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I recenti richiami dell’Oms all’Italia per il pericoloso calo delle vaccinazioni segnalano i rischi di uno scontro tra scienza e anti-scienza, e il decreto che rende obbligatorie 12 vaccinazioni (dalle 4 attuali) ne è la diretta conseguenza: i vaccini - mai come oggi - sono guardati con sospetto da una parte dell’opinione pubblica, vittima di campagne di disinformazione, di strumentalizzazioni e di paure infondate.

Ne parliamo con Andrea Grignolio, che insegna Storia della Medicina alla Sapienza di Roma, ha da poco terminato un periodo di ricerca sulla Storia della Vaccinazione all’Université Francois Rabelais di Tours ed è autore del libro “Chi ha paura dei vaccini?” (Codice Edizioni, 2016), finalista al Premio letterario Galileo 2017. Come scrive Riccardo Iacona nella prefazione del libro, il dibattito sui vaccini "ci riguarda da vicino anche se non siamo scienziati o medici. Ci riguarda come cittadini". Cittadini che hanno avuto la fortuna di vivere, grazie ai progressi della scienza, in un’epoca e in una parte del mondo libera dalle malattie letali e dai flagelli che hanno sterminato milioni di persone nei secoli passati.

 

Partiamo dalla domanda più scontata: perché è sicuro vaccinare i propri figli? 

Capovolgerei la domanda: perché non sarebbe sicura una cosa che ogni test scientifico promuove e certifica come sicura ed efficace? Parlando di farmaci, come pure di vaccini e profilassi mediche, lo scenario a rischio zero non esiste. 
In realtà i vaccini, prima di essere immessi sul mercato, devono superare rigorose analisi e il monitoraggio continua una volta che essi entrano in uso (la cosiddetta sorveglianza post-marketing), tramite la segnalazione degli eventi avversi ai farmaci, rendendo di fatto i vaccini tra i farmaci più controllati disponibili in commercio. Anche i farmaci più comuni e usati come le aspirine, insieme a tutti gli anti infiammatori molto diffusi (gli anti-infiammatori non steroidei, detti FANS), hanno un tasso di reazioni avverse 1500 volte superiori, laddove il vaccino ha una reazione avversa grave, che quasi sempre si risolve positivamente, in meno di un caso su milione.


Anche le attività quotidiane nascondono dei pericoli: in Italia ogni anno gli incidenti domestici causano migliaia di decessi, decine di migliaia di ricoveri ospedalieri e milioni di arrivi al pronto soccorso. Gli incidenti stradali in Italia, ad esempio, nel 2010 hanno causato 4.090 morti e 302.735 feriti, nel 2014 in Italia si sono verificati 55,6 casi di decesso (e più di 4000 di ferimento) in incidenti stradali ogni milione di abitanti: non vaccinare è quindi come mandare il proprio figlio in motorino senza casco. Il fumo di sigaretta determina circa 30.000 morti all’anno per tumore al polmone. Eppure una parte di soggetti che non vuol vaccinare i propri figli non considera l’ipotesi di non utilizzare la macchina o di smettere di fumare.

 

Cosa sono i vaccini, e quale è la loro storia?

I vaccini agiscono stimolando il sistema immunitario del bambino a produrre anticorpi senza che in realtà si manifesti la malattia. Quindi se la persona vaccinata entrerà eventualmente in contatto con la malattia stessa, il suo sistema immunitario la riconoscerà e immediatamente produrrà gli anticorpi necessari per combatterla.
 Le vaccinazioni sono un presidio preventivo fondamentale per la salute, la cui introduzione ha permesso di ridurre in pochi decenni, in modo sicuro ed estremamente rilevante, l'incidenza di malattie gravi e potenzialmente letali che erano diffuse da millenni. Probabilmente per la prima volta durante la Guerra del Peloponneso, osservando le infezioni della peste, Tucidide notò che la sopravvivenza ad un'infezione portava l'immunizzazione all'agente patogeno che lo ha causato. Il primo vero grande passo avanti per la medicina fu fatto nel 1796 da Edward Jenner, il quale osservò che le mungitrici che contraevano il vaiolo bovino e successivamente guarivano, non contraevano mai il vaiolo umano. Jenner iniettò allora del materiale preso dalla pustola di vaiolo bovino in un bambino e la malattia non si sviluppò.

 

"Il vaccino non è una opinione", dice il prof. Burioni. Ma come spiegarlo a chi non riconosce la differenza tra un dato scientifico e un'opinione da bar? Che il parere di un primario valga quanto quello della vicina di pianerottolo?

Quando si affrontano persone che credono - per un approccio fideistico, come ad una religione - a determinate convinzioni, anche se prive di evidenze scientifiche e basi logiche, è molto difficile far loro mutare idea. Sono quelli che la letteratura chiama antivaccinisti radicali, sono circa il 5% , e praticamente irriducibili. In generale, quindi, è difficile sedersi con quella vicina di pianerottolo, presentarle i fatti, e durante una sola conversazione, farle cambiare idea sui vaccini. Abbiamo tutti bisogno di tempo per assorbire le informazioni per poi poterne trarre delle conclusioni. Diversi esperimenti di psicologia cognitiva ci dicono che è semmai importante presentare i rischi per la protezione persa a causa delle mancate vaccinazioni, i rischi quindi delle malattie infettive, rischi che vanno però circostanziati e personalizzati.

