Vendere sì, coltivare no. L'ipocrisia europea sugli Ogm
Innovazione e mercato
“Non possiamo permettere una divisione del mercato interno europeo. Va bene vietare la coltivazione di Ogm all'interno del proprio Stato membro, ma la commercializzazione di questi prodotti è una cosa diversa”. La frase, pronunciata dall’eurodeputato - ed ex ministro dell’agricoltura - Paolo De Castro, rivendica fino in fondo l’ipocrisia europea sugli organismi geneticamente modificati, subito dopo il voto della commissione agricoltura dell’europarlamento che rigetta la possibilità di vietare il commercio di Ogm da parte degli stati membri. I quali potranno vietarne sì la coltivazione, ma non possono vietarne la commercializzazione. La ragione è semplice: l’industria mangimistica del vecchio continente dipende dalle importazioni di mais e soia geneticamente modificata, e non può più farne a meno. Perché sono qualitativamente migliori, perché costano meno, e perché la produzione europea, soprattutto di soia, non è sufficiente a coprire la domanda.
E’ il prezzo della psicosi collettiva sugli Ogm, che la politica preferisce assecondare e scaricare sulle spalle degli agricoltori invece che su quelle dell’industria, avendo ormai rinunciato a legiferare in materia in maniera coerente con le evidenze scientifiche. E ai consumatori si potrà continuare a dire che no, gli Ogm non ci sono, mentre ci sono eccome, nei mangimi che nutrono le stalle di tutta Europa e di tutta Italia, da cui escono i prodotti che finiscono sulle nostre tavole.
Ed è il prezzo del patto di non belligeranza con le multinazionali del settore, che hanno accettato di abbandonare l’Europa, di non insistere con la richiesta di liberalizzazione delle coltivazioni, a condizione che l’Europa continui ad essere un mercato aperto all’importazione di prodotti transgenici coltivati all’estero. Un mercato che oggi non solo è aperto, come è giusto che sia, ma in molti paesi - tra cui l'Italia - interdetto di fatto alla concorrenza delle produzioni interne. Com'era quella storia secondo la quale non dovremmo coltivare Ogm per non favorire Monsanto e affini?
Ci sarebbero buone ragioni per andare con i trattori a spargere letame a Bruxelles, se le strade della capitale belga non fossero già invase da altri trattori, quelli di chi alla libertà di impresa preferisce il prezzo garantito - sempre superiore a quello di mercato - e che si fa rappresentare proprio da quelle corporazioni agricole che mentre protestano per i prezzi troppo bassi e per la fine - sia lodato il cielo! - del regime delle quote latte, vendono ai loro associati, dagli scaffali dei loro consorzi, mangimi a base di mais e soia Ogm importata dall’estero.