I numeri sugli studenti stranieri in Italia e l’opposizione senza senso allo ius scholae
Diritto e libertà
Parliamo di cittadinanza per gli studenti che frequentano le scuole italiane. Spesso chi ne parla lo fa a partire da una presa di posizione ideologica, mentre credo sia meglio prima andare a vedere cosa ci dicono i dati.
Dall'ultimo rapporto ISMU leggiamo che gli studenti stranieri nelle scuole italiane sono il 10,6%. In particolare, il 44% è di origine europea (principalmente Romania e Albania) e il 26% di origine africana (il 20% viene dal Nord Africa, principalmente dal Marocco).
Ma le famose classi con oltre il 30% di stranieri? La concentrazione non è uniforme e quindi in certe realtà, soprattutto cittadine, può capitare che in alcune scuole la concentrazione di iscritti sia anche molto più alta (o più bassa) della media. A pagina 92 del rapporto, infatti, possiamo vedere come a fronte di un 7% di classi con più del 30% di stranieri, ve ne sia anche un 18% che stranieri proprio non ne ha.
Il Rapporto non lo dice ma è facile ipotizzare dove si verifichino la prima e la seconda situazione.
Ma questi "stranieri" dove sono nati? Più di due “stranieri” su tre (67,5%) sono nati… in Italia. Questo dato, però, è una media tra i diversi ordini di scuola, mentre se andiamo a guardare i dati disaggregati possiamo leggere che “nelle scuole dell’infanzia, 83 sono i nati in Italia ogni 100 alunni con background migratorio, 73,6 alla primaria, 66,9 alle secondarie di primo grado e 48,3 in quelle di secondo grado”.
Questo significa che sono sempre di più i cosiddetti immigrati di seconda generazione, che nascono in Italia ma non possono ottenere la cittadinanza fino a dopo il compimento del 18esimo anno di età.
Con questo trend, tra pochi anni, avremo che quattro studenti che consideriamo “stranieri” su cinque sarà nato in Italia.
Ci sono poi effettivamente gli alunni che fanno "il primo ingresso" nel sistema scolastico italiano, che sono una minoranza residuale degli "stranieri" (il 2,2%) e che sono in costante calo da almeno 15 anni (nel 2007 erano il 10% del totale degli stranieri). Questi sono effettivamente gli alunni che “devono imparare” la lingua e, vi svelo un segreto, alcuni di loro otterrà la cittadinanza molto presto. Da qualche anno a questa parte, infatti, sono tante le famiglie brasiliane che stanno emigrando in Italia e che hanno almeno un avo italiano.
Per loro, che non parlano italiano e che non hanno praticamente mai conosciuto questo paese, il percorso è semplificato e, nel giro di qualche mese, potranno ottenere la cittadinanza con lo ius sanguinis.
Ma a 18 anni ottengono la cittadinanza lo stesso, no? NI. La legge 91 del 1992 prevede che lo straniero nato in Italia e che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età può chiederla e ha tempo fino al compimento del 19esimo anno di età.
Capite bene che, specialmente in un paese come il nostro, si tratta di un procedimento che può metterci tanti anni, facilmente incepparsi per il requisito della residenza continua o sparire nei meandri della burocrazia italiana.
In conclusione, quando si parla di cittadinanza per gli studenti stranieri i numeri sono questi. In maggioranza sono nati qui, parlano perfettamente italiano, hanno studiato nelle nostre scuole e imparato la nostra cultura. Negare loro un percorso per ottenere la cittadinanza presto, in maniera semplice e automatica non ha davvero nessun senso.