Ferrovie Nordbarese
Non avrei voluto dare questa mia testimonianza, non solo per la ragione sottesa, straziante, che merita rispetto, ma anche perché non pensavo di avere nulla d’interessante da dire in merito al disastro ferroviario che ha coinvolto la mia città, la Ferrotramviaria e, soprattutto, gli altri pendolari che incontro ogni giorno.

Soprattutto, penso che a parlare debbano essere le autorità competenti, nei tempi e nei modi di legge, dopo aver accertato le gravi responsabilità che hanno dato luogo alla tragedia. Pensavo che la mia limitata esperienza non fosse interessante, finché non ho notato sempre più voci levarsi da persone che non hanno mai preso quel treno, per diffondere petizioni di principio, luoghi comuni e giudizi interessati da meri calcoli politici.

A quel punto, ho deciso di utilizzare Facebook, l'unico mezzo che avevo in quel momento a disposizione, per diffondere il mio pensiero e la mia opinione, sicuramente non perfetti né perfettamente imparziali, ma almeno basati su una conoscenza concreta, da utente, del contesto di cui si stava parlando, e il mio post è, come usa dire, diventato virale, arrivando sulle bacheche di persone che non conosco e che ringrazio di aver condiviso il mio pensiero, così come ringrazio Strade per avermi dato la possibilità di pubblicarlo e ampliarlo.

Uso la linea ferroviaria del nord barese, su cui si è verificato l'incidente, da circa dieci anni. In questo periodo sono arrivato in ritardo due volte. Se aggiungo gli anni di liceo, in cui ho viaggiato col servizio autobus della stessa azienda, i ritardi restano sempre soltanto due. Ho viaggiato su tanti treni italiani ed europei, provando il trasporto locale in Lombardia, in Veneto, ma anche in Belgio, Olanda e altri Paesi teoricamente invidiabili, quanto a sicurezza. Posso dire che quella del nord barese è forse la rete ferroviaria locale più efficiente che io abbia provato.

Personale molto professionale, pulizia massima, treni nuovi o nuovissimi, confortevoli, con aria condizionata sempre funzionante, predisposti anche per la mobilità sostenibile, e stazione radio gestita dalla stessa azienda. La stessa rete ferroviaria attualmente copre anche parte della periferia barese, come servizio metropolitano, e mette in collegamento con l’aeroporto.

Ieri ho preso lo stesso treno di sempre, due ore dopo la tragedia, e sono partito (e arrivato) come da tabellone. Per percorrere il tratto incidentato ci sono bus sostitutivi.

Il famoso “binario unico” riguarda solo un tratto della linea, ma è in atto un progetto per il raddoppio. Peraltro, esso non è una peculiarità pugliese o del sud Italia, ma riguarda la maggior parte delle linee ferroviarie italiane e c'è in quasi tutti i Paesi europei.

Oggi in Italia sembrano diventati tutti ingegneri, macchinisti ed esperti di sicurezza dei trasporti. Pertanto, pensano bene di descrivere le linee a semplice binario come pistole puntate alla tempia, a mo’ di roulette russa, dimenticando (scegliendo di dimenticare?) che esiste una ineliminabile componente umana, in cui si possono annidare errori, distrazioni o altro, sia nella conduzione dei mezzi, sia nella direzione del traffico, sia nella progettazione delle macchine. L’illusione che si possa portare il rischio a zero è propria della società in cui viviamo, ossessionata dalla sicurezza, perché gli enormi e crescenti sviluppi tecnologici ci portano talvolta a credere che si possa sterilizzare l’ambiente umano dal pericolo più grande: l’uomo stesso. Semplicemente, non è vero.

Gli incidenti ferroviari avvengono anche nelle stazioni, dove i binari sono in parallelo, così come avvengono sui binari semplici, ma per fortuna avvengono così di rado che ce li dimentichiamo. Uno degli ultimi di cui abbiamo notizia si è verificato in Germania, il 9 febbraio scorso, quando due treni della Meridian, compagnia gestita dalle Ferrovie dell’alta Baviera, si sono scontrati frontalmente su una linea ferroviaria locale a un solo binario. Come per tutte le ferrovie tedesche, era attivo il sistema di sicurezza PZB 90, che era stato controllato una settimana prima dell’incidente.

Si tratta di un sistema di trasmettitori d’impulsi magnetici che segnalano a distanza la presenza di altri treni, con relativi freni automatici d’emergenza. Non sono serviti. Ebbene, all’epoca nessuno si è sognato di parlare dell’arretratezza della Baviera o di farvi allusioni, né ha accusato il governo bavarese o il governo federale, né si è strappato i capelli gridando al fallimento del sistema tedesco.

Dunque, sappiate che chi vi parla di treni fatiscenti o di arretratezza non ha mai preso la linea ferroviaria Bari-Barletta. Chi addirittura fa ragionamenti etnografici sul sud abbandonato, sul sud bistrattato, vilipeso o sul sud irrecuperabile, per far perno sulla retorica vittimista o per derubricare la questione come culturale o antropologica, dovrebbe solo provare a viaggiare e fare qualche confronto senza preconcetti. Rimarrà sorpreso.

Chi si affretta a parlare di responsabilità politiche, senza nemmeno aspettare che si faccia luce sulla dinamica dell’incidente, magari dopo una vita passata a elargire “no” ideologici ad ogni tipo di ammodernamento tecnologico e infrastrutturale, è in palese malafede. C’è poi chi, infine, addita la Ferrotramviaria SPA come responsabile poiché operatore privato e, anzi, trova in questa triste vicenda la conferma che i privati nel settore dei trasporti pubblici sono il male assoluto (ovviamente, anche qua sarà colpa del neoliberismo, vogliamo scommettere?).

E questo dopo aver letto una “scatola nera” tutta ideologica, che parte da premesse che non aspettano altro che essere riscontrate, mentre la scatola nera, quella vera, è ancora tra le lamiere.