Debito oggi, tasse domani: l’ipoteca sui nostri figli che dovremmo rifiutare
Istituzioni ed economia

Renzi sfida l’UE: vuole un deficit al 2,9% per cinque anni. Delrio, su LaStampa, afferma: “È venuto il momento di dirlo: firmare il Fiscal compact e il pareggio di bilancio in Costituzione è stato un grave errore. Probabilmente in quel momento non si poteva fare altrimenti, ma ciò non toglie che le cose vanno cambiate”.
Probabilmente sono fesso io, che mi sarei aspettato barricate di protesta dopo queste esternazioni. Se qualcuno vi dicesse che comprerà una casa diroccata e pericolante col denaro di un mutuo che dovrete restituire voi, che non potreste permettervi un monolocale, accettereste? Io no, ma ripeto: probabilmente sono fesso io.
Perché affermare che è necessario nuovo debito è essenzialmente questo. Come mai siamo in così pochi ad allarmarci? - ed anzi, come mai molti vedono con favore misure simili? Non tutti possiedono conoscenze elementari di economia e per molti rimane un mistero persino come funzioni una banconota (chi la crea? Come si decide quanto vale?). Forse val la pena ribadire, in parole semplici, un’ovvietà che decenni di statalismo e assistenzialismo hanno nascosto sotto al tappeto.
Lo Stato non è uno strano essere dotato di coscienza ed un patrimonio propri. Le scelte politiche dei nostri rappresentanti sono la sua coscienza, e il suo patrimonio corrisponde al denaro che versiamo in tasse, in ultima analisi. Lo Stato siamo noi, si potrebbe dire, parafrasando un noto motto di Luigi XIV.
Quando dicono che occorre fare più debito oggi, significa che dovremo pagare più tasse domani. Questo perché, come qualunque prestito, anche sul debito pubblico si pagano gli interessi a chi lo sovvenziona. Più debito significa più interessi, e più interessi significa più tasse: il debito lo paghiamo tutti noi.
E vogliamo per un attimo fare mente locale sui servizi di cui godiamo - parolone -, finanziati dal debito? Quand’è stata l’ultima volta che, usciti da un ufficio o da un mezzo pubblico, vi siete detti “Però, che efficienza!”? Quando è stata l’ultima volta che per una visita medica non avete dovuto aspettare mesi per presentarvi dallo specialista, ed una mezza giornata in sala d’attesa? Finanzierete questo, quando verserete tasse sempre maggiori per coprire il debito che contraiamo oggi.
Direte "Eh ma la BCE, la sovranità monetaria, stampare moneta!". Signori, smettiamola di farci prendere in giro. Chi ci rappresenta trova molto comodo inculcarvi in testa che vi siano soluzioni semplici ad un problema così mostruoso, quale è quello del debito nel nostro Paese. Non è stampando "moneta italiana" al posto della "moneta europea" che avremo più denaro per pagare il nostro debito. Il valore della moneta lo fa il mercato, e come per tutti i beni, più moneta c'è, meno vale. Vi ricordate le foto dei tedeschi che negli anni '30 bruciavano le banconote per riscaldarsi, sui libri di storia? È esattamente a quello che porta una offerta indiscriminata di moneta.
La verità è che siamo stati abituati a decenni di assistenzialismo, abbiamo sentito quotidianamente per anni frasi come "Lo Stato ci ha abbandonato!", “Lo Stato che fà?” sui TG nazionali. A scuola ci hanno insegnato che lo Stato vede e provvede per tutti, non solo per chi non ce la fa. Ci hanno sempre detto che la concorrenza fa male, che ciò che è statale è buono e ciò che è privato è male di per sé. Ci hanno propinato per anni le stesse ricette e tutte condividevano lo stesso denominatore: spendere, spendere soldi che non abbiamo per far contenti gli elettori di oggi, perché qualcuno in futuro pagherà, e sono quelli che oggi non votano. È arrivato il momento di invertire la narrativa, di pretendere soluzioni complesse a problemi complesse, dai nostri rappresentanti.
Il debito non è una cifra rossa che lo Stato di oggi lascia in bilancio allo Stato di domani. Il debito è il macigno che le vecchie generazioni lasciano alle nuove.

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