Attentato soldati

Un camion sulla folla. Banale, quindi tremendo. Potrebbe essere una notizia americana in cui lo squilibrato di turno scaraventa un tir dentro un mall, invece è la manifestazione profonda della lotta tra due culture, dello scontro feroce d'identità tra quel nucleo di libertà giuridicamente protette chiamato Occidente e quell'ambigua manifestazione d'odio religioso che si chiama Islam radicale. Un fondamentalismo che arriva nel cuore dell'Europa con una cadenza trimestrale, una bolletta di sangue da cui è impossibile esentarsi del tutto per le modalità con cui avviene.

Possiamo urlare che siamo in guerra, ma la verità è che ci hanno fregato. Sono partigiani fondamentalisti con la cittadinanza europea. Non hanno caccia e carri armati, ma se vogliono ammazzare 100 persone lo fanno quando e dove vogliono, da Roma a Londra. Non vinceranno mai la guerra delle armi, ma stanno vincendo quella delle identità che consiste innanzitutto nell'annichilire la nostra. L'Occidente non crede più in niente, l'Europa ancora meno.

Il solo individualismo non basta più. E per credere s'intende quel sentirsi comunità, avvertire una propria missione nel mondo, scorgere un senso nel fluire della storia. Per salvarsi, reagire, adeguarsi bisogna prima credere in qualcosa, poi impugnare le armi giuste. Bisogna coltivare principi, di libertà e autorità, che guidino le comunità nella società liquida del mondo globalizzato.

Serve un'alleanza internazionale che, prima di tutto, ripudi culturalmente il progressismo e l'idealismo. E, poi, metta a posto la realtà con i fattori che ci hanno reso una civiltà vincente: libertà individuali, istruzione, regole, superiorità militare. Non c'è risposta facile, c'è una risposta incrementale da dare nel tempo su tutti questi fronti. L'immigrazione è una risorsa, ma non un obbligo. Ogni comunità dovrebbe poter decidere chi accogliere, chi no e a quali condizioni. Così come gli Stati devono decidere come rapportarsi alle comunità religiose, imponendo, ad esempio, maggiore trasparenza e "istituzionalizzando" degli organi di queste comunità con cui dialogare. Ciò permetterebbe di rischiarare il più possibile il campo delle ambiguità e dividere l'Islam radicale da quello integrato e integrabile nella vita occidentale.

C'è una terza via tra la discriminazione e il buonismo: si chiama prudenza, moderazione, senso della realtà. Il potere, politico, culturale e militare, dell'Occidente va usato, anche quando richiede scelte complesse e contestabili. L'alternativa è Sottomissione di Houellebecq.