In Libia per l’Italia sono finiti i pasti gratis
Diritto e libertà
Non sappiamo minimamente se la conferenza di Berlino garantirà la transizione pacifica di una crisi in cui troppi pacificatori, a partire da Erdogan e Putin, sono parte del conflitto e in cui le dinamiche locali sono soppiantate dagli interessi di forze strategiche regionali o globali. Insomma, l’internazionalizzazione della crisi libica può forse essere un modo per prorogare una tregua, ma è stata anche una delle ragioni della definitiva esplosione della polveriera libica.
Tutto ciò detto, è abbastanza evidente che l’azione italiana, non da oggi, è stata e continua a essere sostanzialmente contraria agli interessi italiani. Sia a quelli sbandierati della stabilizzazione delle aree di lancio della tanto temuta “invasione” migratoria, sia a quelli meno confessabili, ma reali e rilevanti, della spartizione delle risorse energetica e delle aree di influenza dello “scatolone di sabbia” storicamente al centro dei desideri coloniali dell’Italia.
E anche alla conferenza di Berlino l’atteggiamento italiano ha confermato la riluttanza ad assumere qualunque responsabilità effettiva – che presto o tardi significa anche boots on the ground – la querimonia pacifista con automatico appello all’Onu e alle istituzioni internazionali e la pretesa di continuare a sedere, come da tradizione, al tavolo economico e energetico libico, senza grattarsi nessuna delle corrispondenti rogne politiche.
Come una nobile decaduta, l’Italia rimpiange i bei tempi andati (ah, quando c’era Gheddafi) in cui bastava la copertura a un desposta e un po’ di corruzione politica ed economica per garantire il business as usual, e continua a rimanere ferma nell’idea che i pasti gratis della Tripolitania le spettino di diritto.
Invece i pasti gratis sono proprio finiti ed è finita anche la finzione di un pericolo essenzialmente o puramente migratorio, se l’esito più probabile della crisi e paradossalmente il più “pacifico” e stabilizzante finirà per essere quello di dovere fronteggiare a pochi chilometri dalle nostre coste il duplice accampamento politico militare russo e turco e la dissoluzione del simulacro nazionale libico.
@carmelopalma