Pubblichiamo in anteprima la prefazione di Irene Tinagli a "Noi Euro", speciale tematico che Strade ospita sulla sua app (qui per Ipad e qui per Android) e redatta dai ricercatori e analisti di iMille. Vi invitiamo a scaricare l'app di Strade per poter leggere nella migliore modalità possibile i numeri del mensile e gli speciali che da ora in avanti inizieremo ad offrirvi!

noi euro

Noi Euro: non poteva esserci titolo migliore per uno speciale sull'Europa. Un titolo azzeccato perchè evoca una verità di cui troppo spesso ci dimentichiamo: che l'Europa non è qualcosa di astratto, lontano o diverso da noi, ma che l'Europa siamo noi. E se qualcosa non va, se qualcosa ha bisogno di essere cambiato nell'attuale costruzione europea non è voltandogli le spalle che possiamo risolverla, ma mettendoci in gioco per primi per migliorarla.

E' certo infatti che l'Europa ha bisogno di un cambio di passo, come si usa dire oggi, di un colpo d'ali. Ha bisogno di rafforzare la sua capacità di portare avanti una politica economica e sociale comune, che vada ben oltre la mera unione monetaria, per aumentare la propria incisività e competitività nello scenario internazionale. Ma non è certo con un "libera tutti" che i paesi europei possono sperare di risollevarsi.

Per una volta proviamo a fare un esercizio al quale siamo poco abituati: alziamo la testa per guardare lo scenario competitivo globale in cui siamo costretti ad operare. In questo scenario vediamo giganti come gli Stati Uniti, trecento milioni di abitanti istruiti, dotati di ottime infrastrutture tecnologiche ed innovative, la Cina, con un miliardo e trecentomilioni di abitanti ipermotivati e competitivi, molti dei quali stanno facendo il loro ingresso nella classe media, dando alla Cina un mercato interno in forte espansione. E poi l'India, il Brasile, due democrazie con molte sfide ma ancora un altissimo potenziale di crescita davanti. E altre realtà emergenti nel sud-est asiatico, in Africa, in Sudamerica.

Ecco, di fronte a questo scenario l'Italia ha due possibili strade. Può cercare di risollevarsi sganciandosi dall'Europa, chiudendosi nel suo piccolo mercato interno (che da solo è una sesto di quello americano e meno di un ventesimo di quello cinese), tentando disperatamente di difendersi con qualche dazio e sperando di mascherare la sua scarsa competitività con un pò di svalutazione monetaria. Oppure può cercare di far sentire la propria voce in Europa, guidando una nuova fase dell'Unione Europea, in cui si costruisca una linea comune sul fronte delle politiche economiche, fiscali e del costo del lavoro, nonchè una governance più snella e autorevole che dia all'Europa maggior vigore nelle negoziazioni internazionali, forte anche di un mercato interno di oltre mezzo miliardo di persone, istruite, preparate, con una profonda cultura della qualità e dell'eccellenza.

Questo speciale è il frutto del lavoro di molti giovani – e meno giovani – italiani che scommettono sulla seconda strada. E così facendo non solo offrono al dibattito pubblico degli utili spunti di riflessione e delle proposte preziose, ma offrono a tutti a noi una speranza. La speranza di un Paese che non si arrende al declino e che non si rassegna a chiudersi in se stesso, ma che ha ancora la voglia e l'ambizione di alzare lo sguardo e misurarsi col mondo senza averne paura.

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