Una esposizione universale non è la panacea dei mali italiani, perché non sono i maxi-eventi commerciali, culturali, sportivi o politici la leva per la crescita di un'economia. Ancora, rispetto al ruolo che hanno svolto le prime pionieristiche esposizioni universali dell'inizio del Novecento (tra cui anche Torino 1911), il mondo di oggi non ha necessariamente di appuntamenti "fisici" per accrescere il livello di interazione, cooperazione e dialogo tra i sistemi economici nazionali.

Eppure, Expo 2015 è per l'Italia e i paesi partecipanti un'opportunità estremamente preziosa: per tutti è un'occasione di "diplomazia pubblica" con una galassia di attori dell'economia globale, dai consumatori alle aziende, dalle comunità locali alla organizzazioni internazionali, dagli esperti scientifici ai mezzi d'informazione; per l'Italia e il Made in Italy è una preziosa vetrina, utilissima per rilanciare l'immagine del paese e offrire agli investitori internazionali la sua ritrovata vitalità e attrattività.

 

Il tema scelto per il grande evento – "Nutrire il pianeta, energie per la vita" – può dunque permettere all'Italia di ritrovare, un ruolo di primo piano sul tema dell'alimentazione, della qualità del cibo, dello sviluppo agroalimentare e della nutrizione. Ma bisogna evitare tre rischi fatali: il provincialismo, il disfattismo e il malaffare.

Il provincialismo, anzitutto. Ha molte accezioni e forme ma un esempio lampante è il rapporto tra Expo e gli ogm. Il padiglione italiano sarà il cuore pulsante dell'esposizione e la nostra produzione agroalimentare sarà senza dubbio la protagonista assoluta, ma Expo 2015 ha un obiettivo ben più ambizioso di quello di una grande fiera strapaesana del Made in Italy: essere un'occasione privilegiata di confronto e di collaborazione con la comunità internazionale, chiamata a fornire risposte credibili alla sfida globale di come assicurare a tutta l'umanità un'alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile. Da questo punto di vista, Expo 2015 non potrà essere l'arena di un dibattito "ogm sì, ogm no", né l'occasione per improbabili proclami "anti-ogm", come pure qualcuno pare illudersi. Alcuni tra i nostri principali e tradizionali partner commerciali globali come USA, Brasile, Argentina, Canada e Australia - che avranno a Expo un loro padiglione nazionale ed una loro visione sul tema del "nutrire il pianeta" - hanno nell'agricoltura ogm una colonna portante delle loro economie. I negoziati per il TTIP - l'accordo di libero scambio UE-USA - hanno tra i loro punti di discussione proprio gli ogm (in particolare, il principio di precauzione per gli standard sanitari e fitosanitari) ed è importante in questa fase avere un atteggiamento negoziale quanto più inclusivo e aperto possibile. In più, proprio il tema programmatico dell'esposizione – nutrire il pianeta – impone un approccio "laico" al dibattito sulle innovazioni, la ricerca e la tecnologica per il settore agroalimentare e zootecnico.

Il disfattismo. Secondo le stime più recenti, gli investimenti dei 147 governi che ufficialmente parteciperanno ad Expo 2015 (oltre 60 dei quali con un proprio padiglione nazionale, gli altri inseriti nei 9 "cluster" tematici) supereranno il miliardo di euro, con Stati Uniti e Cina che investiranno rispettivamente 40 e 60 milioni. L'apporto garantito dai partner privati (tra cui Accenture, Cisco, Enel, Telecom, Fiat-Chrysler, Intesa Sanpaolo, Samsung, Selex ES – Finmeccanica) ha sinora raggiunto la cifra di 300 milioni. Il contributo dell'afflusso dei visitatori di Expo è valutato in oltre 4 miliardi di euro. Sui 20 milioni di visitatori attesi, gli stranieri dovrebbero essere oltre 6 milioni. Sui numeri ovviamente si può discutere, c'è chi dice che sono ottimistici e chi sottolinea che si poteva fare di più, ma nessuno può negare la primaria importanza dell'Expo. La crisi, oltre che economica, finanziaria, politica e sociale, sta diventando anche culturale: abbiamo talmente perso fiducia nelle istituzioni italiane da non nutrirne più per l'Italia in quanto tale. Anzi, si finisce per avere il gusto per il "tanto peggio, tanto meglio". Non giova a nessuno, salvo ai nuovi popolarissimi profeti dello sfascismo.

Il malaffare, infine. Senza entrare nel merito delle recentissime vicende legate a possibili violazioni di legge nella gestione degli appalti, su cui è opportuno attendere il corso della giustizia, c'è per il governo Renzi il compito cruciale di proteggere Expo 2015, rottamare quel coacervo di fittissime relazioni parapolitiche e partitocratiche che puntualmente in Italia infesta l'organizzazione di grandi eventi. Negli ultimi anni, è quasi parso che i governi "subissero" Expo come una punizione divina. Ora è auspicabile che un governo politicamente forte, più forte politicamente di quelli che lo hanno proceduto, cambi decisamente rotta.

@piercamillo