olimpiadi2026

L’occasione di poter ospitare le Olimpiadi invernali 2026 in Italia fra Lombardia (Milano ma anche la Valtellina), Veneto (Cortina d’Ampezzo, Verona) e Trentino Alto Adige (con la mancata adesione di Torino alla proposta di candidatura) ha riaperto il dibattito sui grandi eventi in Italia, i loro effetti territoriali e le modalità più efficaci di gestione.

A fronte di un grande impegno, la manifestazione in sé ha di norma un decorso molto breve e sono quindi fondamentali gli effetti di lunga durata che riesce a produrre, insieme all’“eredità” che è in grado di lasciare in un determinato contesto urbano e territoriale. La significativa quantità di risorse coinvolte nell’organizzazione di un grande evento (non solo di tipo economico, ma anche simboliche, istituzionali, relazionali, sociali ecc.) dovrebbe rappresentare un’opportunità per innescare un processo durevole in grado di autosostenersi nel tempo e che possa risultare, almeno in parte, pre-configurato a monte.

In questo quadro, il riutilizzo delle strutture, e la previsione ex ante delle nuove destinazioni d’uso, si rivela un indicatore di un’oculata programmazione e gestione dell’occasione come risorsa permanente per la città. L’evento ha di solito una funzione decisiva nel favorire l’innesco di meccanismi latenti o inerziali, sbloccando finanziamenti, accelerando procedimenti burocratici e - più in generale - incrementando la capacità istituzionale. Inoltre, si tratta di occasioni straordinarie per (ri)definire l’immagine e promuovere potenzialità e nuovi processi di sviluppo.

Il grande evento permette di attivare forme di marketing urbano, cioè attività di promozione e comunicazione rispetto a potenziali visitatori e investitori: le manifestazioni possono costituire dei “fiori all’occhiello” su cui investire forti valenze simboliche. Alcune città europee, a partire dall’esperienza pionieristica di Barcellona, sono diventate dirette e autonome protagoniste della scena internazionale grazie a eventi che hanno permesso loro d’inserirsi in circuiti economici innovativi, attirando dall’esterno nuove risorse, finanziarie e umane, e incrementando i propri flussi turistici e culturali.

I grandi eventi possono essere un’opportunità per sperimentare un nuovo stile di governo territoriale (in questo caso le regioni coinvolte sono tre) e forme innovative di coordinamento tra diversi attori (istituzionali e non), partnership pubblico-privato, forme di partecipazione e consenso preventivo su scelte di fondo, il cui successo dipende in larga parte dalla capacità del sistema locale d’integrare aspetti fisici, sociali, economici e ambientali nel quadro delle scelte con attenzione a forme di sviluppo sostenibile, tema ormai entrato a far parte del dibattito su questo tipo di manifestazioni.

Dopo il caso delle Olimpiadi di Atene del 2004 (che sono state una delle concause della crisi economico-finanziaria greca), nelle realtà urbane del mondo occidentale, i grandi eventi sembrano aver esaurito gran parte di quella forza propulsiva di rinnovamento urbano per rilevanti progetti di trasformazione, che a lungo ha alimentato le retoriche con cui si ricercavano, si costruivano e si accompagnavano queste opportunità. Sarà quindi interessante seguire le evoluzioni della vicenda Milano-Cortina 2026.