Flixbus

(Public Policy - stradeonline.it) 120 città italiane collegate, 1000 destinazioni europee, circa 3 milioni di clienti in un solo anno e mezzo di attività in Italia. Eppure ad alcuni il successo di Flixbus, la compagnia italo-tedesca di autobus lowcost, dà fastidio.

Già all’inizio del 2016 qualche concorrente indispettito sollecitò con un esposto il ministero dei Trasporti a chiedere un parere all’Antitrust sulle politiche di prezzo per così dire 'aggressive'. L’Authority rispose seccamente che “trattandosi di un mercato liberalizzato, ogni eventuale vincolo normativo o regolamentare alla libertà tariffaria delle imprese” sarebbe stato “in aperto contrasto con i principi e le norme a tutela della concorrenza”.

Ma il Milleproroghe, si sa, dà sempre una chance alla cattiva politica. E così a salire in cattedra sono i senatori fittiani e pugliesi, Tarquinio, Bruni, Perrone e D’Ambrosio Lettieri, per l’occasione molto Conservatori e poco Riformisti.

Con un emendamento, definito “una gravissima forzatura” dal relatore del Milleproroghe alla Camera, Andrea Mazziotti, i quattro cambiano le regole del mercato e tagliano fuori dal settore dei servizi d’autobus interregionali l’offerta di Flixbus, mettendo al bando il suo innovativo modello di business, perché prevedono che le autorizzazioni possano essere rilasciate solo a raggruppamenti d'impresa, la cui capogruppo svolga come attività principale il servizio di trasporto su strada. Poichè Flixbus è una piattaforma online e utilizza fornitori esterni per i servizi di trasporto, viene così esclusa dalle possibili autorizzazioni.

L’emendamento – alla quinta riformulazione - ha però un chiaro mandante: si chiama Giuseppe Vinella ed è presidente nazionale dell’Anav, la Confindustria dei trasporti. In realtà l’80% delle imprese che lavorano con Flixbus sono iscritte ad Anav, ma Vinella è più che un semplice presidente e ha a cuore qualche altro interesse diretto e particolare oltre che quello diffuso e legittimo della sua categoria.

Vinella, classe 1963, è infatti amministratore delegato di Sita Sud srl (presieduta dal padre Luciano) e consigliere delegato della Marozzi srl, due società del gruppo Finsita Holding Spa che viaggiano sulle stesse strade di Flixbus,"colpevole" di aver aperto circa 10 linee che collegano il Nord alla Puglia.

Insomma, la provincia opposta all’Europa, la conservazione del piccolo contro l’innovazione verso progetti più ampi, capaci di generare un indotto di circa 1000 posti di lavoro e un valore di più di 25 milioni di euro.

Se da oggi l’Italia è un Paese meno concorrenziale e meno appetibile per gli investimenti privati, anche stranieri, nel settore degli autobus, la colpa però non è di Vinella, ma di quella politica complice che accetta di sostenere, anche distrattamente, simili emendamenti. A poco valgono, infatti, a provvedimento chiuso, i dispiaceri di Sergio Boccadutri (Pd) da un lato e Daniele Capezzone (Conservatori e Riformisti) dall’altro. Entrambi i loro partiti hanno votato quella norma.

Al di là del quadro politico la vicenda ci lascia due strascichi tristi.

Il primo. Oggi, mentre stanno per iniziare i 90 giorni di tempo entro i quali Flixbus dovrà adeguarsi alla nuova norma, tassisti e ambulanti scendono (ancora una volta) inutilmente e chiassosamente in piazza per difendere i propri interessi. Come al solito, nessuno difende quelli dei cittadini consumatori.

Il secondo, ancora più mesto. A venire messa in discussione non è un’azienda, ma un principio promosso e praticato da giovani. Flixbus nasce come una start-up tra ragazzi in Germania e poco più che trentenne è il suo country manager in Italia. Insomma, dalla Puglia, dal Sud capace di innovarsi solo lentamente arriva un duro colpo a un’idea figlia di giovani che collega altri giovani nell’Europa giovane.

Quell’Europa libera e liberal che viaggia e scambia idee, che partendo dai problemi e dalle rigidità dell’esistente allarga gli orizzonti e individua, condivide e sperimenta soluzioni inedite. Sempre guardando al futuro, creando lavoro e ricchezza. Da oggi, in Italia, un po' di meno.

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