L'ultimo sviluppo in Europa: i russi sono molto preoccupati dall'atteggiamento aggressivo di Svezia e Finlandia. Due paesi neutrali.

Quando parliamo di Svezia e Finlandia, raramente questi nomi evocano l'idea di paesi guerrafondai. La Svezia, in particolar modo, è rimasta neutrale per due secoli. È dai tempi delle guerre napoleoniche che è uscita dalle pagine dei libri di storia militare. Il pacifismo svedese, alimentato da leader come il socialista Olof Palme, era alla testa del movimento per il disarmo nucleare unilaterale, ai tempi del confronto duro con l'Urss.

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Quanto alla Finlandia, i più appassionati di storia di giornalismo ricordano le cronache di Indro Montanelli, nel 1939 e 1940, quando il paese nordico resistette eroicamente all'invasione sovietica. Caso unico, in tutta l'Europa orientale, di paese che si salvò dall'occupazione staliniana (benché, dal 1941 al 1944, fosse alleato con i nazisti), dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale essa divenne neutrale e sotto la diretta influenza di Mosca in tutte le decisioni che riguardavano la politica estera. "Finlandizzazione", nel mezzo secolo di Guerra Fredda, divenne sinonimo di asservimento al Cremlino. Dopo il collasso dell'Urss, la Finlandia ha scelto di restare neutrale. Ha aderito all'Unione Europea, ma non alla NATO.

Ebbene, questi due paesi caratterizzati da una storia recente tutt'altro che guerrafondaia, sono considerati una minaccia potenziale da Mosca. Dopo la dichiarazione congiunta, la settimana scorsa, dei cinque ministri della Difesa della NORDEFCO (la cooperazione per la difesa del Nord che include Islanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia) sulla necessità di una più stretta collaborazione, la risposta del Ministero degli Esteri russo è stata dura. Il comunicato russo parla di "grande preoccupazione" per la "forte convergenza della Finlandia e della Svezia verso la NATO". La Russia, in questo modo, entra a gamba tesa nel dibattito pre-elettorale della Finlandia, dove si voterà il prossimo 19 aprile per il rinnovo del parlamento. La politica di difesa finlandese, nonostante la neutralità e il budget ridottissimo (Helsinki spende l'1,4% del Pil per le forze armate, ridotto a 1,36% l'anno scorso), sta tornando al centro dell'attenzione.

Ma cosa avranno mai detto i cinque ministri di paesi di cui tre (Norvegia, Danimarca e un'Islanda completamente priva di forze armate) sono membri della NATO e gli altri due sono neutrali? Nel summit del 10 marzo scorso, il ministro della difesa svedese Peter Hultqvist e il ministro dell'economia Magdalena Andersson si sono detti disponibili a varare un programma di riarmo per il prossimo quadriennio con un supplemento di spesa pari a 5,9 miliardi corone svedesi. Il programma prevede anche un potenziamento delle forze armate sull'isola di Gotland, considerata la sua posizione strategica nel mar Baltico.

I ministri dei cinque paesi si sono detti pronti a rafforzare i meccanismi di condivisione delle informazioni sul monitoraggio dello spazio aereo. A ridurre i tempi di reazione rapida dei loro aerei da interdizione. Ad approfondire la cooperazione militare. A condurre esercitazioni comuni con membri della NATO, soprattutto con i tre Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e con gli Stati Uniti, che il prossimo maggio parteciperanno alle manovre Arctic Challenge. Questa intensificazione di contatti con la NATO non include, tuttavia, una richiesta di accesso diretto all'Alleanza, né la NORDEFCO intende sostituire il ruolo della NATO nella regione scandinava e artica. Inoltre, la NORDEFCO non prevede alcun obbligo di intervento al fianco di un paese eventualmente aggredito.

È abbastanza chiaro, però, che le misure adottate dai cinque Paesi nordici siano una risposta alla Russia. Come si legge nella stessa dichiarazione dei cinque ministri, pubblicata sul quotidiano norvegese Aftenposten: "L'aggressione russa all'Ucraina e l'annessione illegale della Crimea sono violazioni della legge internazionale e di altri accordi internazionali. La condotta russa rappresenta la più grave sfida alla sicurezza europea. Di conseguenza, la situazione della sicurezza nelle aree adiacenti ai Paesi nordici (i Paesi baltici, ndr) è sensibilmente peggiorata nel corso dell'ultimo anno. Dobbiamo essere pronti a far fronte a possibili crisi o incidenti". La dichiarazione specifica che: "Dobbiamo guardare alle azioni concrete della Russia, non alla retorica del Cremlino. La Russia sta effettuando ingenti investimenti economici per rafforzare la sua capacità militare. I leader nazionali hanno mostrato di essere pronti a fare un uso pratico ed efficace della forza militare per raggiungere i loro scopi politici, anche se ciò implica la violazione della legge internazionale (...) Le forze armate russe stanno agendo in modo aggressivo sui nostri confini e vi sono state numerose violazioni dei confini delle nazioni baltiche".

