Verita Cielo

Esiste un filo rosso che lega Mafia Capitale al caso Orlandi? No, ma La Verità Sta in Cielo, ultimo film di Roberto Faenza, in questi giorni nelle sale, prova comunque a infilare lo scandalo romano in uno dei più grandi misteri italiani: il rapimento della giovane figlia di un dipendente del Vaticano.

Tra realtà e fiction, la pellicola cerca di spiegare come la sparizione della Orlandi sia indissolubilmente legata ad una vicenda di grave corruzione politica e morale che all’epoca della scomparsa della Orlandi ha visto coinvolto il Vaticano, lo Stato italiano e la malavita romana.

La finzione filmica nasce dall’interesse di due giornalisti inglesi (interpretati rispettivamente da Maya Sansa e Shel Shapiro ed unici personaggi fittizi di tutto il film) per Mafia Capitale. Questa inchiesta viene ricollegata dai due giornalisti inglesi alla scomparsa della Orlandi, soprattutto per i personaggi invischiati nella vicenda e facenti parte della malavita romana già sul finire degli anni settanta, come Massimo Carminati (arrestato proprio nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale).

Secondo Faenza, ci sarebbe un fil rouge che lega personaggi e vicende politiche oscure della storia italica di fine secolo, sino ad arrivare ai nostri giorni. Un escamotage narrativo, privo di qualsiasi attinenza con la realtà giudiziaria dei fatti, che non avvicina alla verità sul sequestro Orlandi.

L'obiettivo della pellicola, che vede la partecipazione del fratello della ragazza scomparsa, è riaccendere i riflettori su questo caso, dove la ricerca della verità è stata troppo spesso inquinata dalle teorie complottiste sulla commistione tra Stato, Chiesa e malavita. A discapito, appunto, della realtà dei fatti e probabilmente della stessa Emanuela Orlandi.

La Verità Sta in Cielo, a cui va comunque riconosciuto uno sforzo documentaristico notevole, non si sottrae a un filone (letterario, cinematografico, giornalistico e politico) che travolge la cronaca e si avventura in sentieri ormai banali e scontati, dove il gioco è quello di confondere i ruoli tra inquisitori e giudici, vittime e carnefici, Stato e anti Stato.

Ed è purtroppo questo il grave difetto del film di Faenza, che manca così anche l'obiettivo minimo di riaccendere l'interesse sul caso: nel raccontare la matassa indistricabile dell'Italia nella guerra fredda, di cui il sequestro Orlandi è probabilmente la vicenda più esemplare, mettere un po' da parte il complottismo, lasciando Mafia Capitale (una vicenda giudiziaria che è soltanto all'inizio e che peraltro peraltro finora ha prodotto solo un centinaio di archiviazioni) ai giorni nostri, avrebbe aiutato non tanto a risolvere questo caso, ma almeno a mettere sul tavolo tutti i fatti e lasciare allo spettatore la sensazione di avere gli elementi per potersi fare un'idea.

Anche stavolta, dunque, per la povera Emanuela, la verità continuerà a stare in cielo.

@PatriziaFasoli