Circa un anno e mezzo fa, grazie al clamore mediatico provocato dal programma "Le Iene", nasceva il caso Stamina, vicenda che solo oggi sta volgendo al termine, con gli esiti che molti potevano immaginare. In quella occasione il Partito Animalista Europeo si schierò dalla parte di Vannoni, il presidente di Stamina Foundation, per un motivo del tutto particolare, espresso su Facebook nel maiuscolo d'ordinanza:

"VIVISEZIONE: METODO STAMINA NON PRATICA LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE E SALVA VITE UMANE. LE LOBBY FARMACEUTICHE CONNIVENTI CON RICERCATORI E POLITICI CORROTTI TENTANO DI BOICOTTARLO E DENIGRANO IL PROF. VANNONI. ANCHE QUESTA E' UNA BATTAGLIA CHE DOBBIAMO PORTARE AVANTI UNITI, NON LASCIAMOLI SOLI."

delli zotti - Copia

Nulla di sorprendente, per chi conosce i toni con cui spesso questo movimento si esprime, anche perché in quel periodo molti hanno approfittato della mediaticità dell'evento per tirare acqua al proprio mulino o, più semplicemente, per ottenere notorietà o ascolti. Basti ricordare le recenti polemiche legate al suo segretario nazionale, Enrico Rizzi, e le sue dichiarazioni di gioia alla morte di Diego Moltrer, presidente del consiglio regionale del Trentino Alto Adige.

Allo stesso modo, leggendo l'articolo allegato al commento, non mi stupisco dell'assoluta mancanza di argomentazioni scientifiche. Rimango invece di sasso nei mesi successivi quando vedo Candida Nastrucci, nota scienziata contraria alla sperimentazione animale, sostenere questo metodo e la figura di Vannoni parlandone addirittura come "un eroe dei nostri tempi". Guardando il curriculum della scienziata, mi stupisco che abbia potuto fare affermazioni di quel genere quando la comunità scientifica aveva già dato la sua risposta, negativa, sull'efficacia e la validità del metodo Vannoni.

Allora mi sorge spontanea una domanda: si tratta di un reale appoggio al metodo Stamina o piuttosto di un tentativo di cavalcarne l'onda emotiva per ottenere visibilità? È difficile rispondere in modo obiettivo, ognuno può darsi la risposta che vuole a seconda delle proprie convinzioni. Una domanda che però è legittimo farsi è questa: qualunque sia la ragione, l'animalismo può diventare la culla per pseudoscienze, medicine alternative e complottismo medico?

Basta passare in rassegna alcuni siti di associazioni, più o meno note, di orientamento animalista. Vediamo associazioni come I-Care e blog contrari alla sperimentazione animale promuovere siti favorevoli al metodo Di Bella solo perché questo afferma l'inutilità della chemioterapia, sostenendone l'inefficacia per criticare l'uso del modello animale, o ancora attaccare i vaccini fornendo un elenco di sostanze contenute al loro interno e giustificarne la pericolosità citando studi sugli animali o parlando di un possibile collegamento tra vaccini e cancro e tra vaccini e autismo in base a sentenze di tribunale. Addirittura ci sono pagine come Progresso Etico Vegano che promuovono apertamente "terapie" alternative e parlano di "cure nascoste" o "proibite".

Tutte affermazioni smentite dalla realtà dei fatti: la chemioterapia rappresenta una delle scelte terapeutiche contro i tumori, in associazione o meno ad altri approcci terapeutici come la chirurgia e la radioterapia, e la sua efficacia, a dispetto di quanto affermano i sostenitori del metodo Di Bella e molti animalisti, è provata dalla minore mortalità e dall'aspettativa di vita maggiore rispetto al passato. I vaccini sono una potente arma preventiva per il controllo delle malattie epidemiche ed ogni collegamento con l'autismo è stato smentito ampiamente da molti studi. Peraltro qualsiasi farmaco o terapia, anche i più "alternativi", diventano automaticamente parte della medicina ufficiale, se la loro efficacia viene dimostrata scientificamente.

Da tutto ciò nasce una insanabile contraddizione: le stesse persone che vorrebbero portare argomenti scientifici a sostegno della loro posizione si trovano a usare teorie pseudoscientifiche, come quelle viste sopra, col risultato di proporre opinioni non solo errate dal punto di vista scientifico ma anche pericolose. Basti pensare alla questione dei vaccini e ai danni che le associazioni anti-vaccinazioni hanno provocato negli ultimi anni, in particolare negli Stati Uniti dove, a distanza di anni, malattie come il morbillo e la pertosse sono tornate a provocare epidemie.

In Italia recentemente il caso Fluad ha fatto scalpore presso molte associazioni e gruppi animalisti, scoppiando poi come una bolla di sapone quando l'EMA (European Medicines Agency, ossia l'agenzia europea del farmaco) ha stabilito che non vi era alcun rapporto di causa-effetto tra l'assunzione del vaccino e le morti definite "sospette" da mezzi di informazione troppo frettolosi. Ma in questo mondo non si usa rettificare, né ammettere di aver trasmesso un messaggio errato alla pubblica opinione: la notizia è stata dimenticata, con buona pace di chi in questi giorni ne sta pagando le conseguenze.

E ho solo citato un paio di esempi eclatanti che mi sono balzati all'occhio nell'ultimo anno; chiunque può osservare come spesso vengano pubblicati, sui siti e sugli account facebook "animalisti", articoli contro la cosiddetta Big Pharma, contro le pratiche mediche "ufficiali" e chi lavora in ambito sanitario (medici, infermieri, farmacisti, etc.) e a favore della cosiddetta medicina "olistica" (qualsiasi cosa voglia dire).

Si può ragionare a lungo sulle ragioni che legano così strettamente il mondo animalista a quello delle pseudoscienze: dal punto di vista psicologico viene in mente la famosa teoria dell'equilibrio cognitivo di Heider, riassunta nella frase "il nemico del mio nemico è mio amico". La scienza può diventare il nemico comune, contro cui molti animalisti e supporters delle medicine alternative ritengono di doversi spalleggiare a vicenda, in mancanza di argomenti migliori. I fatti vengono distorti, le evidenze travisate e "travasate" da un gruppo all'altro. Ma bisogna anche chiedersi se una parte del mondo animalista, quella più radicale, possa usare questi contenuti per cercare della popolarità facile: è un gioco in cui è molto facile acquisire popolarità. Cosa c'è di più facile, in effetti, per sembrare dei paladini della giustizia, dello scagliarsi contro multinazionali, aziende e professionisti che lavorano in un campo così delicato? Alcuni animalisti lo hanno capito, e usano questo armamentario di sciocchezze per aumentare il proprio consenso.

Ma sono le conseguenze ad essere pericolose: attraverso i social network si possono trasmettere informazioni fuorvianti in gran quantità, ma una madre che decide di non vaccinare i propri figli o un malato che decide di non seguire una terapia perché convinto dell'inefficacia della chemioterapia o di qualsiasi altra terapia farmacologica mettono in pericolo la propria vita e quella degli altri.