Paranoia? Non proprio. Gli incidenti militari fra Russia e Paesi della NATO o neutrali sono stati almeno 66 nel corso di un anno solo. Di questi, la stragrande maggioranza è avvenuta nel Baltico e ha coinvolto almeno un Paese della NORDEFCO. Un elenco di questi episodi, per lo meno di quelli conosciuti, è disponibile anche pubblicamente. I russi violano sistematicamente lo spazio aereo dei Paesi baltici, dimostrando tutta la loro aggressività nei loro confronti. Con i Paesi scandinavi sono più attenti, non penetrano il loro spazio aereo, ma mostrano loro un atteggiamento estremamente ostile, sia conducendo esercitazioni d'attacco che hanno la Svezia e la Finlandia come bersaglio, sia usando metodi a dir poco spericolati, come volare con i transponder spenti, rischiando collisioni con aerei civili.

Il 12 dicembre scorso, ad esempio, un aereo svedese ne ha sfiorato uno russo, che volava "invisibile" sfuggendo ai radar. Un incidente analogo si era verificato nel marzo del 2014, proprio mentre i russi stavano occupando la Crimea. Ancora più grave delle provocazioni in aria, è stato un oscuro episodio navale, avvenuto fra il 17 e il 24 ottobre 2014 al largo di Stoccolma. L'intelligence svedese era sicura che un sottomarino russo fosse entrato nelle acque territoriali. Tuttavia, dopo una settimana di caccia, non è stato trovato nulla. I russi negano di aver mandato un sottomarino in quelle acque. Gli svedesi, invece, ne sono assolutamente convinti e affermano di aver raccolto abbastanza indizi in merito.

Ma i Paesi scandinavi, da un punto di vista militare, interessano qualcosa agli strateghi russi? Sì, a giudicare dalle manovre militari periodiche effettuate dalle forze armate di Mosca. E non è una novità. La manifestazione di ostilità più impressionante si è avuta nelle manovre Ladoga 2009, nei confronti della Finlandia. In quell'occasione, i russi hanno simulato un'invasione preventiva del Paese neutrale, nell'ambito di operazioni militari contro i Paesi baltici. Uno scenario da 1939, insomma. Nel 2010, il comando di tutte le forze russe contrapposte all'Europa è stato unificato nel Distretto Militare Occidentale, così da coordinare eventuali operazioni sul teatro di guerra europeo e nordico. Nelle manovre Zapad 2013, la Finlandia è stata oggetto dell'attenzione di una delle esercitazioni più grandi mai condotte da Mosca dopo la fine della Guerra Fredda.

Nell'ambito della riforma dell'esercito russo, avviata cinque anni fa, al confine finlandese sono stati posizionati depositi in grado di equipaggiare 6 brigate rapidamente mobilitabili, più 2 nuove brigate specializzate nel combattimento artico. La Finlandia guarda al vicino russo con crescente preoccupazione e la sua lenta marcia di avvicinamento alla NATO e alla Svezia non è affatto una novità di quest'anno, anche se la crisi militare in Ucraina ha contribuito ad accelerarla. Quanto alla Svezia, è stata particolarmente inquietante un'esercitazione aerea del marzo 2013, quando bombardieri della marina russa Tu-22M3 Backfire hanno simulato un attacco notturno su Stoccolma e altri bersagli della Svezia meridionale. I Backfire possono anche portare missili a testata nucleare ed è questo dettaglio che ha particolarmente impressionato l'opinione pubblica svedese. Oltre al fatto che, in quella circostanza, i caccia si sono alzati in volo troppo tardi, dimostrando un'impreparazione dell'apparato difensivo. E questo avveniva quasi due anni prima dell'incidente del presunto sottomarino russo al largo di Stoccolma.

Ci si potrebbe domandare, ora, perché mai i Paesi scandinavi dovrebbero interessare gli strateghi russi. In base a quale logica si esercitano per combatterli, nella disgraziata ipotesi che scoppi una guerra? Le risposte sono molte. A parte la vecchia considerazione strategica sulla Finlandia, che è vista come porta di accesso a Pietroburgo (e lo fu effettivamente, dal 1941 al 1944, durante l'assedio della città, allora Leningrado), tutta la regione scandinava verrebbe automaticamente coinvolta in caso di conflitto fra la Russia e i Paesi baltici. L'isola di Gotland (Svezia) e le isole Aland (Finlandia) sono posizioni strategiche importanti per controllare il Baltico settentrionale e per sbarrare la strada dei rinforzi NATO a Estonia, Lettonia e Lituania. Quasi non è concepibile alcuna operazione contro questi tre piccoli membri della NATO che non coinvolga direttamente anche Finlandia e Svezia, nonostante la loro neutralità.

Inoltre, non è da sottovalutare la possibilità che le regioni settentrionali della penisola scandinava (Lapponia finlandese e svedese inclusa) servano alla Russia come retroguardia del nuovo fronte che essa sta allestendo, nella regione artica. L'Artico è considerato un interesse prioritario, sia dal comando militare che dal governo della Russia, a causa dei ricchi giacimenti di petrolio che si possono trovare nei suoi fondali. Per capire le linee di faglia della nuova guerra fredda, bisogna soprattutto guardare la mappa del mondo rovesciata, con il Polo Nord al centro. E si noterà la presenza di molte nuove basi russe, sia aeree che navali. Mentre sempre più truppe sono addestrate per il combattimento nelle regioni artiche e i ricercatori militari sono all'opera per trovare carburanti e materiali che non congelino a temperature bassissime. La Scandinavia si trova in mezzo a questi due potenziali teatri di guerra: Baltico e Artico. Per quanto tempo, ancora, la Svezia e la Finlandia potranno mantenere la loro storica neutralità?