corsie big

Conoscete la routine del reparto di degenza di un ospedale? Forse siete stati ricoverati o comunque avete assistito un vostro caro... Vi vorrei raccontare la mia esperienza in proposito perché, ricordandola e ripensandola, ritengo di avere preso coscienza di alcune cose, cui prima non badavo consapevolmente. La prima di tutte è che un ospedale pre Coronavirus era un luogo aperto.

Infatti, se penso alla mia esperienza di ricoverata in un reparto anche piuttosto delicato, la prima visita era al mattino presto da parte del marito della mia compagna di stanza, il quale arrivava con brioche calde addirittura prima che si fosse pronti per la colazione. Ammetto che, potendo goderne anche io, non mi lamentavo certo del servizio.
Poi, a parte il momento del "giro" dei medici e del cambio delle lenzuola, era tutto un via vai di parenti, conoscenti e avventori più o meno identificabili, come il magrebino di un ristorante dei paraggi che prendeva gli ordini per chi era stufo del menù della mensa.
I furti erano all'ordine del giorno, dato il traffico. Ricordo che a subirne uno importante fu una giovane sposa ricoverata che si era portata con sé il laptop sul quale aveva salvato le foto del "suo giorno più bello". Era disperata e la notizia fece il giro del reparto.

Poiché in questo periodo si discute del ruolo che hanno avuto gli ospedali nel diffondere il contagio, ho ricordato a mio padre la nostra esperienza e mio padre ha confermato le mie impressioni.
Quando era bambino lui, invece, l'ospedale era un luogo inaccessibile ai non addetti ai lavori, se non quando un paziente era in fin di vita e sul punto di congedarsi. Se lo ricorda bene mio papà, che ha perso il proprio in tenera età. La separazione tra i due mondi era rigida.
Poi le cose son cambiate e, dal punto di vista del benessere dei pazienti, è stato un grande sollievo poter vivere il ricovero ospedaliero in modo più aperto, senza che la separazione tra i malati e i sani, tra i pazienti e i loro amici e familiari, circoscrivesse attraverso un sistema di regole burocratiche la diversa umanità degli uni e degli altri e imponesse uno stigma sociale destinato a pesare sui primi. Ormai in molti ospedali esistono luoghi pubblici – bar, shop, esercizi commerciali – che rendono meno anguste e claustrofobiche le visite ai degenti e la loro permanenza nelle strutture.
È un’evoluzione che ha un significato bioetico profondo, una normalizzazione di una situazione di malattia e di bisogno che il paziente tende naturalmente a vedere come una anomalia, una minorità, un po’ perfino una colpa.

Dal punto di vista sociologo l’ospedale (anche quello non psichiatrico, anche quello che in teoria non utilizza strumenti di contenzione fisica) tende a diventare una “istituzione totale”, atta, oltre che a curare le malattie, a separare i malati “non funzionanti” dal resto della società “funzionante”. Un po’ come i delinquenti in carcere, che vanno “separati” dal resto della società: quella sana, appunto.
Questa separazione, questo doversi sentire diverse dagli altri, pesa moltissimo sulle persone malate. Pensate, se mai avete avuto qualcosa di serio, a quanta energia e sforzi avete fatto per apparire “normali” agli occhi degli altri. Per alcuni malati diventa una preoccupazione più grande della guarigione in sé. Si tratta di una dimostrazione implicita del fatto che la malattia, che le persone sane tendono psicologicamente ad allontanare rimuovendone psicologicamente l’incombenza, non è un fatto individuale, ma una esperienza sociale e che chi ne è affetto la vive come gli altri la vivono e la vedono. È per questo motivo che la privacy in tema di salute va difesa ad ogni costo.

Gli ospedali pre Covid, per non parlare dei ricoveri per anziani che sono anch’essi luoghi di degenza ad alto contenuto sanitario, pur avendo chiuso con l’irruzione della pandemia ogni rapporto con l’esterno, pur essendo tornati a rinchiudere i pazienti senza dare loro possibilità di relazione con amici e parenti, si sono dimostrati incapaci di contenere il contagio al proprio interno e sono diventati il punto di maggiore diffusione dell’infezione. I malati si contagiano all’interno, per quello che succede all’interno, non per quello che arriva dall’esterno.
La “chiusura”, che nella fase dell’emergenza non aveva alternative e che se non fosse stata decisa avrebbe favorito la diffusione extra-ospedaliera dei contagi intra-ospedalieri, non è stata una misura sufficiente e l’ospedalizzazione di massa dei malati Covid, anziché il loro isolamento in forme più soft, di tipo alberghiero, è stato il tallone d’Achille delle regioni che stanno subendo le conseguenze più gravi dal Covid.
Inoltre il Covid infligge una doppia pena ai malati, anche quelli non dipendenti da dispositivi meccanici, perché li obbliga a rapportarsi con un personale quasi privo di tratti umani, con tute, maschere, caschi, occhiali che rendono tutti irriconoscibili e intercambiabili.
Una lezione che potremmo trarre alla fine di questa esperienza, quando finirà, è comunque che anche di fronte a una pandemia non basta segregare i malati dai non malati per “curarli meglio”.

È una delle lezioni, non la sola, che dovremo imparare. L'impatto che questo virus sta avendo e ha avuto sulla nostra società è qualcosa di molto profondo e cambierà le nostre vite. Sta a noi decidere in quale direzione e io non mi stancherò di ricordare che bisogna ragionare al di là della paura perché, come scrive un caro amico e noto economista di “soli” 85 anni "il Coronavirus, da come ce lo descrivono e dai suoi comportamenti, possiamo immaginarlo come un giovane pieno di energia, di voglia di vivere, di crescere, di viaggiare in tutto il mondo. Purtroppo per lui, si scontra con le nostre esigenze di sopravvivenza e verrà, prima o poi, domato dai potenti mezzi della scienza umana. Ma essendo un giovane generoso, non si limita a liberarci dai vecchi, già ammalati come tanti tg ci annunciano...ma cerca di donarci degli utili ammaestramenti, dei quali dovremmo cercare di far tesoro...".

Io mi sono segnata un po' di cose da quando questa storia è iniziata, un po' di reazioni, un po' di commenti che son stati fatti, un po' di propositi che son stati avanzati e guarderò il loro sviluppo nel futuro post virus.