Editoriale

17 Gennaio 2014

Partecipando mercoledì scorso a La Gabbia, la trasmissione de La7 condotta da Gianluigi Paragone, ho "osato" riferire un dato ufficiale, citato dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini in una sua recente audizione al Senato: nel terzo trimestre del 2013, c'è stato un saldo positivo tra nuove assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro di oltre 25mila unità. Dopo cinque trimestri di saldo negativo, con centinaia di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, finalmente la tendenza si è invertita.
Appena sottolineato quel dato, ho subìto un boato di disapprovazione e di contestazione dal pubblico presente in studio: la mia è parsa a tanti presenti come una difesa dell'indifendibile, di fronte ad una situazione complessiva così drammatica per l'occupazione. Eppure mi sono limitato a riportare un dato di realtà, da interpretare come si vuole, ma pur sempre un dato di realtà!

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16 Gennaio 2014

Spiegare ad un profano cosa sia la stratificazione normativa, in effetti, può sembrare ostico: pensate però ad una piccola fabbrica di birra artigianale, con i suoi pochi operai ed i suoi modesti ma sudati proventi, frutto di passione, lavoro, investimenti e tante tirate di cinghia.Ecco, pensate ancora ad un governo che, ritenendo pur in tutta coscienza di fare del bene, null'altro riesce ad immaginare di più geniale che a produrre norme come in una catena di montaggio di garbugli azzeccati male.

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15 Gennaio 2014

È di pochi giorni fa la notizia che l’Alde, il partito liberal-democratico europeo, il primo febbraio sceglierà con una sorta di “mini-primaria” il suo leader per la campagna elettorale del maggio prossimo, nonché candidato alla presidenza della Commissione europea. I due candidati che si contenderanno la nomination sono l’ex premier belga Guy Verhofstadt e l’attuale commissario agli Affari economici (da noi ben noto come l’austero fustigatore dei conti pubblici venuto dal Nord), il finlandese Olli Rehn. Un solo nome, invece, per il Pse, che confermerà nei prossimi mesi come suo frontrunner - salvo sorprese dell’ultimo minuto - il tedesco Martin Schulz (conosciuto da noi per il memorabile siparietto nel quale Silvio Berlusconi, presentando a Strasburgo il semestre italiano di presidenza dell’Ue, gli diede del kapò). 

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14 Gennaio 2014

Qualunque cosa si voglia pensare della decisione della Corte e delle sue motivazioni (per dire: dall'articolo 48 della Carta risulta così chiaramente che liste bloccate di 5-6 candidati sono costituzionali e quelle di 15-16 invece no, perché non consentono di bilanciare in modo equilibrato il potere degli elettori e quello dei partiti?), rimane il fatto che cambia profondamente il sistema degli incentivi e dei disincentivi alla riforma elettorale e, per quello che possiamo capire, in senso non positivo. Vedremo come le cose andranno avanti o torneranno a fermarsi, ma chi pensa che la Corte ieri abbia dato una spinta decisiva al processo riformatore si illude e si sbaglia.

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13 Gennaio 2014

Dopo 8 anni di stato vegetativo è morto Ariel Sharon, il generale, il "falco", l'eroe nazionale israeliano. Ma, negli ultimi tempi della sua vita, anche l'uomo del dialogo e della pacificazione, l'uomo in grado di "riconfigurare" il panorama politico israeliano con un'offerta nuova ed avanzata.
Per molti anni, in effetti, Sharon è stato uno dei simboli del successo militare dello Stato ebraico, della straordinaria efficacia del Davide israeliano contro il Golia rappresentato da tutti i paesi arabi confinanti.

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10 Gennaio 2014

Gira in rete - a proposito del cosiddetto "Jobs Act" proposto da Matteo Renzi - l'osservazione secondo cui all'Italia servirebbe soprattutto uno "Steve Jobs Act", cioè un piano di riforme capace di stimolare la nascita e la crescita di un nuovo e innovativo tessuto imprenditoriale italiano (si legga ad esempio questo articolo). Il primo ad usare l'espressione "Steve Jobs Act" è stato Andrei Cherny su The Atlantic nell'ottobre del 2011, pochi giorni dopo la morte del fondatore di Apple.

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09 Gennaio 2014

Trentotto modifiche relative alla tassazione sulla casa negli ultimi mesi (il dato lo ricorda oggi Luigi La Spina sulla Stampa) posson bastare? Chissà. Per ora bastano, e avanzano, per misurare il tasso di lucidità del governo italiano. Che è molto basso, come ha dimostrato anche la poco edificante vicenda - poi fortunatamente rientrata - dei 150 euro lordi mensili da sottrarre alle prossime buste paga degli insegnanti per un precedente pasticcio sugli scatti di anzianità.

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08 Gennaio 2014

"Le priorità sono altre". Una frase buona per tutte le discussioni politiche. Un'argomentazione resa forte dal contesto drammatico in cui viviamo, che rende secondaria e accantonabile ogni proposta di riforma che non appaia capace di conseguire risultati immediati per il contrasto della disoccupazione, la riduzione della pressione fiscale e la ripresa dell'attività produttiva. Ma ci sono almeno tre ragioni per le quali "Le priorità sono altre" è miope e dannosa.

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