Va dato atto al Regno Unito che il referendum scozzese in corso oggi è un esercizio di democrazia autentica che pochi altri Paesi al mondo avrebbero saputo concedersi. Senza andare troppo lontano, ho i miei forti dubbi circa la capacità della Spagna, ad esempio, di compiere lo stesso processo. L'esercizio è ancor più encomiabile se si considera che la democrazia britannica pare pronta a fare esperienza di sè fino alle estreme conseguenze della propria disintegrazione, come potrebbe accadere se i SI all'indipendenza vincessero stasera. Tanto premesso, questo voto, così come le analoghe rivendicazioni in Catalogna, pur avendo un significato politico altissimo non origina da una petizione di autonomia politica bensì dal sentimento di frustrazione economica che attanaglia l'Europa al sesto anno di crisi.

La Scozia medita di rompere l'Unione con l'Inghilterra (e il Galles e l'Irlanda del Nord) perchè pensa di poterne ricavare una migliore condizione economica, a cominciare dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord. La Catalogna reclama indipendenza dalla Spagna castigliana per una faccenda di redistribuzione interna delle risorse economiche e fiscali: i Catalani pensano di pagare a Madrid più di quel che ricevono indietro. Sono tutte tensioni causate dalla crisi economica e dalla globalizzazione, che ha imposto a tutti i Paesi efficienza economica e disciplina di bilancio pubblico, a pena di delocalizzazioni, perdita di capacità produttiva e default.

Ma proprio perchè le ragioni del referendum scozzese paiono eminentemente economiche, c'è da avere fiducia del fatto che, così come è stata matura a concedersi un referendum potenzialmente letale, la democrazia britannica (e quella scozzese in particolare) sarà abbastanza lucida da capire che una Scozia fuori dall'UK è una follia che gli Scozzesi pagherebbero carissima, economicamente. Per chi volesse approfondire, la sintesi del come e perchè la Scozia si autodistruggerebbe scegliendo il SI sono spiegate qui e qui. Il tema che qui interessa esplorare è invece il rapporto tra il referendum scozzese e l'Unione Europea e i potenziali effetti di un Sì sull'Unione.

È singolare che, a mo' di legittimazione del proprio diritto all'autodeterminazione politica, sia la Scozia che la Catalogna abbiano usato l'argomento dell'appartenenza all'Unione Europea. Entrambe le piccole nazioni, infatti, hanno reso chiaro che in caso di indipendenza vorrebbero comunque restare membri dell'Unione Europea. Un po' meno chiare le loro idee circa l'adesione all'eurozona, ma su questo tornerò fra poco. Queste dichiarazioni di fedeltà all'UE dimostrano che in questa fase della storia del mondo, in cui paesi sono interconnessi e interdipendenti come mai, nessun paese è autosufficiente, nè politicamente nè economicamente. E se non lo sono Paesi grandi (tipo UK), a fortiori non lo sono le frazioni di essi (la Scozia). Alla Scozia, come alla Catalogna, l'UE serve come fonte di legittimazione esterna più di quanto esse, da sole, servano come fonte di legittimazione democratica all'UE medesima.

Se il vincesse, per la Scozia si aprirebbero le forche caudine di due negoziati da cui uscirebbe a pezzi, o forse non uscirebbe affatto: quello con il residuo della Gran Bretagna, in cui verrebbero aperti temi niente affatto scontati come la ripartizione del debito pubblico britannico, il regolamento dei diritti di sfruttamento nel Mare del Nord, il mantenimento della Scozia nell'unione monetaria con l'Inghilterra. E il secondo negoziato, quello con gli altri Stati Membri dell'Unione Europea per l'accesso della Scozia indipendente alla medesima unione. In punto di trattato, perchè uno Stato entri a far parte dell'UE, è necessario il consenso di tutti i suoi Stati Membri (articolo 49 del TUE). La Spagna ha già fatto sapere che il suo assenso non sarebbe garantito, e che certamente non sarebbe gratis. Entrando, la Scozia si accollerebbe tutto il pacchetto di obbligazioni internazionali che la membership UE comporta, inclusi l'euro, l'Acquis di Schengen e la piena contribuzione al bilancio dell'Unione. Tutti elementi per i quali oggi l'UK – inclusa la Scozia – gode di deroghe. Inoltre, la convergenza scozzese verso i parametri UE sarebbe tutt'altro che facile. Basti pensare che l'obbligo di adesione all'euro necessita, come condizione preliminare, che vi sia una moneta dello stato aderente che partecipi al meccanismo di cambio del sistema monetario europeo. E quale sarebbe la moneta scozzese all'indomani della secessione? In Uk potrebbero già accettare scommesse al riguardo.

La Scozia indipendente accelererebbe il percorso di uscita Regno Unito dall'UE, per la stessa ragione per cui fomenterebbe i separatisti di ogni dove in Europa. Aggiungo che in uno scenario di frazionamento multiplo e complessivo degli Stati nazione europei e dell'Unione Europea come loro "federazione" (ancorchè imperfetta), di quest'ultima non rimarrebbe granchè, neppure il mercato interno, ed è inutile illudersi del contrario. Quella europea è infatti una storia di nazionalismi e protezionismo, e sbaglia chi pensa che assecondarli produrrebbe maggiori libertà economiche e politiche. Nazioni più piccole produrrebbero nazionalismi più piccoli in scala, con l'aggravante di rimanere senza il controbilanciamento di istituzioni "esterne" come l'Ue e il suo mercato unico. Perchè – e qui vengo al punto – l'UE non può sopravvivere agli opt outs locali; non li può riassorbire, checchè desiderino gli inidipendentisti, perchè al nazionalismo di chi se ne va si contrapporrebbe il nazionalismo di chi viene lasciato. Nel sistema di regole vigenti, non ci sarebbero margini di ricomporre tali fratture.

Certo, mi si dirà, le regole si possono cambiare. Ma è un percorso che richiede molti anni, se non secoli. Si può legittimamente pensare – e la tesi mi affascina – che l'Europa stesse meglio, divisa come era, nel Medioevo, e pertanto tendere a quel risultato. Purchè si tenga a mente che i costi di transizione sarebbero altissimi e che, per intanto, a trionfare non sarebbe necessariamente il paradigma della società aperta, piuttosto quello dei nazionalismi. Col rischio di rifare tutto daccapo o anche no. Perchè se l'Europa è l'area prospera e libera che è lo si deve ad una serie di circostanze fortunate che hanno innescato, nei secoli passati, dei circoli virtuosi capaci di trarla fuori dalla miseria e dall'oppressione prodotti dai nazionalismi e e dalle società chiuse che essi difendevano. La garanzia che quei circoli virtuosi ripartano non può darcela nessuno, tantomeno Salmond.

@antigrazioso