La destra targata Salvini guarda a est e a Putin. Bye bye Europa e rivoluzione liberale
Istituzioni ed economia
Oggi la destra italiana - con la benedizione di Silvio Berlusconi e la guida di Matteo Salvini - ha mostrato il volto con cui intende presentarsi alle prossime elezioni: anti-europeo, anti-atlantista, anti-mercato, reazionario sui diritti, proibizionista, ossessivamente securitario, anti-rifugiati e anti-immigrati "a prescindere".
È una destra in crescita, con un messaggio potente, che ha riferimenti importanti in Europa, specie ad est e nella Russia di Putin. È evidente che questa destra rinnega e si lascia del tutto alle spalle la prospettiva di un centro-destra liberale e moderno e parla con un linguaggio che mischia in maniera velenosa e esplosiva le parole d’ordine dell’estremismo di destra e di sinistra.
Del centro-destra a vocazione europea e occidentale, quello che predicava la "rivoluzione liberale", l’ancoraggio atlantico e l’ispirazione liberista, non resta più nulla. Non è una novità di oggi: nel 2010 la rottura dentro il PDL che vide protagonista Fini e altri, di storie diverse dalle sua, come me, avvenne già su questi temi. Successivamente, la sbrigativa liquidazione dell’esperienza montiana, cui si deve il salvataggio di un’Italia portata sull’orlo del default, confermò che la cultura liberale e popolare europea, che l’allora premier italiano interpretava in modo autorevole, aveva cessato di essere il riferimento ed era diventato il principale avversario della destra italiana.
Questa scelta escludeva i liberali e quanti fossero animati da un vero spirito repubblicano. Si tratta degli stessi che oggi non hanno alternative all’essere fieri avversari di Salvini-Meloni-Berlusconi, per le stesse ragioni per cui sono avversari dell'antipolitica nichilista e ancora senza prospettive del Movimento 5 Stelle.
Il Governo Renzi che cambia direzione al centrosinistra, tiene la rotta sull'Europa e sull'euro, abolisce l'articolo 18, riforma la Costituzione e avvia, pur con contraddizioni, una serie di riforme importanti in materia di diritti e di giustizia, e subisce per questo la scissione dell’autoproclamata "sinistra italiana", è oggi l'interlocutore non solo naturale, ma obbligato dei liberali, liberisti e libertari e di quanti vogliono perseverare su di un percorso riformatore per avere più libertà, più mercato, e più “Occidente”. Lo scontro è e sarà duro, ma non ci si può chiamare fuori.