Editoriale
Se fossimo tornati ieri da un lungo viaggio su Marte, la lettura del piano "Impegno Italia" presentato da Enrico Letta ci avrebbe entusiasmato per puntualità e coraggio riformatore. Purtroppo siamo sempre rimasti su questo pianeta, e molti di noi in Italia, e abbiamo osservato per 10 mesi un governo zoppicante e in stato confusionario. Siamo convinti che Enrico Letta avrebbe voluto fare di più e meglio, coerentemente con la sua storia di proposte, elaborazione politica e visione delle istituzioni, ma il suo esecutivo è nato debole in un paese debolissimo. La sua principale responsabilità, tuttavia, è l'aver creato una distanza eccessiva tra le parole (i suoi pregevoli interventi in Parlamento) e i fatti, tra le aspettative e l'azione quotidiana. Recentemente, nel viaggio tra gli sceicchi della penisola arabica, si è lasciato persino andare ad una retorica berlusconiana, spacciando come vittoria del Paese un marginale piano di investimenti in Italia da 500 milioni di euro.
Leggi tutto...Le convergenze parallele tra Grillo e Berlusconi costituiscono oggettivamente una delle coordinate più stabili della politica italiana. D'altra parte, le continue rinascite del Caimano e l'irresistibile successo del capopopolo genovese costituiscono due manifestazioni della stessa malattia autoimmune della politica italiana, due forme, distinte, ma non così diverse, della stessa sindrome post-democratica costruita sull'opposizione tra "consenso" e "governo" e tra "popolo" e "politica". Non c'è dunque da stupirsi che entrambi non si preoccupino di addebitare al Capo dello Stato come colpa o perfino come delitto l'esercizio di una prerogativa costituzionale. Similis cum similibus.
Leggi tutto...Un antidoto all'impotenza liberale
Quella dei liberali italiani è una diaspora più ridicola che tragica. Molti sono periti – intellettualmente e moralmente – strozzati da "Laocoonte Berlusconi", che del liberalismo ha fatto soltanto un uso retorico, fino a distruggerne quasi completamente la dignità politica, e dei liberali rimasti con lui l'uso che meritavano, quello dei menestrelli in una corte di accattoni. Altri, che da quel milieu hanno provato ad affrancarsi e ad affrancare il centro destra italiano da quel milieu, hanno fallito la sfida, per limiti propri e responsabilità dei leader transitori a cui si sono accompagnati, di volta in volta o troppo politicisti o troppo poco, e comunque prematuramente arrendevoli. Col risultato che oggi, ogni volta che qualcuno menziona la parola 'elezioni', muore un cucciolo di liberale.
Leggi tutto...Senato: provaci ancora, Matteo
“Immaginiamo un Senato non elettivo, senza indennità, 150 persone, 108 sindaci dei comuni capoluogo, 21 presidenti di regione e 21 esponenti della società civile che vengono temporaneamente cooptati dal Presidente della Repubblica per un mandato”. Non è granché quel che sappiamo della riforma del Senato che avrebbe in testa Matteo Renzi, ma da quel poco che sappiamo temiamo che la cosa non stia in piedi.
Leggi tutto...Matteo D'Alema
È improbabile che ci sia un piano di Renzi per soffiare oggi a Letta la poltrona di Palazzo Chigi. È più probabile che ci sia un piano di altri, nel Pd e fuori dal Pd, per costringere Renzi a compromettersi con il governo e a "sporcarsi" con la logica delle grandi intese, da cui, se potesse, il segretario del Pd si terrebbe volentieri alla larga. Ed è logico che per riuscire in questo piano quasi nessuno, dentro e fuori dal Pd, si farebbe scrupolo di licenziare Letta, cui a quel punto non basterebbe il sostegno di Napolitano.
Leggi tutto...Noi non abbiamo tagliato dipendenti pubblici, abbiamo assunto precari. Irlanda, Portogallo, Spagna, Regno Unito hanno tagliato, parecchio, non è stata una strage e comunque è stata breve. Adesso crescono. Noi non abbiamo scalfito gli sprechi del sistema, le sue collusioni, la sua trasparenza zero; anzi li abbiamo ove possibile incrementati. Abbiamo fatto noi – non i partner europei - politiche assistenziali senza costrutto, come la cassa integrazione in deroga, che non serve a far crescere il sistema né a far crescere per chi ne beneficia le opportunità di trovare un nuovo lavoro. È una spesa, qualcuno la paga, cosa di strutturalmente positivo produca in cambio rimane un mistero. La spending review poi - che di per sé è solo una mappa delle voci di spesa, non una delibera di tagli - ormai è un rosario. Partiamo dall'inizio, arriviamo alla fine e ricominciamo da capo – un ritmo che da annoiato si fa stanco, e da stanco spossato. Perché nel frattempo la spesa da rivedere rimane tutta lì, intonsa.
Leggi tutto...«A Sochi ribadirò la contrarietà dell’Italia a qualunque norma o iniziativa discriminatoria nei confronti dei gay, nello sport così come fuori dallo sport», rassicura Enrico Letta a chi vede nella trasferta sulle rive del Mar Nero per l’apertura dei giochi olimpici invernali un inopportuno inchino a Vladimir Putin. Non c’è motivo di dubitare che il nostro premier esprimerà al presidente russo le sue rimostranze in merito alle leggi anti-omosessuali emanate da Mosca (immaginiamo con quale preoccupazione il padrone di casa si prepari alla ramanzina).
Leggi tutto...La nomina del prossimo presidente dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, che sostituirà Antonio Mastrapasqua dopo le "traumatiche" dimissioni di quest'ultimo, è una scelta di primaria importanza per il governo Letta. Il presidente dell'Inps è a capo di ente pubblico responsabile del 35% circa della spesa pubblica annuale (al netto degli interessi sul debito pubblico). Più di un terzo del totale di quanto la Repubblica italiana spende è sotto la responsabilità del vertice dell'Inps e quella "poltrona" appare oggi gravemente screditata dalle vicende che hanno coinvolto il suo ultimo occupante.
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