Irap o Irpef?
Editoriale
La voce principale – al momento l'unica – del piano di riduzione fiscale del governo Renzi è il cuneo sul lavoro. Il Ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha confermato l'obiettivo e precisato che il taglio sarà complessivamente dell'ordine di 10 miliardi (comprensivi dei 2,5 già previsti da Letta), e che potrà riguardare o l'Irap o l'Irpef, cioè la quota di cuneo che pesa sulle imprese o quella che alleggerisce il reddito netto dei lavoratori sul lordo in busta. Optare per l'una o l'altra categoria di beneficiari significa scegliere se generare crescita attraverso la potenziale creazione di nuova occupazione, oppure puntare all'obiettivo dei consumi interni, dando respiro ai lavoratori già occupati che, pur occupati, non possono spendere. Questo, almeno in una dimensione potenziale, perché i fattori che impattano su un sistema economico sono molto meno dicotomici.
Rimaniamo sul potenziale. Un taglio significativo, ma non shock, dell'Irpef sui lavoratori dipendenti non determina necessariamente uno speculare aumento dei consumi, comunque non un aumento dei consumi generalizzato. È ipotizzabile un impatto maggiore su servizi e beni prioritari piuttosto che nei settori più voluttuari. L'aumento dei consumi non è comunque stimabile, come non lo è la ricaduta sulle imprese. Quanto beneficerà le imprese, e quali settori produttivi beneficerà, dipende appunto dall'ampiezza del taglio. I 10 miliardi di Renzi sono meglio dei 2,5 miliardi di Letta, ma faranno una differenza non decisiva, diluita nel tempo.
Altrettanto potenziale è l'impatto di una riduzione, anche qui significativa ma non shock, dell'Irap. L'effetto generazione-di-nuovi-posti-di-lavoro infatti non può essere garantito necessariamente, se restano invariati tutti gli altri fattori della mancata crescita, il principale dei quali è la burocrazia. E tuttavia, il taglio dell'Irap è la scelta più ragionevole, perché determina un virtuoso effetto moltiplicatore sulle imprese, e permette di allargare il beneficio potenziale alla categoria sociale degli esclusi.
Ci serve tirar fuori dalla condizione di nullafacenza un'intera generazione di ventenni, e rimettere in attività un'altra parziale ma nutrita generazione di cinquantenni. Ci serve cioè creare lavoro e mettere subito in circolo le persone già occupabili - quelle fit to get the job, ma fuori dal giro a causa del sistema produttivo nazionale ibernato. Generare nuovi redditi da lavoro, alleggerendo lo stress fiscale delle imprese, aumenta le opportunità di generare nuova ricchezza, quindi nuova economia, nuove persone occupate, nuovi consumi, nuovi introiti fiscali. Tagliare una parte di Irpef sui redditi degli occupati consente con certezza invece di conseguire un obiettivo, rivalutare economicamente i contratti di lavoro già esistenti.
@kuliscioff