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L’ultima puntata della saga dell’olio di palma è una notizia apparentemente da punti esclamativi: contiene tocotrienoli, derivati dalla vitamina E, con caratteristiche antitumorali. A dichiararlo, uno studio pubblicato su Scientific Reports - Nature Publishing Group, da una equipe di studiosi dell’Università Statale di Milano in collaborazione con quella dell’Aquila.

Andando più nello specifico: lo studio non aveva come oggetto l’olio di palma, non lo cita se non nell’illustrazione dell’origine dei composti dai quali è stato estratto il delta-tocotrienolo, la sostanza i cui effetti antitumorali sono stati osservati su cellule in vitro e in vivo di melanoma umano. Di più, i tocotrienoli sarebbero ancora presenti nell’olio di palma - in misura maggiore rispetto ad altri oli - prima della fase di raffinazione, e quindi sarebbero molto scarsi nei prodotti da forno che di olio di palma fanno largo uso. Nulla di così sconvolgente, quindi, ma la notizia, e il modo in cui se ne sta discutendo, consente alcune riflessioni sul rumore di fondo che le bufale antiscientifiche producono e sui suoi effetti anche sulla comunicazione scientifica seria.

Se oggi l’olio di palma è un argomento “giornalisticamente” di successo, lo si deve all’impatto mediatico che hanno avuto le campagne protezionistiche che pretendevano di bandirlo, e soprattutto alle notizie infondate su suoi presunti effetti negativi sulla salute. Su Strade ce ne siamo occupati diffusamente, e alcuni degli articoli che avevano come oggetto l’olio di palma - questo, ad esempio - sono stati per il nostro magazine tra i più letti di sempre, con centinaia di migliaia di visualizzazioni: il tentativo, peraltro semplice, data l’inconsistenza degli argomenti contrari, di sfatare le bufale sull’olio di palma hanno avuto un "buon mercato” proprio grazie alle bufale stesse, e anche oggi una buona notizia che ha per oggetto l’olio di palma ottiene un risalto maggiore di quello che forse meriterebbe proprio perché prima ne sono state diffuse ad arte di cattive e infondate.

Non c’era forse alcuna ragione scientifica per inserire l’olio di palma nel titolo del comunicato stampa di Unimi che presentava la notizia, ma c’erano molte buone ragioni giornalistiche per farlo. Ragioni indotte dalle campagne scandalistiche contro l’olio di palma stesso, che hanno trasformato un normale ingrediente alimentare, non più nocivo del burro e con un impatto ambientale - in termini di superficie agricola per unità di prodotto - inferiore a molte delle sue alternative commerciali, in una sorta di feticcio.