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La Francia, forse più di tutti rappresenta lo spirito dell’illuminismo e della libertà di espressione, anche quando si tratta di blasfemia come recentemente ricordato dal Presidente Macron dopo la decapitazione del professore Paty. Stupisce dunque che pochi giorni fa, l’Assemblea Nazionale abbia deciso di approvare una controversa legge, la loi “sécurité globale”, che estende i poteri della polizia e limita le libertà di stampa.

Secondo il governo la legge “protegge chi ci protegge” per i giornalisti invece è “una legge bavaglio” per coprire gli orrori e il razzismo della polizia francese. E in effetti, qualora la legge dovesse essere approvata anche dal Senato, l’autore del video di George Floyd potrebbe essere gravemente punito con l’ovvia conseguenza di disincentivare le denunce contro i poliziotti e lasciare impuniti gli assassini. Tutto questo avviene in un paese dove la polizia è spesso accusata di utilizzare tattiche violente, come dimostra il recente pestaggio ai danni di un produttore musicale nero o il video del soffocamento di Cédric Chouviat, e dove il numero di persone uccise dalla polizia è drasticamente aumentato negli ultimi anni. Da notare che gli scandali legati all’eccessiva violenza da parte della polizia hanno investito persino l’Eliseo con il caso Benalla.

La legge è stata presentata da due deputati di En Marche, il partito fondato da Emmanuel Macron. Il premier Jean Castex l’ha ritenuta tanto importante da richiedere la procedura accelerata che ha permesso di approvarla in soli tre giorni. L’aspetto più controverso è sicuramente l’articolo 24 che introduce fino a un anno di reclusione e una multa di 45 000 euro per chi “diffonde con qualsiasi mezzo l’immagine del viso o di qualsiasi altro elemento identificativo di un ufficiale della polizia o della gendarmeria nazionale impegnato in un’operazione di polizia, con lo scopo di danneggiare la loro integrità fisica o psicologica”. E il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha persino aggiunto in un tweet che sarebbe opportuno che i giornalisti informassero prima le prefetture qualora volessero seguire delle manifestazioni.

I direttori delle maggiori testate giornalistiche francesi e i sindacati si sono fermamente opposti a questa legge. Il direttore di Le Monde, Jérôme Fenoglio, ha scritto un duro editoriale dove sostiene che raramente, come in questo caso, è possibile dedurre gli effetti disastrosi di una legge prima ancora che essa venga approvata. Secondo Fenoglio inoltre, il governo e il Presidente hanno “grandi difficoltà nel rispettare la libertà d’informazione”. Il segretario generale del sindacato della stampa in Francia, Emmanuel Vire, l’ha invece definita “una norma liberticida”.
A loro si sono unite le preoccupazioni del Consiglio per i diritti umani dell’Onu ha sostiene che la proposta “potrebbe scoraggiare e persino punire coloro che sono in grado di fornire elementi di potenziali violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine, dando una sorta di immunità alla polizia”.

Secondo il governo francese invece, l’articolo 24 serve a proteggere le forze dell’ordine e limitare il fenomeno di odio sui social network nei confronti della polizia
Jean-Michel Fauvergue, uno dei coautori del disegno di legge ha spiegato in un’intervista che “in nessun modo la legge impedisce ai giornalisti di lavorare” e che “il testo è stato strumentalizzato da minoranze e giornalisti, che hanno aumentato la pressione, interpretandolo male, consciamente o inconsciamente. Naturalmente, i giornalisti possono continuare a filmare e trasmettere purché però non ne facciano una diffusione dannosa”.