Qui niente è facile, tutto è una conquista: il marciapiede, il parcheggio, il posto nella graduatoria della scuola materna e quello in fila, alle poste. Vivere a Roma significa conoscere i buchi sull'asfalto e quelli spazio-temporali, sperimentati in autobus: brevi, intensi percorsi dilatati all'inverosimile dentro mezzi lenti, caldi, cigolanti, dove le leggi della fisica, insieme a quelle delle buone maniere, non vigono più. Ma la dilatazione del tempo non è un fenomeno limitato ai soli mezzi Atac.

Roma è quella città dove per allargare un ponte – nello specifico quello ferroviario, sulla Portuense – ci vogliono anni, circa sei.

romametro

Non solo il tempo, però. Pure lo spazio, a Roma, è dilatato, frammentato, discontinuo. Tra i palazzi, in periferia soprattutto, in mezzo alle strade trafficate, crescono piante incolte, pezzi di terra dove l'uomo non ha mai messo mano – figuriamoci l'operatore dell'Ama – se non per gettarci sopra un sacchetto dell'immondizia, un assorbente sporco, un preservativo usato. Il selvaggio delle piante si confonde con quello umano, in maniera quasi filosofica.

E se il singolo caso non rappresenta la città, i problemi e la fatica di vivere a Roma non riguardano un quartiere, la Tor Sapienza di turno, una periferia sola, seppur colpevolmente dimenticata. La decadenza – che non è un destino, ma una responsabilità - cola su tutta la città, la rende appiccicosa, lenta, consumata. Lo sa chi ci vive e pure chi la governa – Guido Improta, assessore alla mobilità, in occasione della settimana europea della mobilità sostenibile, ha dichiarato: «Ogni anno perdiamo 135 milioni di ore a causa del traffico». Roma per i romani, dopo quella delle pailettes di Veltroni e quella degli amici degli amici di Alemanno, è forse un progetto, ancora difficile da realizzare.

Costa fatica, a Roma, fare una passeggiata e dover scivolare tra le auto parcheggiate male, prendere la bici e cercare di seguire la pista ciclabile, che ora c'è, ora no, adesso pare, mica sembra. Costa fatica comprendere la relazione di tolleranza tra i vigili urbani e i parcheggiatori abusivi, o il motivo per cui gli autobus non hanno un orario e i treni sì, ma spesso non è quello indicato. Costa fatica capire i tempi della burocrazia, della Sovrintendenza, degli uffici tecnici.

Roma costa fatica. E alla fine distanza. Dalla politica, prima di tutto.