Disney big

Lo scorso 12 novembre Disney ha lanciato Disney+, il suo nuovo servizio di streaming a pagamento à la Netflix (tecnicamente “SVOD”, cioè “subscription video-on-demand”), negli Stati Uniti e in alcuni altri Paesi campione come l’Olanda per l’Europa. Atteso per marzo 2020 l’italico lancio, in compagnia di varia valanga di Paesi europei, americani e asiatici. Di tale evento si è già detto o scritto molto, ma vale la pena ripetere quanto epocale sia per la tv e il cinema tutti. Al delinearsi dei piani di Disney, infatti, tutti i principali produttori e distributori di contenuti presenti (es. Warner, Universal, Viacom/CBS) e futuri (es. Apple, Amazon, Google) hanno deciso di unirsi alla corsa, annunciando un proprio servizio pronto al lancio. L’obiettivo? Stanare Netflix dalla sua posizione di prima della classe, raggiungere gli spettatori nella direzione verso la quale si stanno muovendo, aumentare i margini scavallando l’intermediazione delle piattaforme tradizionali (vedi Sky), aumentare visibilità e sfruttamento delle proprie librerie di contenuti e relative “IP” (ie. proprietà intellettuali). Difficile stimarne gli effetti, a parte un paio di certezze: aumento dell’irrilevanza delle piattaforme nazionali o regionali sulla definizione di gusti, costumi e immaginario del pubblico (in barba al fantomatico Netflix italiano annunciato qualche tempo fa da Di Maio); sconcerto e disorientamento dello spettatore tapino, che si troverà un complesso puzzle di contenuti e piattaforme da affrontare ogni sera che vuole guardare una serie o un film. A beneficio del lettore, ci proviamo nell’ardua mappatura dei principali soggetti (piattaforme sportive escluse):

Netflix: esiste dal 2007 (2015 in Italia), due milioni di abbonati in Italia e 158 nel mondo. La prima a costare molto poco (pacchetto base sotto i 10 dollari/euro) e a permettere abbonamento/cancellazione immediati. Sta cercando difensivamente di aumentare la quantità dei propri contenuti originali per compensare l’ingente perdita di titoli che affronterà nei prossimi anni. È infatti destinata a subire il maggiore impatto dall’ondata di nuovi lanci: un recente studio del WSJ stima che oltre il 40% dei suoi clienti è pronto a cancellare l’abbonamento per iscriversi a uno dei nuovi servizi. Accusata talvolta di privilegiare contenuti adolescenziali e sensazionalistici o di schiacciare la profondità e neutralizzare le nuance di storie e personaggi pur di “agganciare” l’interesse dello spettatore, Netflix resta comunque una piattaforma capace di produrre opere autoriali ad alto budget come Roma e The Irishman che altrove non sarebbero mai state realizzate, a fianco a titoli di grande successo e impatto culturale (es. Stranger Things, La casa di carta).

Amazon Prime Video: esiste dal 2011 (2016 in Italia). Offerta gratuitamente agli abbonati Prime (servizio consegne), 100 milioni al mondo. È voce ancora marginale nell’impero Amazon, ma ha un valore crescente. La prima a competere globalmente con Netflix, offre una discreta selezione di contenuti originali spesso di pregevole valore artistico (es. Fleabag, Homecoming) e una corposa libreria di contenuti terzi, soprattutto film. Dovrà cercare un’identità chiara nella battaglia tra piattaforme o verrà deprioritizzata dagli spettatori.

Disney+: appena lanciata (marzo 2020 in Italia). Offre a prezzo aggressivo (7 dollari/mese) la totalità dei contenuti del mondo Disney (inclusi Marvel, Guerre Stellari, Pixar, National Geographic e Fox), in esclusiva nella prima finestra di sfruttamento televisivo. Ambiziosa line-up di futuri contenuti originali (es. The Mandalorian). Orientato al pubblico familiare, conta di raggiungere 60-90 milioni di abbonati entro il 2024.

Apple tv+: lanciata nel mondo il primo novembre 2019, offre una limitata selezione (una decina a oggi) di film e serie tv originali con grandi nomi collegati (es. Steven Spielberg, JJ Abrams, Oprah Winfrey). Ha il prezzo più basso del gruppo (5 dollari/euro al mese). Si tratta di un servizio in abbonamento disponibile nella più ampia Apple TV app, che include anche l’ex iTunes store (acquisto film a pagamento). Voci di un possibile accoppiamento commerciale con Apple Music e Apple NewsPlus, che la renderebbero più interessante.

HBOMax: lancia nella primavera 2020. Unisce tutta la cospicua libreria di Warner Media (WB, HBO, Turner), da Trono di Spade a Cartoon Network passando per Harry Potter e DC Comics. Potrebbe essere la più cara del gruppo (16/17 dollari al mese). In Italia si dice potrebbe non lanciare a seguito di un recente accordo di distribuzione dei contenuti WarnerMedia su Sky.

Peacock: aprile 2020. La struttura commerciale sarà ibrida con almeno un pacchetto gratuito con pubblicità e uno a pagamento con più film e senza pubblicità. I titoli presenti non sono ancora definiti ma si può dire che farà riferimento all’ampio bacino di NBC e Universal, da Jurassic Park a Suits. In Italia realisticamente includerà anche film e serie di Sky e Vision e potrebbe essere integrata nelle esistenti NowTV e Sky Go.

Altre di rilievo:

  • TimVision: principale SVOD in Italia, con ampio catalogo e alcune produzioni originali, spesso accoppiato all’abbonamento TIM. Offre anche negozio di film digitali
  • Infinity: lanciato da Mediaset nel 2013, offre ricca selezione di serie tv e film. Molti di questi finiranno su HBOMax e Peacock altrove. Se integrato con MediasetPlay potrebbe ampliare il proprio bacino
  • Hulu: 30 milioni di abbonati negli Stati Uniti. Disney ne è proprietaria e vuole farne la casa dei propri contenuti per adulti (vedi Fox e FX) e prevede lancio internazionale a breve
  • Youtube Premium: 12 euro al mese, offre una selezione di contenuti originali Youtube (es. Cobra Kai), oltre che YoutubeMusic e Youtube senza pubblicità
  • PlutoTV: gratuito, la risposta “AVOD” (“advertising video-on-demand”) di Viacom/Paramount/CBS
  • Quibi: lancia nel 2020, primo SVOD dedicato a contenuti brevi di qualità cinematografica per fruizione da mobile, target giovane. Fondatore: Jeffrey Katzenberg (vedi Dreamworks)
  • RakutenTV: offre gratuitamente limitata selezione di film AVOD, oltre che un negozio di film digitali
  • HuaweiVideo: SVOD e negozio digitale, disponibile solo su apparecchi Huawei
  • IMDB TV: è di Amazon, offre numerosi canali, film e serie gratuitamente, modello AVOD anche qui
  • Tubi: AVOD, 25 milioni di utenti attivi negli Stati Uniti