Queste credenze irrazionali hanno anche una spiegazione evolutiva, senza la quale sarà difficile risolvere la crescente opposizione sociale. Noi non nasciamo con un cervello che automaticamente privilegia l’approccio razionale, ecco perché ogni cosa contro-intuitiva è faticosa da comprendere. C’è inoltre un fenomeno di “esempi didattici” venuti meno, grazie proprio alla diffusione dei vaccini: non vediamo più persone affette da gravi malattie debellate dalle vaccinazioni nelle nostre città e comunità, i nostri figli non hanno più compagni di classe colpiti, ad esempio, dalla poliomelite, dal vaiolo, dalla difterite. I vaccini sono causa del loro successo, come dice il grande vaccinologo Rino Rappuoli, la società sta perdendo purtroppo la percezione del rischio, questo causa un calo delle coperture vaccinali che a loro volta provocano un ritorno delle malattie infettive. Quando poi tornano le epidemie i cittadini, che percepiscono nuovamente il rischio, tornano a fare le file per le vaccinazioni. Per questo raccontare la storia della vaccinazione può essere istruttivo.

 

Una delle leve su cui la campagna anti-vaccini si basa è l’uso distorto di internet, quale fonte di certezze e prove, a prescindere dai dati. Come ci si può attrezzare per divulgare la corretta conoscenza scientifica?

Internet è aperto a tutti, e ci scrive tanto il grande scienziato quanto il semianalfabeta. E’ la sua forza, ma anche la sua debolezza. Non possiamo introdurre forme di censura, né funziona troppo promuovere le informazioni affidabili e istituzionali da contrapporre ai siti di disinformazione. Molti studi confermano che gli antivaccinisti sono complottisti, e perloro probabilmente non si può fare granché. Per i cosiddetti esitanti invece fare una corretta informazione è molto utile, ad esempio evitando la deleteria teoria della doppia campana per cui bisogna proporre nelle trasmissioni o sui quotidiani le due "teorie" pro e contro come se avessero pari dignità. La scienza è perlopiù basata su fatti, non su opinioni, e non ha senso parlare di pro e contro i vaccini come non ha senso parlare dell’essere pro o contro la terra rotonda. Si tratta del pregiudizio del falso equilibro dell’informazione (false balance bias), valido in campo politico e artistico, inutile e dannoso in discipline basate su prove e fatti convalidati.

 

Cosa si intende per "immunità di gregge" e perché è importante che un paese monitori il suo livello assicurando che non scenda al di sotto di una certa soglia?

Se abbastanza persone in una comunità sono vaccinate, è più difficile per una malattia diffondersi tra le persone che non sono state vaccinate. Questa è chiamata "immunità di comunità o gregge". 
L’immunità di comunità è particolarmente importante nel proteggere le persone che non possono essere vaccinate (circa 1500 in Italia) perché sono malate, o stanno ricevendo un trattamento che danneggia il loro sistema immunitario, sono cioè immunodepresse. I vaccini vengono creati per riconoscere forme standard di virus e batteri, il problema è che quando questi entrano in un organismo, si moltiplicano molto velocemente con un alto tasso di mutazione, cioè a ogni generazione cambiano un po’ le loro sembianze. Se quindi in una classe di 20 alunni uno solo è privo di vaccinazione (ovvero il 95% è coperto), in quel caso il virus o batterio colpirà molto probabilmente solo chi è privo di copertura vaccinale e poi l’agente infettivo non si diffonderà perché verrà riconosciuto e neutralizzato dagli anticorpi dei ragazzi immunizzati. Se però già due individui della classe sono scoperti (con una copertura dunque al 90%), a quel punto è possibile che l’agente infettivo passando attraverso due persone e molti cicli riproduttivi abbia subito un numero di mutazioni tali da essere molto diverso dalla forma standard su cui sono stati creati i vaccini e quindi diventa in grado anche di infettare chi è immunizzato. Ecco perché la vaccinazione non è un fatto di libertà individuale come molti erroneamente sostengono, ma è un fatto collettivo dove la scelta del singolo impatta, sino a metterla a repentaglio, sulla vita degli altri individui.

 

Quindi la vaccinazione diventa un fatto legale e politico? Penso ad esempio all’obbligo vaccinale.

Con l’obbligo entriamo nell’ambito delle opinioni, i dati sono contrastanti e ancora incerti. Facciamo il caso europeo, ma che vale anche per gli USA e altri Paesi occidentali. In Europa 15 stati non hanno l’obbligo vaccinale e 14 hanno l’obbligo da uno a più vaccini, eppure in entrambi i sistemi si raggiunge circa lo stesso tasso di copertura vaccinale. Quindi non si può dire che l’obbligo sia necessario per raggiungere l’immunità di comunità. Nei paesi privi di obbligo esistono diverse forme di incentivazione alla vaccinazione. Si va dal Canada, dove i genitori che rifiutano le vaccinazioni per figli devono leggere documenti che dimostrano i rischi a cui si sottopongono i bambini privi di copertura vaccinale e dichiarano di assumersene la responsabilità, e nei periodi di rischio epidemico sono obbligati a ritirare i figli da scuola, sino al caso dell’Australia dove ai genitori che sono in regola con la schedula vaccinale vengono offerti degli incentivi economici nei tributi. Poi c’è l’interessante caso della Repubblica di San Marino che per i genitori contrari alle vaccinazioni prevede, oltre alla lettura della documentazione sui rischi e alla presa di responsabilità, la sottoscrizione di una assicurazione di responsabilità civile verso terzi per eventuali danni da contagio.

@antonluca_cuoco