Renzi Olimpiadi Roma

Sosteneva Giovenale che “Il popolo solo due cose desidera, il pane e i giochi”. I politici romani devono aver fatto proprio il pensiero del poeta di Aquino: visto che il pane manca, hanno avuto la brillante idea di organizzare i giochi.

Le Olimpiadi del 2024, alle quali la Capitale è ufficialmente candidata, non arrivano però in un periodo di prosperità economica, nonostante la benedizione del governo Renzi, assetato di narrazione, e del Presidente del CONI Malagò. Lo splendore dei tempi di Traiano infatti è momentaneamente sostituito dallo sfacelo di una Città commissariata e allo sbando, con i conti in perenne disordine e servizi pubblici scadenti che fanno infuriare i cittadini.

In questa situazione, sembra più che ragionevole la proposta di Riccardo Magi, consigliere comunale radicale e nuovo segretario del movimento, che nei primi giorni del nuovo anno ha richiesto un referendum per domandare ai cittadini dell’urbe quanto apprezzino questa idea dell’Olimpiade capitolina.

Lo fa sulla scia dell’esperimento di Amburgo, candidata alla stessa kermesse, in cui i cittadini hanno bocciato l’idea del Comitato Olimpico. A novembre, il 52% degli anseatici ha detto “no” alla proposta di organizzare i giochi nella sua città. Lo stesso meccanismo è stato utilizzato a Monaco di Baviera, Cracovia e St. Moritz per le Olimpiadi Invernali del 2022. Per gli stessi giochi Oslo ha ritirato la propria candidatura a protezione dei conti pubblici, nonostante la vittoria del “si” al referendum. A Boston, in lizza insieme a Roma, il movimento per il “no” ha convinto gli organizzatori a desistere, senza nemmeno il referendum.

I Radicali hanno già raccolto più di 1000 firme sulla petizione, e hanno presentato un dossier esaustivo con le loro ragioni. A sostegno delle quali richiamano i risultati del “rapporto Fortis”, commissionato all’omonimo economista dal Governo Monti, che decise, a buona ragione, di far desistere i promotori dalla candidatura alle Olimpiadi 2020. Secondo la Commissione Fortis, “con riferimento ai benefici, la Città, la Regione e la Nazione ospitante dovrebbe sperimentare una significativa alterazione del normale ciclo economico”, cosa che sembra poco propensa ad avvenire, soprattutto se ai già elefantiaci conti pubblici della Capitale si dovessero aggiungere gli 8 miliardi stimati di costi.

Stando ai Radicali, Roma è, tra le città candidate per il 2024, quella con la maggiore previsione di spesa (8-10 miliardi). Le stime di Budapest sono di 2,4 miliardi, quelle di Parigi di 6, quelle di Los Angeles di 4,1. Tolta Londra, le ultime olimpiadi sono costate molto più di quanto preventivato e il trend è stato seguito dagli ultimi eventi sportivi in Italia: i giochi invernali di Torino 2006 sono costati un miliardo più del previsto; i mondiali di nuoto di Roma 2009 videro l’inizio dell’incompiuta Città dello sport di Tor Vergata - costo stimato 120 milioni, costo finale 600 milioni; i Giochi del Mediterraneo di Pescara dello stesso anno portarono nel budget della città adriatica un buco di bilancio di 37 milioni, con un comitato organizzatore formato da 78 membri. Per le Olimpiadi di Londra ne bastarono 18. Secondo le stime di Wikispesa il Comitato Organizzatore ha già superato di sei volte il budget previsto (erano 10 milioni, sono diventati 60).

Il Presidente del Comitato, Luca Cordero di Montezemolo, e quello del CONI, Giovanni Malagò, sembrano tanto avari di dati quanto prodighi di soldi pubblici. Lasciano trapelare poco sulle reali previsioni di spesa, sui reali benefici economici (se ce ne saranno) e soprattutto sulla volontà dei romani e degli italiani di pagare per le Olimpiadi. Sebbene privi di qualsiasi valore statistico, i sondaggi lanciati dai quotidiani sul tema non danno l’idea che ci sia un vasto consenso popolare dietro il Comitato Olimpico: i “no” sono stati il 78% su Repubblica, l’86% sull’Eco di Bergamo, l’89% su Libero, il 79% su La Stampa. Lo stesso Malagò ha annunciato “un sondaggio” lo scorso dicembre, ma non sembrava molto convinto, e per ora non se ne è ancora fatto nulla.

L’impressione è che chi sostiene le Olimpiadi a Roma lo faccia per cercare un rilancio personale, per arricchire la “narrazione” e il proprio tornaconto elettorale e per cercare di ripulire l’immagine in declino della Capitale. Se la scelta di Monti di lasciar perdere è sembrata ragionevole ai più, quella di Renzi di insistere sembra piuttosto avventurosa e scarsamente supportata da dati economici e previsioni credibili. In una città che non se la passa molto bene, sarebbe prioritario risolvere i problemi quotidiani dei romani.

Sarebbe bene soprattutto ricordare che la Capitale è stata salvata più volte dal default, a partire dal 2008, quando il debito pregresso, stimato all'inizio in 9,6 miliardi, venne affidato a una gestione commissariale (cioè impacchettato in una sorta di bad bank e portato fuori dal bilancio capitolino), e poi anche da ulteriori interventi "salva-Roma", per coprire le successive falle di bilancio (e di extrabilancio) che con la gestione Alemanno il Campidoglio ha scaricato sui contribuenti romani. Il risultato è che oggi a Roma di fatto non c'è più un euro, il bilancio è irrigidito in una perenne emergenza e i romani versano un'addizionale Irpef monstre dello 0,9% (che ripaga solo in parte il debito pregresso, l'altra parte - 300 milioni all'anno - è a carico dello Stato, cioè degli altri contribuenti italiani). Ha senso che sia una Città in queste condizioni a correre il rischio finanziario delle Olimpiadi?

I costi fuori controllo di Atene 2004 diedero una spinta bella forte alla corsa della Grecia verso il baratro: per quanto in Italia ci siano oggi segnali, peraltro piuttosto timidi, di ripresa sarebbe meglio evitare di rischiare, data la situazione del Campidoglio. Anche a fronte di un CONI che sembra puntare sempre più ai grandi eventi, dietro cui però non si vede una programmazione nazionale per favorire lo sport nei piccoli centri, per fare muovere le persone sedentarie e per invogliare e far crescere i giovani e dotare i dilettanti di strutture adeguate.

I programmi del Governo e del Comitato Olimpico britannico hanno portato quasi 2 milioni di persone in più a fare sport. Noi abbiamo atleti olimpici che si allenano in palazzetti fatiscenti o sono costretti ad andare all’estero.