famiglia gay

Il Cardinale Bagnasco ha espresso una posizione durissima sulle unioni civili, che rischierebbero di "compromettere il futuro dell'umano". Se questo è il punto di partenza, è evidente come non ci sia possibilità di mediazione, né di conciliazione, con chi crede invece che il pieno riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali sia una risposta di libertà, tolleranza e modernità giuridica e un necessario (nonché tardivo) adeguamento agli standard civili che costituiscono la forza e l’identità di tutte le democrazie occidentali, con poche eccezioni, tra cui, purtroppo, quella italiana.

Questi toni ci riportano allo scontro politico degli anni settanta sul divorzio, giudicato allora da alcuni un attacco definitivo alla famiglia e alla società. Non è stato così. Dopo la legge sul divorzio il diritto di famiglia è progredito, ad esempio stabilendo la piena - e prima inesistente - parità giuridica dei coniugi.

È altrettanto evidente che anche dove è stato introdotto il matrimonio omosessuale, e al contempo si sono portate avanti politiche per la famiglia, non c'è stato alcuno sconquasso sociale, anzi, è anche aumentata la natalità, mentre in Italia si fanno meno figli, il welfare pro family è più povero e arretrato e tantissime coppie omosessuali sono costrette a organizzare la propria vita comune in un vuoto di diritto e di diritti ormai moralmente intollerabile.

Anziché ricercare compromessi che non sembrano oggi possibili, allora meglio tornare al metodo del divorzio: una buona legge fatta in parlamento senza vincoli di maggioranza e poi, se qualcuno vuole, un referendum popolare in cui gli italiani decidano liberamente se censurare o approvare la decisione delle camere.

@bendellavedova