Editoriale

11 Giugno 2014

Bisogna evitare di trarre la morale politica degli scandali Expo e Mose dalla mole di chiamate di correo, autoaccuse e autodiscolpe che affollano le cronache - la solita notte nera della corruzione italiana, in cui tutti i politici sono neri, al di là della diversa, o perfino inesistente, posizione giudiziaria. La morale della favola non sta comunque lì e neppure nella cosiddetta "verità" che i giudici sono chiamati ad accertare, che è la più controversa, la meno anticipabile e la meno servibile - anche se in Italia si ritiene il contrario - per un giudizio di responsabilità politica. 

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09 Giugno 2014

Il risultato ottenuto da Renzi alle europee non è stato affatto contraddetto dall’esito dei ballottaggi, che hanno complessivamente confermato l’affermazione del “nuovo” PD anche laddove hanno sancito la disfatta del “vecchio” – a Livorno, come a Perugia e a Padova. Renzi vince anche perché il PD perde dove la sinistra era rimasta legata ai codici e alle facce più ostili o estranee al new deal democratico.

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30 Maggio 2014

Non sono state le toghe rosse, non sono stati i comunisti, non è stato lo spread, non Fini, non Monti e nemmeno Angela Merkel. A decretare la fine del centrodestra berlusconiano è stata l’Italia “moderata” che il 25 maggio ha consegnato a Matteo Renzi, e a quella che è stata prontamente ribattezzata Democrazia Renziana, il quaranta per cento dei consensi. L’ex Cavaliere era indebolito anche un anno fa, eppure alla fine era riuscito a impedire il trionfo annunciato del centrosinistra di Bersani. Cos’è cambiato?

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29 Maggio 2014

In un continente profondamente segnato dalla guerra civile "a destra" tra i rappresentanti dell'europeismo mainstrem e i campioni della frustrazione nazionalista, il Cav. ha scelto prevedibilmente di schierarsi con i secondi. Da grande vecchio dell'Europa di Lisbona, quale in fondo è, non ha potuto fare in questa campagna elettorale il primattore della rivolta anti-europea e si è rassegnato a fare il comprimario della performance altrui: neppure, alla Orban, l'alternativa (meno) cattiva alla destra cattivissima, ma la spalla popolar-populista dello sfascismo lepenista, il numero 2 dei numeri 1 dell'euronichilismo.

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28 Maggio 2014

Quando Bersani vinse le primarie per perdere le elezioni politiche e costringere il PD a riavviare rapidamente la macchina congressuale, c'era oggettivamente il rischio che l'allora sindaco di Firenze uscisse bruciato da una prematura promozione a capo in una legislatura sbagliata in sé e sbagliatissima per lui, che in Parlamento aveva contro tutti, compreso il grosso della truppa PD.

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27 Maggio 2014

Ha senz’altro ragione Matteo Renzi nel sottolineare il messaggio riformista che un’Italia stremata dalla crisi e dalle chiacchiere gli ha voluto recapitare domenica nelle urne: cambiare le cose, e alla svelta. Chi interpreta, come Beppe Grillo, il plebiscito renziano come un voto alla conservazione, si sbaglia di grosso. Meno ragionevole è il fatto che il premier corra a spendersi il bonus di credibilità che ritiene di essersi guadagnato di fronte ai partners europei prima ancora di averlo incassato.

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26 Maggio 2014

Le analisi del voto italiano devono riorientarsi rispetto a un quadro assolutamente diverso da quello che tutte le previsioni, anche quelle “scientifiche” delle agenzie demoscopiche, avevano anticipato e i numeri hanno invece brutalmente smentito. Si è ragionato in questi mesi su di uno scenario in cui l’ipotesi del sorpasso dell’antipolitica sulla politica, cioè di Grillo su Renzi, sembrava credibile e perfino probabile. Nessuno (letteralmente nessuno) aveva previsto che lo tsunami a cinque stelle non solo non fosse più voluto, ma iniziasse a essere seriamente temuto anche da molti di quelli che un anno fa gli avevano affidato la rappresentanza del proprio scontento.

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23 Maggio 2014

logo editorialeDa lunedì avremo la conferma di quel che le scorse elezioni politiche avevano già suggerito: la democrazia italiana è ormai paralizzata, il bipolarismo si è frantumato, il voto anti-sistema si è strutturato e i governi di larghe intese rischiano di diventare la norma. A differenza dei suoi principali avversari elettorali, Matteo Renzi è investito della responsabilità di governare e ciò lo costringe su un sentiero molto stretto: da un lato, lavorare ovviamente perché il PD abbia il più ampio consenso possibile; dall'altro, sperare che le forze minori della maggioranza parlamentare raccolgano un risultato percentuale sufficiente a irrobustire la coalizione di governo "europeista".

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