Il decreto "Destinazione Italia" contiene norme sulla RC auto che consentiranno alle compagnie assicuratrici di risarcire i danni derivanti dalla circolazione stradale come vogliono, quanto vogliono, dove vogliono, con gli artigiani e i medici che accetteranno condizioni capestro per convenzionarsi. Come funziona il claudicante sistema RC-Auto il sistema oggi?

mannaciopiccola

Nell'ottanta per cento dei casi un danneggiato, quando denuncia alla propria compagnia un incidente, questa applica la procedura cosiddetta di "risarcimento diretto" ovvero si impegna a risarcire il danno al posto dell'assicurazione della controparte. La compagnia può proporre al Cliente-danneggiato di riparare il mezzo incidentato presso una carrozzeria convenzionata, magari, sostenendo che ha firmato un contratto di assicurazione secondo il quale dietro un piccolo sconto si è obbligato a non andare presso il proprio riparatore di fiducia. Ciò non è vero perché nel sistema della responsabilità civile "chi rompe paga e i cocci sono suoi" e quindi il danneggiato ha ancor oggi il diritto al completo ristoro dei danni subiti, compresa la facoltà di scelta del carrozziere.

A tale libertà corrisponde l'esistenza dei cosiddetti riparatori indipendenti, non convenzionati con le assicurazioni, che, per stare sul mercato, fidelizzano il cliente attraverso qualità e velocità del servizio, contrariamente ai cosiddetti "fiduciari" che, per ottenere un minimo di redditività, devono lavorare sulla quantità e a costi di mano d'opera spesso non sostenibili. La procedura di risarcimento diretto era entrata in vigore con le lenzuolate di bersaniana memoria ed è stata venduta all'opinione pubblica come la panacea per ridurre i premi assicurativi. E' avvenuto, come prevedibile, esattamente il contrario. Le compagnie, infatti, pagando i loro clienti sulla base di forfait stabiliti dalla norma hanno preferito "cartolarizzare" i risarcimenti trascurando il quadro delle responsabilità coinvolte nell'incidente. Gli effetti di tale modus operandi sono stati la proliferazione delle speculazioni, soprattutto in certe aree dell'Italia e il loro mancato controllo.

Il decreto Destinazione Italia, invece di rottamare una procedura fallimentare già demolita dalla Corte Costituzionale nel 2009, chiarendo che si tratta di un percorso facoltativo e non obbligatorio, la consolida surrettiziamente incentivando la canalizzazione della riparazione presso i carrozzieri "fiduciari" attraverso sconti sui premi fissati, incredibile a dirsi, dalla legge e impedendo al danneggiato di cedere il proprio credito risarcitorio all'artigiano di fiducia. Tale strumento, usato in finanza per costruire complessi contratti derivati, è usato dal carrozziere indipendente per evitare che il suo Cliente anticipi le spese della riparazione e quindi per offrire un servizio corrispondente a quello offerto dai riparatori convenzionati.

Ma vi è di più: se il prezzo della riparazione dovesse essere superiore a parametri stabiliti unilateralmente dalla compagnie (non si sa sulla base di quali criteri) l'artigiano indipendente e il danneggiato dovrebbero rinunciare accontentarsi di ciò che il l'assicuratore offre. Gli effetti di tale proposta, degna di un regime totalitario, sono devastanti.

In Italia, posto che il mercato assicurativo è scandalosamente governato da un oligopolio di tre compagnie che governano quasi il 70% del mercato, consolidatosi ulteriormente dopo la nefasta fusione Unipol Fonsai, ciò significa che tutto il settore della riparazione, privato per legge di ogni leva competitiva, sarà spinto ad accettare un convenzionamento di massa. La legge, in buona sostanza, produrrà un abuso di posizione dominante un mercato assicurativo che per ha avuto, nel 2012, nel solo settore della RC auto quasi due miliardi di utile, un record mondiale, grazie anche alla riduzione della mobilità dovuta alla crisi e ad alcune assurde norme poste in essere l'anno scorso con il decreto Cresci Italia sulle lesioni fisiche.

Qualche anima bella pensava che tali risparmi si sarebbero tradotti in riduzione dei premi, trascurando il fatto che qualsiasi manuale di economia sostiene esattamente l'opposto quando si opera in un mercato oligopolistico che vende un prodotto, come la polizza RC auto la cui domanda è anelastica. Mettere quindi in crisi un settore come quello della riparazione, già impoverito da una riduzione del fatturato del 50% negli ultimi dieci anni, significa distruggere una parte del tessuto connettivo dell'economia italiana e va in senso contrario alla legge francese sui diritti dei consumatori, approvata definitivamente a dicembre, che stabilisce il diritto del danneggiato a riparare la propria vettura dove vuole e a interrompere un contratto assicurativo quando vuole.

Dal provvedimento governativo si può trarre una riflessione più ampia sul tafazzismo dei "liberali". Molte componenti liberali, infatti, si sono giustamente concentrate, negli ultimi anni, sul peso dello stato nell'economia, sull'eccessivo carico fiscale, sul costo del lavoro, o l'ampliamento della sfera dei diritti civili. Hanno però trascurato azioni di serio contrasto agli oligopoli privati, ai conflitti di interesse di ogni genere e tipo, al corretto funzionamento delle autorità di controllo, ai loro criteri di nomina perché, almeno per quanto riguarda IVASS e Antitrust, basta osservarne gli organigrammi per comprendere le ragioni per cui la prima non è più in grado di garantire la concorrenza di alcunché mentre la seconda ha cessato ogni forma efficace di controllo sulle compagnie assicuratrici, se è vero, come è vero, che si sono entrambe appiattite sul programma dell'ANIA, sposandolo in toto.

Le categorie che concorrono sul mercato, come gli artigiani, il cui lavoro si è drammaticamente impoverito hanno cercato quindi rappresentanza e accoglienza nei movimenti. Un corto circuito impressionante, perché, a ben vedere la loro lotta non è corporativa, non difende privilegi o guarentigie ma è fondata sul ripristino e la salvaguardia di un ambiente competitivo. Su questi temi i "liberali al caviale" devono entrare a gamba tesa perché ormai gli spazi sono o stanno per essere riempiti da altri.