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I 'popoli' non esistono, esistono solo gli individui e le giurisdizioni territoriali, con i loro ordinamenti e istituzioni. Per mettere nella giusta prospettiva la questione della cosiddetta 'indipendenza catalana', che imperversa in questi giorni su media e social (con interventi spesso infondati, o fondati su informazioni errate: qui un fact checking) bisognerebbe partire da un ripassino generale dei 'fondamenti della civiltà giuridica' su cui si basa il funzionamento del mondo libero in cui - per nostra fortuna - viviamo.

Certo, le comunità hanno sempre una storia, di interessi, tradizioni, consuetudini, affetti e 'patrimoni culturali' condivisi e 'collettivi', ma solo nel senso appunto di 'condivisi' tra individui, ognuno dei quali le vive e interpreta un po' diversamente: dal gradire o non apprezzare la pastasciutta, al leggere o disinteressarsi a Dante.

Ma credere che le giurisdizioni territoriali coincidano con i popoli è una delle grandi bufale intellettual-filosofiche del mondo contemporaneo - peraltro si tratta di un genere letterario di successo divenuto popolare un paio di secoli fa o tre, grazie a scrittori dalla prosa pomposa come Rousseau, Hegel e i loro vari epigoni - per il semplice fatto che i popoli non esistono, se non come insiemi di persone diverse tra loro, i cui rapporti sono regolati da un sistema giuridico e istituzionale.

Perché nascono le giurisdizioni territoriali, gli Stati? Un po' per guerre, un po' per varie peripezie politiche (un tempo nascevano grazie ai matrimoni tra dignitari), un po' per spinte economiche e migratorie, un po' per caso. Non nascono mai, ma proprio mai, perché un 'popolo' ha 'deciso di farsi Nazione'. Trattasi - queste idee sul 'popolo' - di mitologie idealistiche, prive di fondamento oggettivo, avrebbe detto un critico di un secolo fa. Oggi, nell'era delle chat, potremmo (e dovremmo) osare serenamente definirle "fuffa", e relegarle in una qualche pagina di ridicolaggini post-moderne, alla Diego Fuffaro.

Queste considerazioni aiutano a far comprendere come i referendum per le "autonomie identitarie" siano essi stessi, puntualmente, truffe ideologiche, travestite da rispettabili iniziative democratiche. Le 'autonomie identitarie' sono sempre basate su criteri arbitrari e discrezionali: per ogni 'autonomia' se ne potrebbero inventare a piacere n elevato ad x altre, da quella del Veneto, a quella degli autonomisti per la repubblica marinara di Pisa, o perché no, per le città-stato etrusche, a quella dei vegani-fruttariani e anti-vax, a quella del gender, a quella dei cittadini proprietari di un barboncino o di un chihuahua.

Se le 'autonomie' sono invenzioni narrative arbitrarie, è certo però cheuna buona campagna di marketing messa in campo da qualche ben strutturata organizzazione politica - come la macchina di propaganda dell'indipendetismo catalano - magari anche ricorrendo a strategie che sconfinano nell'intimidazione e la minaccia, può indurre fenomeni impressionanti di suggestione cognitiva nei cervelli-bersaglio, e suscitare la convinzione che le idee in questione siano oggettive e ben fondate, roba seria in cui vale la pena credere e magari per cui lottare.

Se nozioni come 'popolo' e 'autonomia' sono arbitrarie e buone per tutte le stagioni (o magari per i fini personali di chi in un dato momento le utilizza e le diffonde), certamente non lo è la distinzione tra giurisdizioni territoriali in cui vigono ordinamenti liberali e democratici, e ordinamenti liberticidi e totalitari. Questa dovrebbe anzi essere la bussola, oggettiva e imparziale, per la corretta interpretazione dei fenomeni politici e sociali. A questa distinzione non si possono certo sottrarre i 'referendum': all'interno di ordinamenti liberali e democratici essi sono utili strumenti di consultazione popolare, ma lo sono proprio perché lo stato di diritto garantisce la libera espressione di tutte le minoranze e la pluralità di posizioni all'interno della giurisdizione. Appartengono a questa categoria i referendum britannici sull'indipendenza scozzese e sulla Brexit, che siano piaciuti o meno.

Referendum 'autonomisti' che si vogliono mettere al di fuori e al di sopra dello stato di diritto - come quello catalano, che disconosce apertamente l'ordinamento di un Paese democratico e liberale appartenente all'Unione europea - più che essere iniziative di autodeterminazione democratica, degenerano invece in strategie subdole - tecniche del 'colpo di stato', per dirla con Malaparte - con cui forze politiche ben organizzate tentano di appropriarsi della gestione del potere.

@leopoldopapi