Tra il serio e il faceto, l'Independent se ne esce con una proposta che attirerà l'attenzione e la curiosità di molti: perché Apple non pensa a comprarsi la Grecia?

Riprendendo un articolo uscito su Bloomberg, il quotidiano inglese spiega che l'ipotesi, nata per scherzo durante una conferenza stampa dell'azienda di Cupertino, non è soltanto una boutade.

Grecia tecno

È vero che, tecnicamente, l' "acquisto" di un Paese da parte di una società è un concetto che non ha senso; tuttavia, mentre il monte di denaro accumulato da Apple, nonostante i generosi dividendi e gli investimenti in ricerca, continua a crescere fino ad arrivare a 194 miliardi di dollari, e il debito della Grecia rimane al 175% del PIL, ipotizzare un accordo finanziario tra le due entità non è poi così fantascientifico come potrebbe sembrare.

Leonid Bershidsky, autore dell'articolo su Bloomberg citato dall'Independent, fa i conti: cinque delle corporation americane più ricche e influenti del momento, vale a dire Apple, Microsoft, Cisco, Pfizer e Google, hanno, tra tutte, 439 miliardi di dollari di capitale che non vogliono investire negli USA per evitare la tassazione del 35% (comunque un sogno rispetto a quella italiana, NdR).

Se si mettessero d'accordo e impiegassero anche meno di metà di quel denaro (212 miliardi di dollari, ipotizza Bershidsky) per aiutare finanziariamente la Grecia, il debito del Paese arriverebbe a un più gestibile 70% sul PIL, liberando i greci dalle sgraditissime misure di austerity, l'Europa e l'area Euro da una pericolosa bomba a orologeria (con tutto quel che ne consegue in termini di "sgonfiamento" dei vari movimenti populisti e antipolitici), le cinque società da un mucchio di soldi di cui, letteralmente, non sanno cosa fare.

La Grecia, in cambio, potrebbe concedere ad Apple e compagnia un regime di tassazione estremamente agevolata nel caso esse decidessero di rilocarsi, in parte o del tutto, all'ombra del Partenone.

L'autore dell'articolo su Bloomberg sostiene che la soluzione proposta sia uno schema win-win: l'Unione Europea, pur non entusiasta degli analoghi accordi conclusi dall'Irlanda, e anzi, fattivamente impegnata a contrastarli, potrebbe essere incline a una maggiore indulgenza verso la Grecia, considerato che da un default del Paese avrebbe molto da perdere; gli Stati Uniti, dal canto loro, pur non entusiasti di perdere quel monte di denaro da tassare, potrebbero trovare conveniente non agire contro le cinque società, essendo azionisti di maggioranza di quel FMI che, come e più dell'Europa, non sarebbe certo contento di vedere la Grecia saltare

I ritorni, per Apple, Google, Pfizer, Microsoft e Cisco, sarebbero enormi: per una somma che è solo del 13% più alta rispetto alle tasse che dovrebbero pagare se mantenessero il capitale negli USA, si assicurerebbero la possibilità a lungo termine di investire capitali al di fuori degli USA a una tassazione bassissima.

La Grecia, poi, oltre a un sostanziale sgravio del debito, avrebbe anche il vantaggio di ospitare, con tutto ciò che ne conseguirebbe in ricerca, innovazione, lavoro qualificato etc., il quartier generale europeo di Apple e le altre: dovrebbe comunque, sottolinea Bershidsky, riformare seriamente la propria burocrazia e il settore dei pubblici servizi, diventando più business-friendly, pena l'incapacità di godere appieno dei benefit derivanti da uno scenario di questo tipo. Di certo, chiosa, la maggioranza dei greci non si opporrebbe a un progetto di questo genere.

"Ci vorrebbe solo - conclude Bershidsky - un po' di flessibilità per far funzionare questa strategia; tristemente, la flessibilità è proprio quello che sembra mancare completamente a tutti i coinvolti nella crisi greca. Dunque, è probabile che la Grecia continuerà a scivolare verso la bancarotta, mentre le maggiori società statunitensi continueranno ad accumulare denaro che non sanno come spendere".