamenti non è possibile dire.

La variabilità regionale dei risultati è comunque enorme, e questo rappresenta il problema principale da affrontare. Sebbene parte del problema può dipendere dalle peggiori condizioni socio-economiche del Sud, è probabile che ci sia un problema di etica professionale: come in quasi tutti i servizi pubblici, sia gestiti dallo Stato che dagli enti locali, il Nord tende a piazzarsi a livelli europei, mentre il Sud è terribilmente indietro. Di certo non è una questione di finanziamenti, essendo il sistema scolastico gestito a livello nazionale. Anzi: con un costo della vita di norma inferiore, gli stipendi reali del settore pubblico nel Sud sono probabilmente superiori.

Per trovare risorse per l'università è sufficiente ridurre la spesa per il personale della scuola primaria e secondaria: così si troveranno anche risorse per l'edilizia scolastica o per altri servizi scolastici di supporto. Il basso numero di laureati e di diplomati, insieme alla scarsa qualità dell'istruzione la Sud, rappresenta un problema per il paese, che si trova ad avere un capitale umano di qualità molto più bassa, e rischia dunque di andare a fare concorrenza al Terzo Mondo anziché agli altri paesi europei.