È praticabile una leadership liberale per un centrodestra illiberale come quello italiano? Oppure c’è un problema più vasto e profondo, che non riguarda solo l’Italia? Sono i partiti che si stanno rivolgendo ad altri elettori, o sono gli elettori stessi che stanno trasformando in senso neoreazionario i partiti liberali e conservatori? A partire da un articolo di Giordano Masini, Strade propone un dibattito sulla mutazione genetica dei centrodestra e delle loro constituency.

cherrypicking

Abbiamo presente tutti quei test online che geolocalizzano sull’asse politico destra-sinistra. Si scopre sempre di essere un po’ anche di sinistra pur avendo passato la vita su un motoscafo in Sardegna, o di destra nonostante le Y e V di Yanis Varoufakis tatuate sul lato sinistro del collo.

Il partito comunista italiano, che un tempo era sinistra sinistra, suonerebbe oggi molto destra alla sinistra attuale che si riconosce in quelle che ai tempi dei comunisti erano invece le credenziali dei socialisti - Europa, libertà individuali, diritti civili. I socialisti, per i comunisti che oggi sono socialdemocratici, all’epoca però erano destra. Per inciso, avevano ragione i socialisti. Ma la mappa politologica del nostro test il destrissimo Pci lo collocherebbe a sinistra, Craxi alla sua destra. Berlusconi ha fatto la riforma Biagi, precursore normativo del Jobs Act di Renzi. Il Jobs Act è sinistra per la sinistra di ora. La Biagi per la sinistra di allora no. Ma la Biagi di allora, cioè Berlusconi, nel test sarebbe destra.

Ma insomma a che serve il centrodestra? Qualcuno doveva pur chiederlo. Giordano Masini si immola alla causa e ragiona in senso extraterritoriale, dà un occhio a come vanno le cose nelle democrazie occidentali e ne legge la crisi. La sua tesi è suggestiva, la riassumo così: 

- il problema non è del centrodestra padronale di Berlusconi né è un problema solo italiano;

- il tratto comune ai diversi centrodestra euro-atlantici non è (sempre) l’involuzione protezionista-populista dei partiti ma l’involuzione protezionista-populista delle constituency di quei partiti.

Cioè se i tuoi elettori cercano protezione e tu gli dai libertà, quelli è probabile votino altro, a meno che non cambi pure tu e invece di libertà offri incoraggiamento alla rabbia, nemici immaginari da portare al rogo e, se è così, eccoci Donald Trump. Il quale tuttavia almeno nel suo campo vince, in mare aperto non si sa.

Di conferme a questa tesi se ne trova una marea, ma il dubbio rimane: se non è il reddito che angustia la base elettorale dei trumpisti, cos’è che trasforma una constituency che un tempo voleva che i centri commerciali restassero aperti anche la notte ad applaudire ora uno che vuole invece recintare tutto e incentivare il baratto? Avanzo alcune considerazioni che in parte confermano in parte smentiscono il "lodo Masini".

1 - Berlusconi venne alla luce mentre i quattro quinti del paese andavano in estasi per Mani Pulite. Gli eroi erano i cacciatori del cianghialone ma le elezioni le vinse l’amico della preda. Berlusconi rivolse l’incubo forcaiolo nel sogno del miracolo italiano, e gli elettori furono lieti di potersi finalmente appisolare sereni. Insomma qui la domanda condiziona l’offerta, a meno che quella domanda non venga aggirata.

2 - Prendiamo Sarkozy, Cameron, ci metterei pure Merkel e Berlusconi. I rispettivi centrodestra sono arrivati al potere dopo essersi venduti anche un po’ centrosinistra. Sarkozy fece la rupture e il mitterandismo ancora vivente passava con lui; Cameron ri-fece la Terza Via di Blair re-brandizzandola Big Society. In Germania, più che di asse destra-sinistra, era questione di est-ovest - di cui Merkel incarnava entrambi i poli, evidentemente. Berlusconi, il primissimo Berlusconi, era infarcito di liberali e socialisti e le sue prime elezioni le vinse così. Poi no, Sarkozy molla l’apertura a sinistra e al secondo giro perde contro Hollande. Berlusconi si arrocca sulla difesa della propria libertà radicalizzando le posizioni sulle libertà altrui, e mai una volta che sia riuscito a vincere due elezioni consecutive. Cameron e Merkel invece vincono entrambi un secondo mandato. Dunque, se vinci grazie a trasversalità e apertura ma una volta al governo non corrispondi alle attese, poi perdi.

3 - La regione Lombardia centrodestra-leghista ha deciso di finanziare un call center anti-gender. Obiettivo: moralizzazione dei costumi, roba da far impazzire i policymaker in Arabia Saudita. È la constituency che lo chiede? L’episodio verrà ricordato insieme al Pirellone illuminato dalla scritta Family Day come il colpo di coda di quel paleo-proibizionismo portato in gloria col caso Eluana Englaro dal centrodestra del tardo-libertinismo berlusconiano.

L’alternativa al primo Berlusconi era il soft-comunismo. Quell’epoca è passata, adesso il pericolo è il soft-fascismo. Il centrodestra non può confondersi. Se ce l’hai con i musulmani perché limitano la libertà delle donne non puoi stare dalla parte di chi fa la guerra ai gay. E se sei per l’impresa, la libera iniziativa, il genio creatore non puoi dire a un creatore vero no, tu no perché non sei abbastanza italiano. Alla constituency di centrodestra è probabile manchino le ragioni per - e non trovi abbastanza motivanti le ragioni contro. Rottamare il fanatismo per il centrodestra è una necessità diciamo ontologica.

A che serve il centrodestra, allora? Serve - credo - a fare cose di sinistra (qualunque cosa si intenda per sinistra) che la sinistra considera cose di destra (qualunque cosa si intenda per destra). Il cherry-picking delle idee intelligenti nel giardino degli avversari è la migliore strategia di rinvigorimento del proprio terreno. La differenza può farla la capacità di selezionare le idee da rubare. Quelle che lo sembrano non sempre sono le ciliegie migliori.

Se constati quanto successo riscuota dire No - e non solo in Italia - la tentazione di farne un mantra anche tu è forte. Ma allargare lo scenario non guasta se l’obiettivo è più ambizioso di costruire l’album di figurine degli interessi costituiti - le feder-cose, le asso-tutto, le conf-qualunque che stanno dalla tua.

Se l’obiettivo non è quello ma è proporre una linea di governo che abbia anche un orizzonte ideale, non serve al centrodestra volgarizzare questioni epocali come l’immigrazione; non serve il forcaiolismo sui diritti civili; non serve fare quelli che delle piste ciclabili farebbero parcheggi per Suv. Il centrodestra deve uscire dal tunnel del centrodestrismo che fu, perché quel centrodestra - rancoroso, settario, lobbisticamente condizionato - non serve (nemmeno elettoralmente) più.

In Italia siamo negli anni '90 da oltre vent’anni. Difficile immaginare che possa servire a qualcosa qualunque cosa voglia invece tenerci ancora lì.