Editoriale

27 Marzo 2014

Da Barack Obama Matteo Renzi ha preso molto: le slide, la comunicazione sui social, l’appuntamento con le scuole della nazione. Ha preso anche spunti di policy. Il Jobs Act, ad esempio. Nell’idea di Matteo Renzi, una legge-quadro sul lavoro; nell’idea di Obama, un acronimo: Jumpstart Our Business Startups Act. Il “Jobs” del Jobs Act di Obama quindi non è un sostantivo, e non è una legge sul lavoro.

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26 Marzo 2014

In questo periodo di crisi, più che in altre fasi storiche, nel nostro paese un numero crescente di imprese del settore privato, e con esse i lavoratori e le loro famiglie, fanno i conti con il termine “esuberi” e con le conseguenze che esso si porta dietro. Parlare di esuberi con riferimento ai dipendenti pubblici, invece, è sempre stato una sorta di tabù linguistico. Qualcosa di impronunciabile.

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25 Marzo 2014

L'antieuropeismo vincente non è storicamente un prodotto del fallimento europeo, ma di una sindrome politico-culturale pre-europea, che negli anni delle vacche grasse era rimasta latente, ma non invisibile e che la crisi economica ha slatentizzato. L'Europa si disarticola così lungo la linea dei propri confini interni e si dissolve ai propri confini esterni. La Francia profonda rinnega Bruxelles e l'Europa profonda rinnega l'Ucraina europea.

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24 Marzo 2014

“Non è che l’inizio” – giubila Marine Le Pen. Ma l’inizio di cosa? L’inizio della fine del Partito socialista, certamente, sebbene ampiamente annunciata. Oppure la fine del bipolarismo, come si legge sulla stampa francese, ma questa più che politologia è cronaca. È la fine probabilmente solo di un modo di fare politica dal pulpito, dando il consenso per scontato, confidando sulla trazione inerziale della appartenenza, quando evidentemente non è più così, e non lo è più da tempo.

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20 Marzo 2014

La retorica sugli sprechi e più in generale la vulgata anti-casta ha ufficializzato l'idea (a cui gli elettori vogliono credere e gli eletti vogliono che gli elettori credano) in base alla quale i soldi mancano perché qualcuno se li è rubati e per restituire all'Italia la prosperità, che essa merita, sarebbe sufficiente giocare a guardie e ladri con i delinquenti del Palazzo. L'Italia si è così ideologicamente accomodata nell'illusione più autoindulgente e fatale, rifiutando di ammettere che la spesa "sprecata" è andata per il 99% nelle tasche non dei politici, ma dei loro clienti, gli elettori e che il declino italiano, rispecchiato fedelmente nell'andamento dei conti pubblici e dell'economia degli ultimi decenni, è stato a tutti gli effetti il prodotto della nostra "democrazia di scambio".

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19 Marzo 2014

C'è un equivoco di fondo nel dibattito politico italiano: che esista una contrapposizione tra rigore e crescita, come se il primo inibisse la seconda o come se la crescita avesse bisogno di finanze pubbliche allegre o comunque in deficit per realizzarsi. Tale contrapposizione non esiste, così come non esiste alcuna correlazione tra l'euro e la crisi economica italiana. C'è chi vuol trascinare il confronto politico-elettorale dei prossimi due mesi sul campo della demagogia, in uno sterile dibattito "3% sì, 3% no" o "euro sì, euro no".

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18 Marzo 2014

La Merkel ha ieri augurato lunga vita al premier italiano, non perché le sta simpatico e le ha regalato la maglia di Mario Gomez, ma perché un'Italia alla deriva e alla mercé dell'anti-europeismo grillino e berlusconiano è l'ultima cosa di cui Berlino sente oggi il bisogno. In un Paese che continua democraticamente a ballare sull'orlo dell'abisso e in cui almeno sei elettori su dieci voteranno il prossimo maggio per i partiti del "si stava meglio quando si stava peggio", la Merkel non ha interlocutori migliori o meno peggiori di Renzi. E d'altra parte Renzi sa che con Berlino un accordo è difficile, ma una guerra è impossibile.

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17 Marzo 2014

Nutriti di kantismo, numerosi europei si sono convinti che la guerra fosse ormai impossibile. A casa loro. La Siria è un'altra cosa. Si sono sbagliati. Con l'occupazione della Crimea, un piccolo pezzo d'Europa, Vladimir Putin ha dichiarato la guerra. All'Ucraina. Ma non solo. All'Europa. Alla comunità mondiale delle democrazie. Alla società russa. Che l'abbia fatto senza una formale dichiarazione di guerra, con soldati senza segni di riconoscimento, nè divise ufficiali rafforza la gravità dell'atto. L'Europa può certo tornare ai tempi della «drôle de guerre» (settembre 1939 - maggio 1940). Oggi come ieri, sulla prima pagina dei giornali: scandali di ogni genere, sfilate di moda, fusioni di grandi imprese, prossime e determinanti elezioni, importanti competizioni sportive, disoccupazione... e qualche notizia su quanto avviene fuori dai nostri confini. Oggi, in Ucraina. È lontana l'Ucraina. Bruxelles-Kiev: 2067 chilometri, Bruxelles-Atene 2774 chilometri.

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