xylella

Favolosa, come il nome del cultivar di olivo che ha dimostrato di essere resistente alla Xylella. La speranza che Antonio Pascale - agronomo, ispettore del ministero, uomo di profonda cultura - ha espresso quando è stato ospite proprio di Strade del Cibo per la rassegna stampa durante il Mantova Food&Science meriterebbe forse questo aggettivo.

«Uno dei problemi italiani - ha osservato Pascale - è che pensiamo molto all'agricoltura dei nonni e poco all'agricoltura dei nipoti. Non ci sarebbe nulla di male se noi reimpiantassimo degli ulivi in modo che i nostri nipoti fra 2mila anni possano goderne». E la storia della Xylella nel Salento qualche crisma della favola lo ha: un racconto 'realistico' (realissimo a dire il vero) con personaggi a rappresentare vizi e virtù dell'uomo - i Michele Emiliano, i procuratori, i barricaderi, le star dello spettacolo, fin troppi giornalisti e, dall'altra parte, i ricercatori, i comunicatori scientifici, le istituzioni europee - l'epilogo drastico (un contagio in continua espansione) e, infine, un insegnamento morale che sarebbe bello potesse essere quello suggerito da Pascale: pensare non solo al noi qui e ora, ma anche a chi verrà dopo. 

Un insegnamento che nella pratica vorrebbe dire smetterla di opporsi alle misure di prevenzione oggi possibili - compresa l'eradicazione degli olivi quando necessario, anche di quelli secolari, (ma, buona notizia, gli innesti di cultivar resistenti sembrano dare risultati preliminari positivi) - e pensare a costruire un futuro per se stessi e per chi verrà dopo, anche molto dopo. Essere - romanticamente e più che mai pragmaticamente - tutti insieme, istituzioni e coltivatori, politici e opinione pubblica, (ri)costruttori per noi stessi e per le altre generazioni di ciò che noi stiamo godendo ora e che, purtroppo, stiamo perdendo. 

Perché, e ora usciamo dal mondo delle favole, Xylella non si sta fermando: a fine aprile sono stati individuati altri 229 alberi contagiati nella zona di contenimento. In totale siamo a 752 campioni positivi in zona di contenimento e il batterio avanza, si sposta sempre più a nord, ennesima prova che i buoi sono scappati grazie ai mandriani (Emiliano, la procura, i politici politicanti, perfino certi giornalisti) che ha tenuto aperto il recinto (il "piano Silletti" per il contenimento, ignobilmente bloccato ormai quattro anni fa).

E se prima poi è giusto che i responsabili vengano inchiodati alle loro responsabilità (che siano politiche, morali, e anche giudiziarie), quel che si deve fare oggi è smetterla una buona volta di ascoltare ancora il canto delle sirene che ammaliano menti disperate con spiegazioni e soluzioni semplici e facili senza alcun riscontro scientifico.

E poi dobbiamo sperare e coltivare concretamente la speranza. Ad esempio in Favolosa, bellissimo 'nome comune' della varietà di olivo FS-17, inventata e brevettata dagli scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche ormai trent'anni fa, ceduto in esclusiva a quattro vivai e che si sta dimostrando resistente alla Xylella. “I vivai licenziatari - spiega Francesco Loreto, direttore del Dipartimento di scienze bio-agroalimentari (Disba) del Cnr in una nota dell'istituto - possono moltiplicare le piante di FS-17 mentre chiunque può acquistare da questi vivai e rivendere sul mercato e sono possibili anche sub-licenze. Il Cnr ha una royalty sulle vendite che in totale, compreso l’equo premio per l’inventore, è del 10% del costo delle piante commercializzate: l’Ente contribuirà ulteriormente al superamento dell’emergenza Xylella e al controllo del patogeno reinvestendo le royalties derivanti da vendite di eventuali cultivar resistenti per ulteriori studi e ricerche sulla biologia e sulla lotta al patogeno, e per la tracciabilità e certificazione del materiale messo in commercio”.

Non sarebbe bello se fosse proprio "Favolosa" uno dei simboli della rinascita che fra cento, duecento, mille anni i nostri nipoti ammireranno nelle terre di Puglia?