Referendum schede
Su Renzi un’opinione ce l’hanno tutti. Non si può dire lo stesso della legge Boschi, la nostra nuova Costituzione, che pure - a differenza di Renzi - è l’oggetto del referendum confermativo del prossimo autunno.

Il Governo ha proposto un quesito referendario unico - 'Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente 'Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione', etc etc' - che impone una scelta Sì/No, prendere o lasciare, dove 'prendere' significa accettare anche le parti della riforma alle quali si è contrari, e 'lasciare' far fallire tutto, comprese le modifiche che invece si è favorevoli ad approvare.

Se si potessero votare le singole parti riformate piuttosto che il pacchetto completo, il dibattito referendario si sposterebbe dall’oggetto improprio - Renzi - a quello proprio - la Costituzione. Questo obiettivo si può raggiungere con il referendum “spacchettato” proposto dai Radicali che al tema lavorano da mesi e, insieme ad un gruppo di costituzionalisti, hanno riformulato il quesitone dividendolo in cinque parti: Bicameralismo; Senato non elettivo; Voto a data fissa e decretazione d’urgenza; Iniziativa legislativa popolare e Referendum (che comprende l’abolizione del Cnel); Rapporto Stato-Regioni (Titolo V).

In pratica significa un Sì o un No sui singoli temi, invece di un Sì o un No sull’intera legge. Ad esempio: Sì al superamento del bicameralismo, all’abolizione del Cnel, alla revisione del Titolo V ma No alla elezione indiretta del Senato. Il beneficio immediato è che, favorevoli o contrarie, le contrapposte propagande sarebbero forzate ad informare nel merito degli oggetti costituzionali riformati, e gli elettori sarebbero lasciati liberi di esprimersi su quelli. “Il referendum per parti separate è l'antidoto alla deriva plebiscitaria e allo scontro campale tra le fazioni del sì e del no” che - nota Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani - “esclude i cittadini da una scelta libera su una riforma così importante”.

L’obiezione ricorrente allo “spacchettamento” è: ne uscirebbe una riforma incoerente. Ma i Radicali assicurano che anche “in caso di esito diverso, tra i diversi aspetti non ci sarà contraddizione” perché i temi oggetto dei singoli quesiti sono tra loro indipendenti. “Ad esempio, se dovessero vincere i No sulla parte Senato non elettivo e i Sì su fine del bicameralismo e riforma del regionalismo, il Senato - spiegano - sarebbe sempre escluso dalla fiducia” e, pur assumendo le nuove funzioni, “sarebbe eletto direttamente dal popolo anziché essere composto da consiglieri regionali”.

Giuliano Amato, che è giudice della Corte Costituzionale, ha spiegato che se i quesiti radicali ottenessero le firme, la Cassazione potrebbe ammetterli oppure respingerli. In tal caso il Comitato per la Libertà di Voto, che ha depositato i quesiti, potrebbe decidere di rinviarli all'Alta Corte - cioè anche a lui. Che poi è il vero obiettivo dei Radicali: “avere un giudizio di legittimità costituzionale” nella “convinzione che il cosiddetto "quesitone" violi principi fondamentali della carta costituzionale, e in particolare la libertà di voto del cittadino”. 

La pronuncia della Corte richiederebbe del tempo. La consultazione referendaria in tal caso slitterebbe da autunno a... boh, forse primavera. Ed è qui che l’interesse giurisprudenziale dei Radicali intercetta quello politico del Presidente del Consiglio.

Renzi si è sempre detto contrario ai quesiti multipli, ma adesso sembra invece disposto a valutare. Da parte sua non proprio un’approvazione esplicita, ma un nulla osta ai suoi parlamentari che volessero, firmando la proposta radicale, opzionare al referendum una chance di uscita dall'impasse del voto modello Brexit.

Contrari al referendum, e favorevoli invece al plebiscito, il MoVimento 5 Stelle e Forza Italia che trovano politicamente più congeniale seguire lo schema: cade Renzi, elezioni anticipate, voto bicamerale ma con leggi elettorali diverse - Italicum alla Camera, Consultellum al Senato. Un gran rimescolamento di carte per ritrovarsi allo stesso tavolo con gli stessi giocatori ed un piatto riformatore completamente azzerato.

Per l'ammissibilità del referendum spacchettato servono le firme di almeno un quinto dei parlamentari, e servono entro giovedì 14 luglio. Al momento quelle raccolte sono una ventina. Il problema a questo punto è il tempo.

Nelle ultime ore sono arrivate adesioni mediatiche individuali - pezzi di Scelta Civica, pezzi di Ncd, pezzi di Gruppo Misto, persino pezzi di Pd (gli anti-renziani Cuperlo, Gotor) e l’impegno di Benedetto Della Vedova a sollecitare la firma “tecnica” ai quesitini. Ma per arrivare a duecento parlamentari pro-spacchettamento le minoranze non bastano: servono le firme renziane. Serve che il Presidente del Consiglio (e leader del Pd) si convinca che buttarla in caciara, a questo giro, non conviene più neanche a lui.

@kuliscioff