Cartabia Bonafede grande

Il ddl Cartabia, sul punto della prescrizione, è per il Governo Draghi quello che la cosiddetta abolizione dei decreti sicurezza è stato per il Governo Conte II. Un provvedimento molto limitato nelle ambizioni e molto relativo negli esiti. Una legge a sovranità limitata. Un conato di civiltà ai margini, ma ben dentro gli inviolabili confini della barbarie.

Entrambe le riforme (parola grossa) sono state utili a segnare, come si dice, un “punto politico” – una botta a Salvini là, una a Bonafede e Conte qua – ma non a cambiare significativamente qualcosa. E le leggi, il Governo, la politica, hanno in primo luogo a che fare con le cose, non solo con le parole che le raccontano.

La prescrizione Cartabia (anche se la responsabilità non è della ministra) è la peggiore che sia mai esistita: non ad esclusione di tutte le altre, come sarebbe bello pensare, ma della sola prescrizione Bonafede. Lo stesso può dirsi dei decreti sicurezza del Conte II (un “decreto uno” relativamente riscritto, un “decreto due” sostanzialmente identico) in materia di diritto di asilo e di contrasto agli sbarchi rispetto ai decreti Salvini.

Il limite del riformismo cosiddetto garantista, che si parli di Giustizia o di Sicurezza, non è quello di essere relativo – di ottenere un “bene”, anziché un “meglio” – ma di muoversi indefettibilmente dentro la logica insormontabile del “male”, più o meno attenuato, contestualizzato, compatibilizzato, ma fermo e inattaccabile nel proprio dominio.

Potremo discutere, in futuro, se sulla prescrizione Conte ha subito un colpo oppure ha fatto il primo colpo della sua leadership sul M5S. Sappiamo già che sui decreti sicurezza la riformetta non ha invertito il senso del racconto e la logica dei “porti chiusi” continua a essere, con una gestione meno esibizionistica, ma burocraticamente ostruzionistica, quella dominante (cioè sotto il Salvini&Meloni pensiero, anche se per mano del ministro Lamorgese).

Ma al di là del bilancio politico, che in questi casi è sinonimo di astratto-giornalistico-propagandistico, c’è la realtà dei diritti rispettati o violati, che in questi casi ha una drammatica dimensione corporale e esistenziale. E anche qui torna utile il parallelo coi decreti sicurezza, per cui la condizione dei profughi e richiedenti asilo non è sostanzialmente cambiata in nulla, come dimostra la recente sentenza di un tribunale tedesco, che ha accolto il ricorso di due richiedenti asilo provenienti da Somalia e Mali, che per il regolamento di Dublino sarebbero dovuti tornare in Italia, ma che l’autorità giudiziaria tedesca ha trattenuto in Germania perché “non avrebbero accesso a una struttura di accoglienza e alle relative cure nel caso di un ritorno in Italia”.

Allo stesso modo, una prescrizione di 18 anni e mezzo per l’imputazione per un reato con una pessima massima edittale di 10 anni (sempre che non sia contestata l’aggravante mafiosa) è buona perché quantitativamente meno lunga del "fine processo mai"? È una cosa per cui possa dirsi: “meno male”? Se sì, solo nel senso per cui uno schiaffo è meglio di un pugno o di una fucilata.