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Papa Francesco sa farsi voler bene e sa farsi applaudire. Anche la posizione giusta e, mai come in questo caso, sacro-santa contro le pensioni d’oro è destinata a far salire il suo grado di popolarità e forse ad accorciare il distacco tra Chiesa e società. Un distacco esemplificato anche dal detto “Fa’ quello che il prete dice, non quello che il prete fa”.

Naturalmente Papa Francesco non è l’INPS e quindi può non sapere del privilegio pensionistico chiamato “Fondo Clero” su cui l’Istituto presieduto da Tito Boeri si è già pubblicamente espresso con un’approfondita analisi nel 2015. Un privilegio a fondo perduto pagato dai cittadini italiani.

Nel 1973, infatti, venne creato un fondo speciale che ancora oggi eroga pensioni di vecchiaia, di invalidità e pensioni ai superstiti. Negli anni questo fondo, non toccato dalla riforma Fornero, ha accumulato perdite su perdite e al 2015 il disavanzo patrimoniale ha sforato i 2,2 miliardi di euro, raddoppiando in 13 anni. Come spiega l’INPS, la colpa va trovata nello squilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate (era 1 a 3 nel 2015).

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Il fondo è poi compatibile con pensioni di gestioni diverse. Circa il 72% dei quasi 14mila pensionati del fondo risulta titolare di altre pensioni che comunque possono vedersi tagliata la pensione erogata dal fondo fino a un terzo. Fa notare l’Inps che 9.960 pensionati del Fondo Clero sono titolari di un'altra pensione dall’importo medio di 1.000 euro lordi al mese e circa 1.000 pensionati di questo fondo ricevono una seconda pensione di importo superiore ai 2.000 euro lordi.

Come funzionano i contributi e come viene calcolata la pensione? Gli iscritti al fondo pagano un importo fisso all’anno determinato dal Ministero del Lavoro. Nel 2016 tale importo è pari a 1.722,08 euro. Ha diritto alla pensione di vecchiaia chi ha compiuto 68 anni e 7 mesi ed ha almeno 20 anni di contributi o chi ha compiuto 65 anni e 7 mesi ed ha almeno 40 anni di contributi. Il sistema di calcolo delle pensioni non è né retributivo, né contributivo, ma si basa su prestazioni definite in somma fissa, partendo da una minima pari nel 2015 a 502,39 euro. Con il ricalcolo contributivo, ha spiegato l’Inps, oltre il 60% delle pensioni subirebbe un taglio superiore al 50% e non esistono soggetti che abbiano un vantaggio.

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Non sappiamo se siamo di fronte a pensioni d’oro o meno, ma possiamo dire per certo che un fondo in costante perdita negli anni alimentato dallo Stato e un mancato ricalcolo contributivo assicurano il primo svantaggi a tutti e l’altro vantaggi a pochi. Per dirla con Papa Francesco, anche queste ingiustizie sembrano “un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere” perché creano diseguaglianze non solo tra ricchi e poveri e tra giovani e vecchi, ma, quel che è più grave, tra laici (non laicisti!) e clero.

A queste condizioni, caro Papa, credere nella pensione rischia di essere per i giovani un atto di fede.