La Google car apre un nuovo fronte nello scontro attuale tra Uber e i taxi di Milano e di tutte le città del mondo. La nuova "macchinina" prodotta dal colosso di Mountain View apre di fatto nuovi scenari competitivi.google-car

Milano si è appena confrontata con l'ultimo blocco dei taxi, in protesta contro Uber e Uberpop; a distanza di pochi giorni viene presentata la prima automobile driverless, senza conducente, del colosso internet.

Google stava lavorando da anni a questo progetto, che di fatto va in parallelo con lo sviluppo di Google Maps, l'arcinoto servizio di mappe e geolocalizzazione. Infatti l'automobile presentata, che può viaggiare a 40 chilometri orari per circa 160 chilometri, si basa su una tecnologia radar che permette di evitare gli ostacoli e può circolare praticamente ovunque, basta che esistano e siano aggiornate le mappe. In pratica, i ricercatori di Mountain View hanno messo a punto un'auto che potrebbe fare a meno del guidatore "umano".

Google non è il solo "produttore" interessato alle macchine "autonome", dato che anche alcune grandi case automobilistiche stanno lavorando a progetti simili.
Questa tendenza deriva dal fatto che si ritiene che il tempo trascorso in auto a guidare potrebbe essere utilizzato per altre attività, dalla lettura di un libro fino al lavoro vero e proprio. Un altro motivo per cui la tecnologia driverless incontra il favore di molti è il grande numero di incidenti stradali, che -si ritiene - le auto "autonome" potrebbero ridurre grazie a delle impostazioni di "guida intelligente".

Tuttavia, molti consumatori vorranno certamente continuare a guidare da soli la propria auto, e dunque probabilmente si svilupperà una tecnologia mista, che integrerà gli elementi salienti di un'auto senza conducente con la possibilità da parte del guidatore di passare alla guida manuale quando preferisce.

La rivoluzione tecnologica avanza e questo è sicuramente positivo per i consumatori, ma è chiaro che vi sia invece una resistenza nelle categorie che di fatto escono "perdenti" da questa sfida.

In principio è stato il car sharing, sviluppato da parte di alcuni produttori di automobili, che tramite le app e la geolocalizzazione permetteva un uso efficiente dei veicoli in città. Un'auto privata, in una giornata-tipo, viene utilizzata solo per il 4 per cento del tempo: una condivisione del veicolo, se ben impostata dal punto di vista logistico, permette una maggiore efficienza nel suo utilizzo, senza diminuirne d'altro canto la comodità.

Contemporaneamente le app come Uber hanno cominciato a svilupparsi in tutto il mondo. La condivisione della propria auto, proposta tra gli altri da Uberpop, è poi la naturale evoluzione del servizio: questo tipo di evoluzione è avvenuto anche in settori completamente diversi dal trasporto pubblico, si veda ad esempio l'hotellerie. Il sito AirBnB, "bacheca" che permette ai privati di affittare una stanza della propria casa (o, dove la burocrazia lo permette, l'intera abitazione) per brevi periodi, è diventato nel giro di pochi anni un punto di riferimento nel settore dell'ospitalità.

Uberpop non fa altro che mettere in contatto coloro che vogliono offrire un "passaggio in auto" con coloro che invece lo cercano. È semplicemente un'app, non troppo diversa dal servizio "BlaBla car"; quest'ultimo, però, essendo concentrato su tratte a lunga percorrenza, non entra in concorrenza con i taxi.

La spinta all'evoluzione di questo tipo di servizi arriva principalmente dalla crescita degli smartphone e di internet veloce sui dispositivi mobili, ma è anche la tecnologia della mobilità propriamente detta che sta facendo passi da gigante negli ultimi anni, stimolata dal forte bisogno di innovazione che esiste nel settore.

Ora arrivano le auto driverless e Google, azionista anche di Uber, sta cercando di cementare con quest'ultima una partnership per arrivare al passo successivo rispetto al "noleggio con conducente": il noleggio di auto senza conducente.

Pochi se ne rendono conto, ma auto parzialmente o completamente "autonome" sono oggi una realtà, e potrebbero arrivare sulle nostre strade tra nemmeno dieci anni: in questo scenario, l'alleanza tra Uber e Google rientra nel novero delle probabilità.

Come avviene per tutti i servizi, saranno poi i consumatori a scegliere la soluzione migliore. Il caso di Uber fa scuola: il servizio di fatto è più caro di un taxi, ma evidentemente è percepito come più affidabile del taxi tradizionale, visto anche il sistema di referenza. La concorrenza sulle strade aumenta la possibilità per i consumatori di scegliere l'opzione migliore e più conveniente, dal trasporto pubblico locale, al car sharing, passando dai taxi fino alle applicazioni per mobile.

È impossibile pensare di bloccare per legge questo flusso evolutivo derivante dalla tecnologia. Il luddismo potrà resistere per qualche anno, ma, di fronte a colossi quali Google che vogliono investire per trovare la risposta ad un'esigenza quanto mai reale e pressante nelle nostre città, anche gli interessi di categoria tenderanno ad essere ridimensionati.

Chiudere gli occhi di fronte all'arrivo di questa evoluzione non serve a nulla: la categoria dei taxisti, che facendo muro contro qualunque tipo di innovazione del trasporto pubblico si sta condannando alla marginalità, potrebbe invece imparare a sfruttare il cambiamento a proprio vantaggio. Chi s'illude di resistere all'assedio dell'innovazione con la forza bruta, barricandosi nel proprio fortino, è destinato, prima o poi, a essere sconfitto, se non altro per ragioni temporali; chi accetta i cambiamenti e li governa con intelligenza, invece, può garantire un futuro migliore a se stesso e agli altri. Ci pensino, prima dei prossimi lanci di uova.