pomodori

Un'indagine dell'Eurobarometro del 2010 mostrava come il 19% cittadini europei, alla richiesta di individuare autonomamente rischi legati all'alimentazione, fosse preoccupata per i residui chimici, pesticidi e altre sostanze. Sembra un dato basso, ma non lo è, perché se la maggioranza non riusciva a menzionare spontaneamente alcun rischio, la minoranza più cospicua era proprio quella del gruppo 'pesticidi'. Non è un caso che, di fronte a un elenco, gli intervistati avessero indicato come rischi di cui essere “molto preoccupati” i residui chimici di pesticidi in frutta, verdura e cereali (31%, con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2005).

Il dato, che ormai è vecchio di sette anni, trova un parziale riscontro più recente (2012-2014) con quanto rilevato in Emilia Romagna - regione che nella produzione e nel consumo alimentare ha qualcosa da dire - dove il 30% degli intervistati ha affermato di essere preoccupato per la sicurezza degli alimenti e uno dei fattori che più incideva nella percezione del rischio era proprio la presenza di pesticidi, indicata dal 47% degli intervistati (il secondo valore più altro dopo la presenza di coloranti/conservanti indicato il 52% delle volte).

 C'è dunque in materia una percezione del rischio relativamente elevata che probabilmente ha a che fare con un bombardamento costante di messaggi sui cibi più sicuri/sani (qualcuno ha detto biologico?) o sugli "allarmi" per il supposto ritrovamento di pesticidi in alcuni alimenti (come quello, bugiardo, sugli "spaghetti ai pesticidi" circolato qualche anno fa e che ancora spunta fuori ogni tanto).

Eppure abbiamo davvero poco di cui preoccuparci, come dimostra anche l'ultimo report dell'Efsa (qui il PDF): il 97,2% dei campioni di alimenti immessi nel mercato comunitario nel 2014 era libero da pesticidi o li conteneva entro i limiti di legge. Nel 2009, anno in cui l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato il primo report (relativo ai dati raccolti nel 2007), quella percentuale era del 96% e finora è rimasta piuttosto costante su tali livelli. 

Dagli ultimi dati emerge dunque che solo il 3% dei prodotti analizzati - su 84.341 campioni testati per 774 pesticidi - ha sforato i limiti di legge che, seppure importanti, non sono limiti di sicurezza tossicologica: questi sono spesso più elevati e in alcuni casi non di poco.

Nel dettaglio: il 69,3% dei campioni proveniva da Stati membri dell'Ue (più Islanda e da Norvegia); il 25,8% riguardava prodotti importati da Paesi terzi, il resto aveva un'origine non comunicata. Più della metà di essi (53,3%) era privo di residui quantificabili, mentre il 43,9% conteneva residui che non superavano i limiti di legge. Fra i prodotti di origine extra Ue, i limiti di legge sono stati superati nel 5,6% dei campioni (in calo rispetto al 6,5% del report 2014), mentre questo dato è inferiore se si guardano i prodotti originari dell'Unione europea e dello Spazio Economico Europeo: 1,7%, in leggero aumento rispetto al report precedente (1,6%). Tra i prodotti biologici il 99,3% di questi è stato trovato privo di residui o con residui entro i limiti, una differenza marginale dunque rispetto al dato globale.

L'Efsa fa anche un'analisi più approfondita secondo i parametri del programma per il controllo coordinato a livello Ue (Eucp) per elaborare una valutazione del rischio alimentare: «Per il 2015 - si legge nella sintesi dell'Efsa - i prodotti analizzati sono stati melanzane, banane, broccoli, olio vergine di oliva, succo di arancia, piselli, peperoni, uva da tavola, grano, burro e uova. Il tasso più alto di superamento dei limiti è stato registrato nei broccoli (3,4% dei campioni), seguito dall’uva da tavola (1,7%). In rari casi è stato riscontrato nell’olio d'oliva, nel succo d'arancia e nelle uova di gallina; in nessun caso nel burro». La sintesi finale è che «sia per l’esposizione di breve termine (acuta) sia per quella di lungo termine (cronica) l'Autorità ha concluso che il rischio per i consumatori era basso».

C'è un dato però molto importante e che forse spiega bene il perché dell'importanza dei controlli da parte dell'Efsa, anche quando le cose vanno bene da lungo tempo, ed è il fatto che tra i 3.170 singoli casi in cui i limiti legali di residui sono stati superati, in 1.166 di questi si trattava di pesticidi non approvati dall'Unione Europea. E se è vero che la maggior parte riguardava prodotti extra-Ue (760 casi), è anche vero che una parte relativamente rilevante (322 casi) è stata individuata nei prodotti interni (mentre nei restanti casi l'origine era sconosciuta).