casaleggi

La democrazia è un sistema di governo, è un modo per separare la violenza dal potere, non per separare il voto popolare dalla sua funzione politica. In Italia, a tutti i livelli, la democrazia è invece diventata una sorta di sollevazione permanente contro la realtà e i suoi vincoli, perfino quelli più materiali, come quelli economici e demografici. Ma la democrazia trasformata in una fiera dei desideri e delle paure popolari, in un palcoscenico dell'inconscio collettivo, non è solo più inefficiente e antipopolare negli esiti, ma è anche più opaca e manovrabile e alla fine assai meno democratica.

Solo in una democrazia così culturalmente ridotta una società a responsabilità limitata, guidata da un genio del male ma non certo degli affari, come Casaleggio padre, può diventare un partito e portare uno come Di Maio a un passo dal portone di Palazzo Chigi e, vedremo il 5 marzo, forse anche dentro. La democrazia ridotta a esorcismo, a commedia in cui i "posseduti" dal Maligno della politica si affidano ai guaritori impegnati a scacciare il maleficio è la nuova minaccia orwelliana delle democrazie occidentali, è una forma di totalitarismo post-moderno che non poggia sulle fondamenta "dure" dell'ideologia, ma su quelle "molli", sfuggenti e inconfessabili della psicologia individuale e di massa esposta a forme di condizionamento potenzialmente infinite nei mezzi e inaudite nei fini.

Le elezioni diventano sempre un "rischio democratico" dove a far da argine al rischio del tumulto, dell'assalto ai forni, della caccia agli untori, non c'è una razionalità condivisa, ma impazza un'alienazione diffusa o scientificamente costruita. Le critiche al mito ingenuo dell'esportazione della democrazia nascevano in fondo da qui, dalla consapevolezza che la politica democratica è il prodotto di una cultura (quella della razionalità, innanzitutto, del rapporto necessario tra sapere e potere), non un insieme meccanico di istituzioni, non una medicina miracolosa capace di guarire qualunque malattia politica. Ora il problema ci riguarda direttamente.

L'Italia, dopo essere stata l'incubatore originario del fascismo è oggi diventato in Europa il laboratorio privilegiato di un fascismo nuovo, ma neppure del tutto, estremistico e trasformistico, moralistico e amorale. Il 5 marzo scopriremo se le dimensioni di questo fenomeno oltre a essere strutturali e maggioritarie - già sappiamo che lo sono - sono anche tali da consentire la coincidenza del potere con l'antipotere, del governo della realtà con l'alienazione dalla realtà. Una sorta di Roma Capitale globale, in cui il Sindaco intronato su cumuli di monnezza non ha nessun problema a dichiarare che i rifiuti di oggi sono colpa dei politici di ieri e una buona parte degli elettori, in fondo, non ha nessun problema a crederle.

@carmelopalma