Raggi ballerina

La svolta di Palermo del M5S non è il ritorno di Beppe Grillo come capo di un partito di cui era, è e rimarrà politicamente sovrano e giuridicamente intestatario con il nipote e il commercialista e di cui la Casaleggio srl continuerà a governare il 'sistema operativo', cioè la scatola nera di dati e quattrini che ruotano attorno al Sacro Blog.

Grillo è il padrone unico, Casaleggio è, per conto di Grillo, il fornitore unico di contenuti, credenziali e mostrine agli ufficiali e all’intendenza grillina. È così da sempre e sarà così fino alla fine di questo capitolo della storia antipolitica italiana: non il primo e neppure probabilmente l’ultimo.

Non può neppure considerarsi una svolta il parziale rimescolamento delle figurine del presepe grillino, con lo stop imposto ai vecchi (Fico, Ruocco, Lombardi…), che mordono il freno e vagheggiano il ritorno alle origini contro i rischi della politica “vipparola” e i giovani comunicatori (Di Maio e Di Battista) a fare ancora i frontman, ma sempre più sorvegliati e dimidiati nei loro sogni di autonomia. Questa è normale manutenzione del potere in un partito oligarchico e carismatico. Quasi berlusconiana nell’alternanza misurata di bastone e carota e nel divide et impera scientificamente ragionato contro i rischi dell’istituzionalizzazione e della normalità politica.

La svolta di Palermo, con la sindaca Raggi che ballava sul pratone ubriaca di paura e di irresolutezza nel vociare confuso e manesco dei suoi sostenitori contro la stampa di regime, parte proprio dalla lezione di Roma e dal clamoroso default della classe politica grillina nella prima grande sfida di governo che ha incrociato sulla sua strada. Grillo, che a suo modo è un uomo pratico, ha capito che il M5S, per sopravvivere, non deve conquistare il Palazzo, ma continuare ad assediarlo dall’esterno, cioè non può assumere una responsabilità di governo, che comunque è in sé – anche al di là della manifesta inadeguatezza della classe politica grillina - incompatibile con la sostanza di una retorica di pasti gratis e miracoli a portata di mano.

Grillo torna davvero alle origini e alla solida costruzione immaginata da Casaleggio: lo scatolone di tutti i No possibili e di tutti i desideri impossibili, il catalogo assortito di pregiudizi, maldicenze e cattive coscienze, la macchina da consenso capace di raschiare tutto il raschiabile dal fondo del barile del voto-contro e dell’alienazione politica. È una costruzione che regala agli elettori la dissociazione dalle responsabilità del potere e che non può intrappolare i loro “portavoce” in una responsabilità diversa da quella di un anti-potere permanente. Tutto l’opposto del governo, che farebbe del M5S un partito “normale”.

Non è un caso che la svolta di Palermo sia stata anticipata da una proposta sulla legge elettorale fatta apposta per consentire ai grillini di vincere, senza obbligarli a governare. Cosa solo apparentemente contraddittoria per un partito a cui tutti i sondaggi, con l’Italicum, assegnano Palazzo Chigi, dove però finirebbe l’incantesimo del suo irresistibile successo.

@carmelopalma